Di recente si assiste ad un forte incremento delle opere foto-testuali, ma il nuovo libro dello scrittore siciliano Giorgio Vasta, Absolutely Nothing. Storie e sparizioni nei deserti americani (Humboldt-Quodlibet, 2016), si rivela un diario di viaggio atipico che mette in discussione i numerosi tentativi di classificazione dei testi compositi, tra documentazione, narrazione e fotografia. Si tratta di un viaggio lungo ottomila chilometri attraverso California, Arizona, Nevada, New Mexico, Texas e Louisiana, insieme al fotografo californiano Ramak Fazel e a Giovanna Silva, fondatrice e direttrice della casa editrice Humboldt nonché organizzatrice del viaggio. Il risultato è un testo ibrido, in cui lo ‘spaesamento’ percettivo dovuto all’assenza di punti di riferimento nei deserti americani corrisponde alla dissoluzione della forma del reportage in un processo di contaminazione che porta ad «una scrittura che soprattutto suppone, finge, si arrangia, mente». Il viaggio reale si sovrappone all’immaginario americano dell’autore, allo sguardo professionale del fotografo e a quello della solerte organizzatrice. La ‘stranierità’ dello scrittore italiano sul suolo statunitense lo porta ad interrogarsi sullo statuto della scrittura come finzione, sulla cronaca del nulla, sull’‘assolutamente nulla’ del titolo, ispirato a un cartello stradale di Barstow, in California, dove ai bordi di una strada che si inoltra nel deserto, c’è scritto: «Absolutely nothing – Next 22 miles».

Giorgio Vasta absolutely lost nei deserti americani

Filippo Milani
2020

Abstract

Di recente si assiste ad un forte incremento delle opere foto-testuali, ma il nuovo libro dello scrittore siciliano Giorgio Vasta, Absolutely Nothing. Storie e sparizioni nei deserti americani (Humboldt-Quodlibet, 2016), si rivela un diario di viaggio atipico che mette in discussione i numerosi tentativi di classificazione dei testi compositi, tra documentazione, narrazione e fotografia. Si tratta di un viaggio lungo ottomila chilometri attraverso California, Arizona, Nevada, New Mexico, Texas e Louisiana, insieme al fotografo californiano Ramak Fazel e a Giovanna Silva, fondatrice e direttrice della casa editrice Humboldt nonché organizzatrice del viaggio. Il risultato è un testo ibrido, in cui lo ‘spaesamento’ percettivo dovuto all’assenza di punti di riferimento nei deserti americani corrisponde alla dissoluzione della forma del reportage in un processo di contaminazione che porta ad «una scrittura che soprattutto suppone, finge, si arrangia, mente». Il viaggio reale si sovrappone all’immaginario americano dell’autore, allo sguardo professionale del fotografo e a quello della solerte organizzatrice. La ‘stranierità’ dello scrittore italiano sul suolo statunitense lo porta ad interrogarsi sullo statuto della scrittura come finzione, sulla cronaca del nulla, sull’‘assolutamente nulla’ del titolo, ispirato a un cartello stradale di Barstow, in California, dove ai bordi di una strada che si inoltra nel deserto, c’è scritto: «Absolutely nothing – Next 22 miles».
2020
Figure dell'altro. Identità, alterità, stranierità
355
369
Filippo Milani
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