Gli acidi mi hanno fatto male. Narrazioni operaie dalla Viscosa di Roma di Niso Tommolillo è un libro che si presta a una lettura scorrevole e avvincente, favorita dagli espedienti narrativi adottati dall’Autore, i quali conferiscono all’opera il taglio di un romanzo storico-antropologico. A partire dall’analisi di documenti d’archivio, in particolare registri medici e cartelle del personale di una fabbrica romana dismessa negli anni Cinquanta, Tommolillo, riflettendo in termini antropologici sulla dimensione sociale della malattia e sulle dinamiche di violenza, controllo e potere attive dentro e fuori la fabbrica, costruisce la propria narrazione, mettendone al centro i personaggi principali, le operaie e gli operai. Di essi, l’Autore ricostruisce un profilo socio-culturale e, sulla base di questo, ne immagina le emozioni e gli stati d’animo. Interrogandosi su quali potessero essere le aspirazioni, le fatiche e le angosce di uomini e donne in carne ed ossa, alle prese con la necessità di provvedere al sostentamento proprio e dei propri cari, Tommolillo accompagna il lettore nei mondi della fabbrica e della città entro i quali i personaggi conducono una vita minacciata dalla miseria e dal lavoro, proprio quel lavoro che avrebbe dovuto garantire loro una stabilità economica e un riconoscimento sociale.
Mazzeo, A. (2021). Niso Tommolillo, Gli acidi mi hanno fatto male. Narrazioni operaie dalla Viscosa di Roma, Il Galeone, Roma 2020. AM, 51, 444-450.
Niso Tommolillo, Gli acidi mi hanno fatto male. Narrazioni operaie dalla Viscosa di Roma, Il Galeone, Roma 2020.
Agata Mazzeo
2021
Abstract
Gli acidi mi hanno fatto male. Narrazioni operaie dalla Viscosa di Roma di Niso Tommolillo è un libro che si presta a una lettura scorrevole e avvincente, favorita dagli espedienti narrativi adottati dall’Autore, i quali conferiscono all’opera il taglio di un romanzo storico-antropologico. A partire dall’analisi di documenti d’archivio, in particolare registri medici e cartelle del personale di una fabbrica romana dismessa negli anni Cinquanta, Tommolillo, riflettendo in termini antropologici sulla dimensione sociale della malattia e sulle dinamiche di violenza, controllo e potere attive dentro e fuori la fabbrica, costruisce la propria narrazione, mettendone al centro i personaggi principali, le operaie e gli operai. Di essi, l’Autore ricostruisce un profilo socio-culturale e, sulla base di questo, ne immagina le emozioni e gli stati d’animo. Interrogandosi su quali potessero essere le aspirazioni, le fatiche e le angosce di uomini e donne in carne ed ossa, alle prese con la necessità di provvedere al sostentamento proprio e dei propri cari, Tommolillo accompagna il lettore nei mondi della fabbrica e della città entro i quali i personaggi conducono una vita minacciata dalla miseria e dal lavoro, proprio quel lavoro che avrebbe dovuto garantire loro una stabilità economica e un riconoscimento sociale.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.


