I dati recenti sulla povertà in Europa sono preoccupanti. Nel 2008, 80 milioni di persone (16,5% della popolazione europea) vivevano sotto la soglia di povertà (Unione Europea 2011). Nel 2016, a seguito della crisi economica, questi numeri sono cresciuti in modo significativo: sono 118 milioni le persone a rischio povertà o esclusione sociale, il 23,5% della popolazione europea1. La situazione italiana non è più incoraggiante: nel 2016 si è registrato un incremento del lavoro precario nella nostra penisola, con conseguente aumento dei cittadini in condizioni di sofferenza economica: di fatto, tra i 9 milioni di italiani a rischio povertà non si contano solo i disoccupati o pensionati a basso reddito, ma crescono i lavoratori precari o sotto-occupati, una categoria ad altissimo rischio di vulnerabilità sociale. Di fatto, in Italia, l’11,7% dei lavoratori rientra in questa fascia di povertà2. Scoraggiante è anche il valore dell’indice di Gini, passato da 31,7 nel 2010 a 33,1 nel 2016, indicando un notevole aumento delle diseguaglianze sociali nel nostro paese e del divario tra ricchi e poveri (Eurostat 2018).
Franco Fraccaroli, Irene Barbieri (2019). Le ricadute del "lavoro povero" sul benessere della persona e delle organizzazioni. LAVORO E DIRITTO, 33(1), 29-50 [10.1441/92518].
Le ricadute del "lavoro povero" sul benessere della persona e delle organizzazioni
Irene Barbieri
2019
Abstract
I dati recenti sulla povertà in Europa sono preoccupanti. Nel 2008, 80 milioni di persone (16,5% della popolazione europea) vivevano sotto la soglia di povertà (Unione Europea 2011). Nel 2016, a seguito della crisi economica, questi numeri sono cresciuti in modo significativo: sono 118 milioni le persone a rischio povertà o esclusione sociale, il 23,5% della popolazione europea1. La situazione italiana non è più incoraggiante: nel 2016 si è registrato un incremento del lavoro precario nella nostra penisola, con conseguente aumento dei cittadini in condizioni di sofferenza economica: di fatto, tra i 9 milioni di italiani a rischio povertà non si contano solo i disoccupati o pensionati a basso reddito, ma crescono i lavoratori precari o sotto-occupati, una categoria ad altissimo rischio di vulnerabilità sociale. Di fatto, in Italia, l’11,7% dei lavoratori rientra in questa fascia di povertà2. Scoraggiante è anche il valore dell’indice di Gini, passato da 31,7 nel 2010 a 33,1 nel 2016, indicando un notevole aumento delle diseguaglianze sociali nel nostro paese e del divario tra ricchi e poveri (Eurostat 2018).I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.