L'avanguardia presa in parola. Caruso, Martini e il riscatto futurista della materia

Due to its association with Fascism, Futurism experienced a significant period of academic neglect and criticism, only starting to slowly regain ground from the late 1950s. Luciano Caruso, initially supported by Stelio Maria Martini, has played a fundamental part in this revaluation through over twenty years of intense work. His determined commitment has allowed us to discover and appreciate a great number of theoretical and poetic texts from the first Italian avant-garde movement that have been overlooked for many years, and to understand or re-evaluate some of the most critical issues. As well as his efforts to reclaim Futurism from its fascist connotations, Caruso also undertook a re-evaluation of paroliberismo (“Words-in-Freedom”). This considers not only the historical and critical perspective, but also the aesthetic and philosophical aspects. Caruso specifically recognizes the merits of Futurist paroliberismo as an approach which sought to heal an excessively sharp division between "words and things" that had occurred over the centuries, and to reintroduce the expansive power of matter into the circuit of language. This article intends to retrace the principal aspects of this critical re-evaluation by considering the reflections of Caruso and Martini on the relationship between writing and matter within the aesthetic and epistemological framework set out by Jean-François Lyotard (Discourse, Figure, 1971) which championed the primacy of the visual experience over the centuries-long Western logocentric paradigm.

A causa delle sue implicazioni con il Fascismo, il Futurismo ha conosciuto una lunga sfortuna critica, riguadagnando lentamente terreno solo a partire dalla fine degli anni Cinquanta. A Luciano Caruso, inizialmente affiancato da Stelio Maria Martini, si devono contributi fondamentali per questa rivalutazione lungo un’intensa attività ultraventennale. Il suo profuso impegno ha infatti permesso di leggere e conoscere moltissimi testi teorici e poetici della prima avanguardia italiana rimasti a lungo ignorati e di comprendere o ripensare alcuni dei suoi snodi più critici. Al riscatto del Futurismo dalle sue connotazioni fasciste Caruso ha peraltro associato una rivalutazione del paroliberismo non solo dal punto di vista storico-critico ma anche da quello estetico-filosofico: il poeta, infatti, riconosce al paroliberismo futurista il merito di avere cercato di risanare la frattura troppo netta verificatasi nel corso dei secoli tra “le parole e le cose” reimmettendo nel circuito del linguaggio le forze espansive della materia. Il contributo intende ripercorrere i principali snodi di questa riabilitazione critica ponendo la riflessione di Caruso e Martini sul rapporto tra scrittura e materia in seno all’orizzonte estetico ed epistemologico tracciato da Jean-François Lyotard (Discorso, figura, 1971) teso alla rivalsa del sensibile sul secolare paradigma logocentrico occidentale.