. Lo scopo dell’articolo era analizzare il processo standardizzato di city branding che dal 2014 ha ristrutturato lo spazio pubblico di Bologna e ride, nito il territorio emotivo dei suoi cittadini mediante l’attiva rimodulazione o brandizzazione delle politiche urbane. Com’è noto il marchio globale di Bologna dipende dal logo generativo City of Food is Bologna (Bonazzi, Frixa 2019) che ha ri-generato gli spazi del consumo traducendoli secondo i termini del contemporaneo capitale documediale (Ferraris 2020; Semi 2015). Tuttavia, la stesura del presente articolo ha coinciso con le ultime fasi della Quarantena imposta dal Covid-19 e l’imminente avvio della cosiddetta Fase 2. L’inedito evento della pandemia ha temporaneamente sospeso il funzionamento dell’attuale City of Food mettendone in quarantena l’atmosfera di consumo euforico. In altre parole, un Landscape of Quarantine si è criticamente sovrapposto a quello della City of Food e ne ha rilevato la fragilità e la crisi – già comunque evidenziata dalla voracità con la quale il branding aveva consumato il suo potenziale etico (Arvidsson 2007). Sulla soglia della quarantena, e in attesa di capire il destino del branding bolognese, l’intero processo è stato perciò analizzato alla luce delle categorie analitiche di Jean Baudrillard relative al “fourth, the fractal (or viral, or radiant) stage of value” (Baudrillard 2001a) e dentro la torsione temporale che è propria dell’imprevista interferenza di ogni crisi
Alessandra Bonazzi (2020). Bologna City Branding. BOLLETTINO DELLA SOCIETÀ GEOGRAFICA ITALIANA, 14(3), 63-71 [10.36253/bsgi-992].
Bologna City Branding
Alessandra Bonazzi
2020
Abstract
. Lo scopo dell’articolo era analizzare il processo standardizzato di city branding che dal 2014 ha ristrutturato lo spazio pubblico di Bologna e ride, nito il territorio emotivo dei suoi cittadini mediante l’attiva rimodulazione o brandizzazione delle politiche urbane. Com’è noto il marchio globale di Bologna dipende dal logo generativo City of Food is Bologna (Bonazzi, Frixa 2019) che ha ri-generato gli spazi del consumo traducendoli secondo i termini del contemporaneo capitale documediale (Ferraris 2020; Semi 2015). Tuttavia, la stesura del presente articolo ha coinciso con le ultime fasi della Quarantena imposta dal Covid-19 e l’imminente avvio della cosiddetta Fase 2. L’inedito evento della pandemia ha temporaneamente sospeso il funzionamento dell’attuale City of Food mettendone in quarantena l’atmosfera di consumo euforico. In altre parole, un Landscape of Quarantine si è criticamente sovrapposto a quello della City of Food e ne ha rilevato la fragilità e la crisi – già comunque evidenziata dalla voracità con la quale il branding aveva consumato il suo potenziale etico (Arvidsson 2007). Sulla soglia della quarantena, e in attesa di capire il destino del branding bolognese, l’intero processo è stato perciò analizzato alla luce delle categorie analitiche di Jean Baudrillard relative al “fourth, the fractal (or viral, or radiant) stage of value” (Baudrillard 2001a) e dentro la torsione temporale che è propria dell’imprevista interferenza di ogni crisiFile | Dimensione | Formato | |
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