Il saggio confronta l'unico film realizzato da Eleonora Duse, "Cenere", con i progetti cinematografici dell'attrice, individuando in questi ultimi una più marcata consapevolezza del linguaggio filmico e della sua estraneità dai modi della narrazione teatrale. In particolare, viene analizzata sulla base dell'epistolario con Giovanni Papini l'idea d'un film dedicato alle figure femminili della Cappella Sistina. Eleonora Duse, immaginandolo, non adatta al linguaggio cinematografico le tipologie di quello teatrale quale veniva generalmente praticato, ma cerca d'individuare nel nuovo mezzo una sponda operativa che le consenta di sviluppare e di emancipare dalla necessità del dialodo e della narrazione le particolarissime dinamiche di composizione che aveva precedentemente sperimentate in ambito scenico. Inoltre, il saggio affronta le ricadute formative e le implicazioni laboratoriali della visione cinematografica. Spettatrice clandestina, appartata nell'ombra della sala, sorpresa mentre piange davanti a filmacci melodrammatici, la Duse esibisce una palestra empatetica, non tanto ponte col suo ritorno alla scena, quanto espressione sotterranea dove il muto schermo dialoga con lo spettatore in un contatto d'anime, nel senso di sperimentazione dell'ignoto e dell'inconscio.
G. Guccini (2009). Fra pittura e schermo: l'immaginario extrascenico di Eleonora Duse. ROMA : Bulzoni.
Fra pittura e schermo: l'immaginario extrascenico di Eleonora Duse
GUCCINI, GERARDO
2009
Abstract
Il saggio confronta l'unico film realizzato da Eleonora Duse, "Cenere", con i progetti cinematografici dell'attrice, individuando in questi ultimi una più marcata consapevolezza del linguaggio filmico e della sua estraneità dai modi della narrazione teatrale. In particolare, viene analizzata sulla base dell'epistolario con Giovanni Papini l'idea d'un film dedicato alle figure femminili della Cappella Sistina. Eleonora Duse, immaginandolo, non adatta al linguaggio cinematografico le tipologie di quello teatrale quale veniva generalmente praticato, ma cerca d'individuare nel nuovo mezzo una sponda operativa che le consenta di sviluppare e di emancipare dalla necessità del dialodo e della narrazione le particolarissime dinamiche di composizione che aveva precedentemente sperimentate in ambito scenico. Inoltre, il saggio affronta le ricadute formative e le implicazioni laboratoriali della visione cinematografica. Spettatrice clandestina, appartata nell'ombra della sala, sorpresa mentre piange davanti a filmacci melodrammatici, la Duse esibisce una palestra empatetica, non tanto ponte col suo ritorno alla scena, quanto espressione sotterranea dove il muto schermo dialoga con lo spettatore in un contatto d'anime, nel senso di sperimentazione dell'ignoto e dell'inconscio.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.