Il male non è mai isolato, giunge a ipotizzare Hannah Arendt nel 1958, ma progredisce e trova sostegno nella vulnerabilità degli ambienti dell’esperienza umana. Ecco dove collochiamo la riflessione che interroga l’educazione e, in questo caso specifico, gli ambienti e i contesti educativi coinvolti nella definizione di percorsi esistenziali emancipativi. L’“eredità pedagogica” arendtiana è ciò che consente il rinnovo di una sfida educativa tanto attuale quanto fragile: l’azione orientata alla tutela degli ambienti dove abbiamo – dovremmo avere – occasione di rinvigorire quel pensiero che smaschera e, se può, “resiste” alla banalità del male.
Dove costruiamo pensiero? Hannah Arendt e la cura degli ambienti educativi
Ilardo, M.
2021
Abstract
Il male non è mai isolato, giunge a ipotizzare Hannah Arendt nel 1958, ma progredisce e trova sostegno nella vulnerabilità degli ambienti dell’esperienza umana. Ecco dove collochiamo la riflessione che interroga l’educazione e, in questo caso specifico, gli ambienti e i contesti educativi coinvolti nella definizione di percorsi esistenziali emancipativi. L’“eredità pedagogica” arendtiana è ciò che consente il rinnovo di una sfida educativa tanto attuale quanto fragile: l’azione orientata alla tutela degli ambienti dove abbiamo – dovremmo avere – occasione di rinvigorire quel pensiero che smaschera e, se può, “resiste” alla banalità del male.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.