Nel Vangelo di Luca e negli Atti degli apostoli si fa luce un pattern di pratica religiosa centrato su riti di preghiera che hanno per scopo l’ottenimento di rivelazioni da parte di Dio o del suo Spirito. L’autore di queste due opere sembra convinto che anche Gesù praticasse questi riti e sembra presupporre una continuità fra le comunità protocristiane che egli conosceva e Gesù stesso proprio nell’esercizio di questa pratica religiosa. Esaminando la pratica di vita di Gesù, ad Adriana Destro e me, è sembrato che la collocazione interstiziale di Gesù e la sua condizione esistenziale di itinerante tendesse a provocare o a rendere possibile la creazione di forme religiose sostanzialmente estranee ai luoghi, ai tempi e alle forme religiose istituzionali di allora, e centrate invece sulla propriadimensione corporea e in luoghi e tempi marginali. Il suo progetto di radicale trasformazione religiosa della società a opera del solo Dio, tendeva a porre in atto azioni rituali che permettessero a Dio di manifestarsi. Gesù quindi cercava di svincolare ogni proprio atto rituale da qualsiasi catena di atti rituali che fosse espressione simbolica della società esistente, la quale invece doveva essere profondamente trasformata dall’intervento di Dio. I riti di preghiera che tendono a ottenere rivelazioni diventano un’esperienza fondamentale nella vita di Gesù e il primo cristianesimo. È in essi che il nuovo movimento elabora poco alla volta il proprio sistema simbolico, con il quale cerca di spiegare la sua nuova prassi e la nuova realtà sociale e individuale che sta creando. Nelle due opere lucane, nonostante la straordinaria attenzione alla continuità delle pratiche di preghiera, si fa luce uno spostamento, in Luca, dalla condizione interstiziale di Gesù a un inserimento più normale nelle istituzioni religiose del giudaismo e verso una sensibilità che tende a una religione civica e del tempio, secondo la terminologia di J.Z. Smith. Anche nelle lettere paoline emerge l’importanza fondamentale delle pratiche di contatto con il soprannaturale sia al livello individuale di Paolo sia al livello comunitario. Ma le differenze sembrano anche molto forti. Nelle letteratura giovannista emerge la medesima continuità con Gesù, ma le pratiche di contatto con il soprannaturale sembrano assumere sempre di più un contenuto e una sostanza cristologica.

M. Pesce (2009). Dalla pratica religiosa di Gesù a quella dei suoi seguaci. RSB. RICERCHE STORICO BIBLICHE, 20, 139-164.

Dalla pratica religiosa di Gesù a quella dei suoi seguaci

PESCE, MAURO
2009

Abstract

Nel Vangelo di Luca e negli Atti degli apostoli si fa luce un pattern di pratica religiosa centrato su riti di preghiera che hanno per scopo l’ottenimento di rivelazioni da parte di Dio o del suo Spirito. L’autore di queste due opere sembra convinto che anche Gesù praticasse questi riti e sembra presupporre una continuità fra le comunità protocristiane che egli conosceva e Gesù stesso proprio nell’esercizio di questa pratica religiosa. Esaminando la pratica di vita di Gesù, ad Adriana Destro e me, è sembrato che la collocazione interstiziale di Gesù e la sua condizione esistenziale di itinerante tendesse a provocare o a rendere possibile la creazione di forme religiose sostanzialmente estranee ai luoghi, ai tempi e alle forme religiose istituzionali di allora, e centrate invece sulla propriadimensione corporea e in luoghi e tempi marginali. Il suo progetto di radicale trasformazione religiosa della società a opera del solo Dio, tendeva a porre in atto azioni rituali che permettessero a Dio di manifestarsi. Gesù quindi cercava di svincolare ogni proprio atto rituale da qualsiasi catena di atti rituali che fosse espressione simbolica della società esistente, la quale invece doveva essere profondamente trasformata dall’intervento di Dio. I riti di preghiera che tendono a ottenere rivelazioni diventano un’esperienza fondamentale nella vita di Gesù e il primo cristianesimo. È in essi che il nuovo movimento elabora poco alla volta il proprio sistema simbolico, con il quale cerca di spiegare la sua nuova prassi e la nuova realtà sociale e individuale che sta creando. Nelle due opere lucane, nonostante la straordinaria attenzione alla continuità delle pratiche di preghiera, si fa luce uno spostamento, in Luca, dalla condizione interstiziale di Gesù a un inserimento più normale nelle istituzioni religiose del giudaismo e verso una sensibilità che tende a una religione civica e del tempio, secondo la terminologia di J.Z. Smith. Anche nelle lettere paoline emerge l’importanza fondamentale delle pratiche di contatto con il soprannaturale sia al livello individuale di Paolo sia al livello comunitario. Ma le differenze sembrano anche molto forti. Nelle letteratura giovannista emerge la medesima continuità con Gesù, ma le pratiche di contatto con il soprannaturale sembrano assumere sempre di più un contenuto e una sostanza cristologica.
2009
M. Pesce (2009). Dalla pratica religiosa di Gesù a quella dei suoi seguaci. RSB. RICERCHE STORICO BIBLICHE, 20, 139-164.
M. Pesce
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