Le politiche ispirate all’idea di civic integration hanno conosciuto una diffusione molto ampia a partire dagli anni Novanta del XX secolo. Nell’ambito di numerosi stati europei così come in diversi Paesi di altri continenti, le misure e gli interventi in materia di integrazione rimandano con frequenza a un immaginario incentrato sull’adesione da parte delle persone immigrate ai valori e alle norme costituzionali della società “ospitante”, senza entrare nel merito, in apparenza, della loro cultura “di origine”. Secondo il paradigma “civico”, integrarsi vuol dire adattarsi a parametri cognitivi e comportamentali che appartengono alla sfera del diritto. Questi parametri, tuttavia, non sono definiti in maniera credibile e, soprattutto, non sono confinabili all’interno del perimetro ristretto del giuridico. La retorica incentrata sulla costruzione di un demos neutrale sul piano dei valori e dei riferimenti culturali si scontra con la realtà dell’evocazione, più o meno mascherata e dissimulata, di un ethnos che accomunerebbe soltanto i cittadini e che fungerebbe da spartiacque rispetto ai non cittadini. L’articolo intende ripercorrere il cammino della civic integration in Italia, mostrandone le tappe salienti ed evidenziandone le caratteristiche principali.
Gargiulo, E., Carbone, V., Russo Spena M. (2020). Tra Piani, Accordi e discorsi morali e securitari: la via italiana alla civic integration. Milano : FrancoAngeli.
Tra Piani, Accordi e discorsi morali e securitari: la via italiana alla civic integration
Gargiulo, E.;
2020
Abstract
Le politiche ispirate all’idea di civic integration hanno conosciuto una diffusione molto ampia a partire dagli anni Novanta del XX secolo. Nell’ambito di numerosi stati europei così come in diversi Paesi di altri continenti, le misure e gli interventi in materia di integrazione rimandano con frequenza a un immaginario incentrato sull’adesione da parte delle persone immigrate ai valori e alle norme costituzionali della società “ospitante”, senza entrare nel merito, in apparenza, della loro cultura “di origine”. Secondo il paradigma “civico”, integrarsi vuol dire adattarsi a parametri cognitivi e comportamentali che appartengono alla sfera del diritto. Questi parametri, tuttavia, non sono definiti in maniera credibile e, soprattutto, non sono confinabili all’interno del perimetro ristretto del giuridico. La retorica incentrata sulla costruzione di un demos neutrale sul piano dei valori e dei riferimenti culturali si scontra con la realtà dell’evocazione, più o meno mascherata e dissimulata, di un ethnos che accomunerebbe soltanto i cittadini e che fungerebbe da spartiacque rispetto ai non cittadini. L’articolo intende ripercorrere il cammino della civic integration in Italia, mostrandone le tappe salienti ed evidenziandone le caratteristiche principali.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.