In un territorio fertile e paesaggisticamente incantevole come quello dell’Ager Romanus, la Pontificia Commissione di Archeologia Sacra ha realizzato importanti campagne di scavo, risultato di programmi di lavoro finalizzati e di numerosi e impegnativi interventi di conservazione. Il presente caso studio vuole infatti porre in evidenza il culto della morte nella Roma del II-IV secolo, indagando non solo sulla storia e sull’architettura delle tombe delle Vie Latina e Appia Antica, ma anche sulle epigrafi venute alla luce nel corso dei secoli grazie ai numerosi interventi effettuati proprio dalla Pontificia Commissione. Nell’antica Roma era consuetudine che il pater familias, custode delle memorie degli antenati, venisse chiamato al capezzale del moribondo, con il compito di catturarne l’ultimo alito di vita. Dopo la morte iniziava la conclamatio, il funereo lamento eseguito dai parenti, che preannunciava la sepoltura. Dato che il mondo dei vivi doveva essere separato da quello dei morti la legge proibiva di sotterrare i defunti all’interno dell’Urbe. Nacquero così le necropoli, situate lungo le vie consolari, che presentano tutt’oggi un’ampia varietà di modelli architettonici: dalle tombe più modeste ai grandiosi monumenti sepolcrali patrizi. In questo lavoro vogliamo dunque concentrare l’attenzione sull’analisi delle epigrafi di sette tombe situate lungo queste strade, traendone informazioni non solo sulla vita e la cultura della Roma del II secolo, ma anche sullo stile letterario e sull’uso dei vocaboli scelti e del modo di declinarli.

Rinaldi, S. (2020). Il culto della morte nella Roma tardoimperiale e nelle tombe della Via Latina: una lettura epigrafica. QUADERNI DI FILOLOGIA E LINGUE ROMANZE, 35, 215-228.

Il culto della morte nella Roma tardoimperiale e nelle tombe della Via Latina: una lettura epigrafica

Simona Rinaldi
2020

Abstract

In un territorio fertile e paesaggisticamente incantevole come quello dell’Ager Romanus, la Pontificia Commissione di Archeologia Sacra ha realizzato importanti campagne di scavo, risultato di programmi di lavoro finalizzati e di numerosi e impegnativi interventi di conservazione. Il presente caso studio vuole infatti porre in evidenza il culto della morte nella Roma del II-IV secolo, indagando non solo sulla storia e sull’architettura delle tombe delle Vie Latina e Appia Antica, ma anche sulle epigrafi venute alla luce nel corso dei secoli grazie ai numerosi interventi effettuati proprio dalla Pontificia Commissione. Nell’antica Roma era consuetudine che il pater familias, custode delle memorie degli antenati, venisse chiamato al capezzale del moribondo, con il compito di catturarne l’ultimo alito di vita. Dopo la morte iniziava la conclamatio, il funereo lamento eseguito dai parenti, che preannunciava la sepoltura. Dato che il mondo dei vivi doveva essere separato da quello dei morti la legge proibiva di sotterrare i defunti all’interno dell’Urbe. Nacquero così le necropoli, situate lungo le vie consolari, che presentano tutt’oggi un’ampia varietà di modelli architettonici: dalle tombe più modeste ai grandiosi monumenti sepolcrali patrizi. In questo lavoro vogliamo dunque concentrare l’attenzione sull’analisi delle epigrafi di sette tombe situate lungo queste strade, traendone informazioni non solo sulla vita e la cultura della Roma del II secolo, ma anche sullo stile letterario e sull’uso dei vocaboli scelti e del modo di declinarli.
2020
Rinaldi, S. (2020). Il culto della morte nella Roma tardoimperiale e nelle tombe della Via Latina: una lettura epigrafica. QUADERNI DI FILOLOGIA E LINGUE ROMANZE, 35, 215-228.
Rinaldi, Simona
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