Sono ormai diversi anni che provo a formulare una teoria semiotica dell’enunciazione impersonale, che sia capace di rendere conto di tutte le dimensioni che, storicamente, sono state pensate sotto questa nozione (cfr. Colas-Blaise, Perrin, Tore 2016)1. Con “impersonale”, intendo una teoria dell’enunciazione che sia fondata sull’“egli”, che, nella teoria classica di Benveniste – poi posta a fondamento di quella semiotica – era proprio la categoria della “non-persona” (da cui “impersonale”). In questo articolo provo a riassumere questa teoria e ad applicarla al disco Wish you were here dei Pink Floyd.

Wish you were here. Dai Pink Floyd all’enunciazione impersonale

PAOLUCCI CLAUDIO
2020

Abstract

Sono ormai diversi anni che provo a formulare una teoria semiotica dell’enunciazione impersonale, che sia capace di rendere conto di tutte le dimensioni che, storicamente, sono state pensate sotto questa nozione (cfr. Colas-Blaise, Perrin, Tore 2016)1. Con “impersonale”, intendo una teoria dell’enunciazione che sia fondata sull’“egli”, che, nella teoria classica di Benveniste – poi posta a fondamento di quella semiotica – era proprio la categoria della “non-persona” (da cui “impersonale”). In questo articolo provo a riassumere questa teoria e ad applicarla al disco Wish you were here dei Pink Floyd.
2020
E/C
PAOLUCCI CLAUDIO
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Dai Pink Floyd all'enunciazione impersonale-Article Text-1257-1-10-20201023.pdf

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