Scopo del presente studio è un’analisi comparata di due racconti che hanno eletto il concetto di ‘quotidiano’ a soggetto della propria narrazione: Lessico Famigliare di Natalia Ginzburg (1963) e La lingua salvata. Storia di una giovinezza di Elias Canetti (1977). La quotidianità familiare descritta da Canetti e Ginzburg è una quotidianità vissuta due volte: la prima da spettatori inconsapevoli, bambini animati dal desiderio di comprendere e entrare in quel mondo dei grandi dal quale sono circondati imitandone i suoni e le parole pur non capendole; la seconda da registi assoluti, ripetendo il gioco mnemonico di chi ha osservato e udito, ma possedendo l’onnipotenza di attuare una scelta su cosa narrare, diventando protagonisti e narratori della propria storia. Lo studio si propone di analizzare molteplici elementi: partendo dalla funzione della parola come marcatore della quotidianità e del ricordo ‘operatore mnestico’, volendo utilizzare una felice definizione di Cesare Segre, il linguaggio segreto e incantato delle due comunità familiari sarà analizzato affiancato a riflessioni sulla filosofia del linguaggio e in particolare alla funzione del linguaggio quotidiano nel romanzo, focalizzandosi in particolar modo sulle figure genitoriali descritte nei due testi. Successivamente si prenderà in analisi la struttura delle due narrazioni e in particolare la dicotomia tra parola e silenzio, paragonando l’epicizzazione del quotidiano e l’esplicita intenzione di far passare sotto silenzio eventi personali o storici traumatici o di ridurli, appunto, al ricordo di singole parole che risuonano e che ricordano l’evento.
Claudia Cerulo (2019). La lingua che salva: memorie del quotidiano in Elias Canetti e Natalia Ginzburg. SIGMA, 3, 147-172 [10.6093/sigma.v0i3.6547].
La lingua che salva: memorie del quotidiano in Elias Canetti e Natalia Ginzburg
Claudia Cerulo
2019
Abstract
Scopo del presente studio è un’analisi comparata di due racconti che hanno eletto il concetto di ‘quotidiano’ a soggetto della propria narrazione: Lessico Famigliare di Natalia Ginzburg (1963) e La lingua salvata. Storia di una giovinezza di Elias Canetti (1977). La quotidianità familiare descritta da Canetti e Ginzburg è una quotidianità vissuta due volte: la prima da spettatori inconsapevoli, bambini animati dal desiderio di comprendere e entrare in quel mondo dei grandi dal quale sono circondati imitandone i suoni e le parole pur non capendole; la seconda da registi assoluti, ripetendo il gioco mnemonico di chi ha osservato e udito, ma possedendo l’onnipotenza di attuare una scelta su cosa narrare, diventando protagonisti e narratori della propria storia. Lo studio si propone di analizzare molteplici elementi: partendo dalla funzione della parola come marcatore della quotidianità e del ricordo ‘operatore mnestico’, volendo utilizzare una felice definizione di Cesare Segre, il linguaggio segreto e incantato delle due comunità familiari sarà analizzato affiancato a riflessioni sulla filosofia del linguaggio e in particolare alla funzione del linguaggio quotidiano nel romanzo, focalizzandosi in particolar modo sulle figure genitoriali descritte nei due testi. Successivamente si prenderà in analisi la struttura delle due narrazioni e in particolare la dicotomia tra parola e silenzio, paragonando l’epicizzazione del quotidiano e l’esplicita intenzione di far passare sotto silenzio eventi personali o storici traumatici o di ridurli, appunto, al ricordo di singole parole che risuonano e che ricordano l’evento.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.