Le parole «corpo celeste» sono, come scrive la stessa Ortese nell'introduzione al «piccolo libro» omonimo, il filo dorato che attraversa le due memorie e le tre conversazioni che lo compongono. Infatti negli strani oggetti che compongono Corpo celeste, una sorta di appendice teorica alle opere narrative di Ortese, il tema del corpo viene analizzato sotto molteplici aspetti tra loro anche molto diversi, ma partendo sempre dall'assunto che come il mondo è un corpo celeste, così tutte le cose del mondo sono corpi di materia celeste. Questa concezione del corpo e del suo corso sulla terra risulta mediata, nonostante i depistaggi sulle fonti ispiratrici, dalla lettura dei testi di Simone Weil e da una riflessione di Nicola Chiaromonte (questa espressamente dichiarata anche se in altro discorso) sulla violenza dei corpi nel teatro di Artaud e Ionesco, anch'essa ugualmente debitrice alle riflessioni della filosofa francese. Nei testi Ortese indaga la violenza mortale che il corpo celeste e i suoi abitanti subiscono, analizzando quindi come il corpo umano, quello animale e quello vegetale siano succubi di una civiltà che sta perdendo il senso delle cose, a causa di una sproporzione sempre più grande tra l'uomo, gli altri uomini e le cose terrestri. Nei Quaderni di Simone Weil ci si imbatte infatti nella descrizione di un mondo dove nulla è a misura dell'uomo, dove tutto è squilibrio; la fonte di questa discrepanza scrive Weil, è da rintracciare nella civiltà umana che sta definitivamente perdendo l'equilibrio tra se stessa e ciò che la circonda. Ortese aggiunge che a causa di questa sproporzione la natura del corpo viene tormentata ed offesa, perdendo del tutto il rispetto per la santità che ammanta tutti i corpi sulla Terra. Inoltre per Ortese non può esistere corpo se esso non vive in relazione armonica con tutti gli altri, altrimenti esso diviene – e qui Ortese riprende di nuovo la lezione di Weil dietro lo schermo dello scritto di Chiaromonte su Artaud – «rivestimento ingombrante di semplici apparati organici».

La violenza sui corpi. Una lettura di Anna Maria Ortese

Matteo Moca
2018

Abstract

Le parole «corpo celeste» sono, come scrive la stessa Ortese nell'introduzione al «piccolo libro» omonimo, il filo dorato che attraversa le due memorie e le tre conversazioni che lo compongono. Infatti negli strani oggetti che compongono Corpo celeste, una sorta di appendice teorica alle opere narrative di Ortese, il tema del corpo viene analizzato sotto molteplici aspetti tra loro anche molto diversi, ma partendo sempre dall'assunto che come il mondo è un corpo celeste, così tutte le cose del mondo sono corpi di materia celeste. Questa concezione del corpo e del suo corso sulla terra risulta mediata, nonostante i depistaggi sulle fonti ispiratrici, dalla lettura dei testi di Simone Weil e da una riflessione di Nicola Chiaromonte (questa espressamente dichiarata anche se in altro discorso) sulla violenza dei corpi nel teatro di Artaud e Ionesco, anch'essa ugualmente debitrice alle riflessioni della filosofa francese. Nei testi Ortese indaga la violenza mortale che il corpo celeste e i suoi abitanti subiscono, analizzando quindi come il corpo umano, quello animale e quello vegetale siano succubi di una civiltà che sta perdendo il senso delle cose, a causa di una sproporzione sempre più grande tra l'uomo, gli altri uomini e le cose terrestri. Nei Quaderni di Simone Weil ci si imbatte infatti nella descrizione di un mondo dove nulla è a misura dell'uomo, dove tutto è squilibrio; la fonte di questa discrepanza scrive Weil, è da rintracciare nella civiltà umana che sta definitivamente perdendo l'equilibrio tra se stessa e ciò che la circonda. Ortese aggiunge che a causa di questa sproporzione la natura del corpo viene tormentata ed offesa, perdendo del tutto il rispetto per la santità che ammanta tutti i corpi sulla Terra. Inoltre per Ortese non può esistere corpo se esso non vive in relazione armonica con tutti gli altri, altrimenti esso diviene – e qui Ortese riprende di nuovo la lezione di Weil dietro lo schermo dello scritto di Chiaromonte su Artaud – «rivestimento ingombrante di semplici apparati organici».
2018
Scritture del corpo. Atti del XVIII Convegno Internazionale della MOD
581
588
Matteo Moca
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11585/808865
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