La ricerca si fonda sull’assunzione di un’ipotesi che viene dalla ricerca interdisciplinare che la storia concettuale di area tedesca (in particolare con Reinhart Koselleck e Hans-Georg Gadamer) e le teorie filosofiche che hanno studiato il rapporto tra secolarizzazione dei concetti e origine del mondo moderno (in particolare con Karl Löwith, Hans Blumenberg e Jürgen Habermas) hanno formulato: l’ipotesi consiste nell’idea che a cavallo tra XVIII e XIX secolo sarebbe avvenuta una radicale trasformazione semantica dei concetti politici. Secondo queste ricerche soltanto in corrispondenza della Rivoluzione Francese e di quella industriale i maggiori concetti del linguaggio politico-sociale e giuridico (democrazia, repubblica, società, Stato, etc.) avrebbero assunto il loro significato compiutamente moderno. Lo scopo della ricerca è quello di partire dai risultati che questi studi hanno conseguito per fornire una “mappatura” del modo in cui i più significativi concetti filosofico-politici e giuridici del pensiero filosofico del XX secolo vengono utilizzati nel campo della filosofia della storia. In conseguenza delle grandi trasformazioni intervenute nel secolo scorso nel campo sociale, politico, economico – con la crisi delle strutture di senso che hanno innervato la modernità – è possibile ipotizzare una nuova trasformazione “epocale” del linguaggio filosofico-politico? Lo scopo della ricerca è quindi quello di studiare se avvenga – e se sì, come – una trasformazione semantica dei concetti politici utilizzati nella filosofia della storia contemporanea in senso nuovo e innovativo rispetto alla grande svolta moderna. Da Benjamin a Lukács, dalla scuola di Francoforte al pensiero negativo, dal pensiero dell’esistenza a quello reazionario, l’età moderna è vista come età decisiva, del tramonto del vecchio e della instaurazione di un tempo della crisi. Naturalmente, questa è ogni volta accolta come possibilità del nuovo inizio oppure esperita come necessità della fuga nella tradizione in base ai diversi approcci che segnano le diverse critiche della modernità, o addirittura esperita come erosione dei fondamenti del discorso dei moderni ed esaurimento definitivo delle grandi narrazioni, oltre le quali si apre oramai una nuova fase dello sviluppo dell’uomo radicalmente post-moderna. L’obiettivo finale della ricerca è quello di costruire un’ipotesi sulle regole che governano la trasformazione di senso – tanto in chiave semasiologica che in chiave onomasiologica – dei più significativi concetti politico-sociali che hanno fondato il linguaggio filosofico dei moderni, fornendo una prima ipotesi sull’esistenza di un vero e proprio vocabolario filosofico della filosofia della storia contemporanea, capace di tracciare una prima ipotesi sull’esistenza di un vero e proprio «discorso filosofico della contemporaneità».

F. Cerrato (2020). I linguaggi della filosofia nell’epoca attuale. Storia, senso comune, crisi.

I linguaggi della filosofia nell’epoca attuale. Storia, senso comune, crisi

F. Cerrato
2020

Abstract

La ricerca si fonda sull’assunzione di un’ipotesi che viene dalla ricerca interdisciplinare che la storia concettuale di area tedesca (in particolare con Reinhart Koselleck e Hans-Georg Gadamer) e le teorie filosofiche che hanno studiato il rapporto tra secolarizzazione dei concetti e origine del mondo moderno (in particolare con Karl Löwith, Hans Blumenberg e Jürgen Habermas) hanno formulato: l’ipotesi consiste nell’idea che a cavallo tra XVIII e XIX secolo sarebbe avvenuta una radicale trasformazione semantica dei concetti politici. Secondo queste ricerche soltanto in corrispondenza della Rivoluzione Francese e di quella industriale i maggiori concetti del linguaggio politico-sociale e giuridico (democrazia, repubblica, società, Stato, etc.) avrebbero assunto il loro significato compiutamente moderno. Lo scopo della ricerca è quello di partire dai risultati che questi studi hanno conseguito per fornire una “mappatura” del modo in cui i più significativi concetti filosofico-politici e giuridici del pensiero filosofico del XX secolo vengono utilizzati nel campo della filosofia della storia. In conseguenza delle grandi trasformazioni intervenute nel secolo scorso nel campo sociale, politico, economico – con la crisi delle strutture di senso che hanno innervato la modernità – è possibile ipotizzare una nuova trasformazione “epocale” del linguaggio filosofico-politico? Lo scopo della ricerca è quindi quello di studiare se avvenga – e se sì, come – una trasformazione semantica dei concetti politici utilizzati nella filosofia della storia contemporanea in senso nuovo e innovativo rispetto alla grande svolta moderna. Da Benjamin a Lukács, dalla scuola di Francoforte al pensiero negativo, dal pensiero dell’esistenza a quello reazionario, l’età moderna è vista come età decisiva, del tramonto del vecchio e della instaurazione di un tempo della crisi. Naturalmente, questa è ogni volta accolta come possibilità del nuovo inizio oppure esperita come necessità della fuga nella tradizione in base ai diversi approcci che segnano le diverse critiche della modernità, o addirittura esperita come erosione dei fondamenti del discorso dei moderni ed esaurimento definitivo delle grandi narrazioni, oltre le quali si apre oramai una nuova fase dello sviluppo dell’uomo radicalmente post-moderna. L’obiettivo finale della ricerca è quello di costruire un’ipotesi sulle regole che governano la trasformazione di senso – tanto in chiave semasiologica che in chiave onomasiologica – dei più significativi concetti politico-sociali che hanno fondato il linguaggio filosofico dei moderni, fornendo una prima ipotesi sull’esistenza di un vero e proprio vocabolario filosofico della filosofia della storia contemporanea, capace di tracciare una prima ipotesi sull’esistenza di un vero e proprio «discorso filosofico della contemporaneità».
2020
2018
F. Cerrato (2020). I linguaggi della filosofia nell’epoca attuale. Storia, senso comune, crisi.
F. Cerrato
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11585/809829
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