L’automobilismo sportivo italiano rappresenta una delle realtà agonistiche più vincenti e celebrate a livello mondiale, ma tanto significativa è la storia di questa disciplina sportiva quanto evidente è la quasi totale assenza di figure femminili al suo interno. Le donne che hanno preso parte alle competizioni automobilistiche sono pochissime, e ancor meno sono quelle che hanno potuto costruire una carriera lunga e solida in questo ambiente. Si tratta di una condizione che persiste quasi inalterata fin dagli albori dell’automobilismo e che non accenna a dare segni di cambiamento, sia nella realtà italiana sia in quella internazionale.Nel corso degli anni la figura del pilota di auto da corsa è stata esaltata dalle cronache e dai giornali, tanto da diventare un’icona che ancora oggi è possibile trovare ben oltre le riviste sportive. Al contrario le donne occupano un ruolo marginale, guardate con sospetto quando non con sufficienza, secondo la credenza che siano incapaci di guidare e inadeguate per le competizioni di questo genere. Così facendo si è perpetrato nel tempo il pregiudizio che vede il mondo dei motori come un settore prettamente maschile, poiché le gare sono sinonimo di aggressività, competizione e coraggio, tutte abilità considerate prettamente virili e che non sarebbero riscontrabili in una donna.
Giulia Dodi (2017). Donne e motori, pregiudizi a priori. Il difficile rapporto tra donne e automobilismo. LA CAMERA BLU, 17, 230-253 [10.6092/1827-9198/5388].
Donne e motori, pregiudizi a priori. Il difficile rapporto tra donne e automobilismo.
Giulia Dodi
2017
Abstract
L’automobilismo sportivo italiano rappresenta una delle realtà agonistiche più vincenti e celebrate a livello mondiale, ma tanto significativa è la storia di questa disciplina sportiva quanto evidente è la quasi totale assenza di figure femminili al suo interno. Le donne che hanno preso parte alle competizioni automobilistiche sono pochissime, e ancor meno sono quelle che hanno potuto costruire una carriera lunga e solida in questo ambiente. Si tratta di una condizione che persiste quasi inalterata fin dagli albori dell’automobilismo e che non accenna a dare segni di cambiamento, sia nella realtà italiana sia in quella internazionale.Nel corso degli anni la figura del pilota di auto da corsa è stata esaltata dalle cronache e dai giornali, tanto da diventare un’icona che ancora oggi è possibile trovare ben oltre le riviste sportive. Al contrario le donne occupano un ruolo marginale, guardate con sospetto quando non con sufficienza, secondo la credenza che siano incapaci di guidare e inadeguate per le competizioni di questo genere. Così facendo si è perpetrato nel tempo il pregiudizio che vede il mondo dei motori come un settore prettamente maschile, poiché le gare sono sinonimo di aggressività, competizione e coraggio, tutte abilità considerate prettamente virili e che non sarebbero riscontrabili in una donna.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.