L'articolo affronta il tema dell’enunciazione nell’ambito delle arti contemporanee attraverso l’esame di due serie di opere realizzate nel 2015 e nel 2017 dall’artista americano Robert Morris (1934-2018), esposte per la prima volta in Italia alla Galleria Nazionale di Arte Moderna e Contemporanea tra il 2019 e il 2020. Altro aspetto trattato riguarda le costellazione che le due opere dello scultore americano instaurano con il passato; Robert Morris ha sempre detto che la produzione artistica del passato lo ha ripetutamente intrigato, pur portandolo a risultati molto diversi dalle opere antiche. Nell’ottica anacronica, le “sculture” delle due installazioni dell’artista statunitense possono – ad esempio – creare una costellazione con le statue dei piangenti in alabastro che formavano il corteo funebre disposto intorno alla tomba di Filippo l’Ardito, duca di Borgogna, realizzate da Claus Sluter nel primo quarto del Quattrocento; costruire un eco con certe figure di Francisco Goya, senza trascurare riferimenti all'iconografia religiosa e altre componenti ancora. Il risultato delle "sculture-veli" mette lo spettatore a confronto con una dimensione della morte, continuamente rievocata e dove il corpo-matrice, usato per realizzare le sculture-velo, ha lasciato solo la sua impronta.
Lucia Corrain (2020). Sudari e impronte in Robert Morris. E/C, 29 Enunciazione e immagini, 73-90.
Sudari e impronte in Robert Morris
Lucia Corrain
2020
Abstract
L'articolo affronta il tema dell’enunciazione nell’ambito delle arti contemporanee attraverso l’esame di due serie di opere realizzate nel 2015 e nel 2017 dall’artista americano Robert Morris (1934-2018), esposte per la prima volta in Italia alla Galleria Nazionale di Arte Moderna e Contemporanea tra il 2019 e il 2020. Altro aspetto trattato riguarda le costellazione che le due opere dello scultore americano instaurano con il passato; Robert Morris ha sempre detto che la produzione artistica del passato lo ha ripetutamente intrigato, pur portandolo a risultati molto diversi dalle opere antiche. Nell’ottica anacronica, le “sculture” delle due installazioni dell’artista statunitense possono – ad esempio – creare una costellazione con le statue dei piangenti in alabastro che formavano il corteo funebre disposto intorno alla tomba di Filippo l’Ardito, duca di Borgogna, realizzate da Claus Sluter nel primo quarto del Quattrocento; costruire un eco con certe figure di Francisco Goya, senza trascurare riferimenti all'iconografia religiosa e altre componenti ancora. Il risultato delle "sculture-veli" mette lo spettatore a confronto con una dimensione della morte, continuamente rievocata e dove il corpo-matrice, usato per realizzare le sculture-velo, ha lasciato solo la sua impronta.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.