Con pratica di vita non intendiamo le semplici azioni, che Gesù sia stato battezzato da Giovanni, che abbia compiuto un’azione nel Tempio, che sia entrato con un corteo acclamante in Gerusalemme, che abbia scelto dei discepoli, ecc. La pratica di vita è l’insieme delle tecniche e strategie messe in atto da un individuo o da un gruppo per garantire la propria esistenza (cioè per vivere e per abitare, per entrare in contatto con gli altri, per ottenere gli scopi che si propone). La pratica di vita di un Rom è diversa da quella di un cittadino insediato in un città italiana del Centro-Nord. La pratica di vita di un contadino è diversa da quella di mercante che viaggia per comprare e vendere, o da quella da un monaco o di un marinaio. I modi di produrre e di consumare sono parte essenziale della pratica di vita. Il modo con cui si organizza stabilmente il proprio lavoro, la propria abitazione, il procacciamento del cibo e il suo consumo, e ogni atto teso a riprodursi e vivere con altri con una propria specificità. Tutto questo è una pratica di vita che distingue un uomo dagli altri. Essa perciò non consiste in una catena di eventi, ma in modalità stabili di esistere su un territorio e in un gruppo sociale. Da ciò deriva un primo corollario: le idee di una persona, le sue concezioni, sono strettamente legate alla sua pratica di vita e lo sono anche le sue azioni giornaliere. Non è possibile separare il modo di pensare di una persona dal suo modo di esistere e neppure le sue singole azioni (quelle di cui si occupava Sanders). Per questo motivo, siamo convinti che le parole di Gesù, le sue idee, il suo messaggio, e le sue azioni stesse non siano comprensibili al di fuori della sua pratica di vita.
M.Pesce, A. Destro (2009). La pratica di vita di Gesù nel libro L’uomo Gesù (Milano, Mondadori 2008).Una risposta a M.C.Laurenzi. SEGNO, 309, 57-64.
La pratica di vita di Gesù nel libro L’uomo Gesù (Milano, Mondadori 2008).Una risposta a M.C.Laurenzi
PESCE, MAURO;DESTRO, ADRIANA
2009
Abstract
Con pratica di vita non intendiamo le semplici azioni, che Gesù sia stato battezzato da Giovanni, che abbia compiuto un’azione nel Tempio, che sia entrato con un corteo acclamante in Gerusalemme, che abbia scelto dei discepoli, ecc. La pratica di vita è l’insieme delle tecniche e strategie messe in atto da un individuo o da un gruppo per garantire la propria esistenza (cioè per vivere e per abitare, per entrare in contatto con gli altri, per ottenere gli scopi che si propone). La pratica di vita di un Rom è diversa da quella di un cittadino insediato in un città italiana del Centro-Nord. La pratica di vita di un contadino è diversa da quella di mercante che viaggia per comprare e vendere, o da quella da un monaco o di un marinaio. I modi di produrre e di consumare sono parte essenziale della pratica di vita. Il modo con cui si organizza stabilmente il proprio lavoro, la propria abitazione, il procacciamento del cibo e il suo consumo, e ogni atto teso a riprodursi e vivere con altri con una propria specificità. Tutto questo è una pratica di vita che distingue un uomo dagli altri. Essa perciò non consiste in una catena di eventi, ma in modalità stabili di esistere su un territorio e in un gruppo sociale. Da ciò deriva un primo corollario: le idee di una persona, le sue concezioni, sono strettamente legate alla sua pratica di vita e lo sono anche le sue azioni giornaliere. Non è possibile separare il modo di pensare di una persona dal suo modo di esistere e neppure le sue singole azioni (quelle di cui si occupava Sanders). Per questo motivo, siamo convinti che le parole di Gesù, le sue idee, il suo messaggio, e le sue azioni stesse non siano comprensibili al di fuori della sua pratica di vita.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.