Da tempo la critica ha riconosciuto come il rapporto con Ario, Sabellio – e con l’insieme di dottrine antitrinitarie evocate ed implicate da questi nomi – sia fondamentale per Giordano Bruno, sia sul piano religioso che su quello filosofico, soprattutto per la messa a fuoco del nodo teoricamente decisivo della ‘sproporzione’ tra finito e infinito. A partire da queste considerazioni, il saggio prende in esame l’interpretazione bruniana della Trinità, pensata dal filosofo non come articolazione e distinzione ‘personale’ della sostanza divina, ma come modalità della sua manifestazione. Unità non toccata da alcuna forma di composizione o differenza, monade «unissima», densa di proprietà infinite, il principio divino è tuttavia unità dinamica, e in quanto potenza esplicante entra nel mondo e nella natura, manifestando la sua pienezza e ricchezza inesauribile proprio nella dimensione altra del molteplice e del differente. Così, per Bruno, mentre l’essenza della divinità rimane impenetrabile, il ritmo triadico del principio divino si manifesta in ogni cosa come mente, intelletto e amore, ponendosi a fondamento dell’essere di tutti gli enti e a garanzia sia della loro persistenza nell’essere che del loro nesso reciproco.

E. Scapparone (2008). «Nella simplicità della divina essenza». Giordano Bruno sugli attributi di Dio. RINASCIMENTO, XLVIII, 351-373.

«Nella simplicità della divina essenza». Giordano Bruno sugli attributi di Dio

SCAPPARONE, ELISABETTA
2008

Abstract

Da tempo la critica ha riconosciuto come il rapporto con Ario, Sabellio – e con l’insieme di dottrine antitrinitarie evocate ed implicate da questi nomi – sia fondamentale per Giordano Bruno, sia sul piano religioso che su quello filosofico, soprattutto per la messa a fuoco del nodo teoricamente decisivo della ‘sproporzione’ tra finito e infinito. A partire da queste considerazioni, il saggio prende in esame l’interpretazione bruniana della Trinità, pensata dal filosofo non come articolazione e distinzione ‘personale’ della sostanza divina, ma come modalità della sua manifestazione. Unità non toccata da alcuna forma di composizione o differenza, monade «unissima», densa di proprietà infinite, il principio divino è tuttavia unità dinamica, e in quanto potenza esplicante entra nel mondo e nella natura, manifestando la sua pienezza e ricchezza inesauribile proprio nella dimensione altra del molteplice e del differente. Così, per Bruno, mentre l’essenza della divinità rimane impenetrabile, il ritmo triadico del principio divino si manifesta in ogni cosa come mente, intelletto e amore, ponendosi a fondamento dell’essere di tutti gli enti e a garanzia sia della loro persistenza nell’essere che del loro nesso reciproco.
2008
E. Scapparone (2008). «Nella simplicità della divina essenza». Giordano Bruno sugli attributi di Dio. RINASCIMENTO, XLVIII, 351-373.
E. Scapparone
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