Muovendo dal rinnovato interesse editoriale che di recente si sta appuntando sulla figura di Francesco Arcangeli – unanimemente considerato da tempo una tra le figure di maggiore spicco nel campo della storia dell’arte del secondo Novecento –, il mio saggio si propone di mettere in luce la molteplicità di diramazioni che la sua riflessione storico-artistica intrattiene con altri campi del sapere umanistico, tra cui, soprattutto, la storiografia e la teoria letteraria. Come dimostrano le ultime edizioni di alcuni suoi cicli di lezioni per molti versi cruciali, quali le inedite (Lezioni 1967-1970. Corpo, azione, sentimento, fantasia: naturalismo ed espressionismo nella tradizione artistica emiliano-bolognese, a cura di Vanessa Pietrantonio, il Mulino 2015) o le già edite, in versioni più approssimative, (Dal Romanticismo all’Informale. Lezioni 1970-1973, a cura di Filippo Milani, il Mulino 2020), inoltrandosi nel laboratorio della riflessione di Arcangeli alcuni concetti-chiave del suo lessico critico, tra cui, essenzialmente, la categoria di “informale”, non possono essere circoscritti, per la loro stessa genesi, all’interno di un perimetro delimitato esclusivamente dai rigidi confini disciplinari della storia dell’arte. A rendersene conto per primo è stato Ezio Raimondi, che, in un libro del 2010 dal titolo Ombre e figure, ha dedicato ampio spazio alla figura di Arcangeli, intuendo il potenziale innovativo del suo percorso concettuale e storiografico ai fini dell’intero ambito del sapere umanistico. Proseguendo lungo questo solco, il mio contributo è rivolto principalmente a sottolineare proprio la particolarità della categoria di “informale”, innestata da Arcangeli all’interno di uno spaccato diacronico che, attraverso una molteplicità di indispensabili ridefinizioni semantiche, parte dall’alto Medioevo per arrivare, come è noto, nel cuore del Novecento. Riconsiderata alla luce delle preziose indicazioni offerte da Hans Blumenberg intorno al concetto di “metafora assoluta”, la categoria di “informale” proposta da Arcangeli apre immediatamente uno scenario al cui interno è possibile intravedere anche una nitida filigrana di nuovi criteri per la periodizzazione letteraria, in grado di proseguire nella ricognizione di ulteriori modalità di intreccio tra la genealogia dei concetti di long durée e l’analisi più circoscritta di precise espressioni storico-stilistiche.

La linea d’ombra dell’Informale. Per una metaforologia di Francesco Arcangeli

Pietrantonio, Vanessa
2021

Abstract

Muovendo dal rinnovato interesse editoriale che di recente si sta appuntando sulla figura di Francesco Arcangeli – unanimemente considerato da tempo una tra le figure di maggiore spicco nel campo della storia dell’arte del secondo Novecento –, il mio saggio si propone di mettere in luce la molteplicità di diramazioni che la sua riflessione storico-artistica intrattiene con altri campi del sapere umanistico, tra cui, soprattutto, la storiografia e la teoria letteraria. Come dimostrano le ultime edizioni di alcuni suoi cicli di lezioni per molti versi cruciali, quali le inedite (Lezioni 1967-1970. Corpo, azione, sentimento, fantasia: naturalismo ed espressionismo nella tradizione artistica emiliano-bolognese, a cura di Vanessa Pietrantonio, il Mulino 2015) o le già edite, in versioni più approssimative, (Dal Romanticismo all’Informale. Lezioni 1970-1973, a cura di Filippo Milani, il Mulino 2020), inoltrandosi nel laboratorio della riflessione di Arcangeli alcuni concetti-chiave del suo lessico critico, tra cui, essenzialmente, la categoria di “informale”, non possono essere circoscritti, per la loro stessa genesi, all’interno di un perimetro delimitato esclusivamente dai rigidi confini disciplinari della storia dell’arte. A rendersene conto per primo è stato Ezio Raimondi, che, in un libro del 2010 dal titolo Ombre e figure, ha dedicato ampio spazio alla figura di Arcangeli, intuendo il potenziale innovativo del suo percorso concettuale e storiografico ai fini dell’intero ambito del sapere umanistico. Proseguendo lungo questo solco, il mio contributo è rivolto principalmente a sottolineare proprio la particolarità della categoria di “informale”, innestata da Arcangeli all’interno di uno spaccato diacronico che, attraverso una molteplicità di indispensabili ridefinizioni semantiche, parte dall’alto Medioevo per arrivare, come è noto, nel cuore del Novecento. Riconsiderata alla luce delle preziose indicazioni offerte da Hans Blumenberg intorno al concetto di “metafora assoluta”, la categoria di “informale” proposta da Arcangeli apre immediatamente uno scenario al cui interno è possibile intravedere anche una nitida filigrana di nuovi criteri per la periodizzazione letteraria, in grado di proseguire nella ricognizione di ulteriori modalità di intreccio tra la genealogia dei concetti di long durée e l’analisi più circoscritta di precise espressioni storico-stilistiche.
2021
Pietrantonio, Vanessa
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