Il percorso didattico, rivolto al primo biennio della scuola secondaria di secondo grado, contestualizza in breve la figura di Giuseppe Verdi nella storia del melodramma italiano dell’Ottocento; indi illustra la drammaturgia di Rigoletto, profondamente immersa nella realtà sociale ed estetica del suo tempo e spiega perché il soggetto fosse così tanto amato da Verdi, che lo difese a spada tratta – e con successo, nella sostanza – dalla mannaia della censura. Il percorso si focalizza sulla didattica dell’ascolto della «Donna è mobile», volta a far comprendere ai discenti struttura e significato del libretto, della musica e il peculiare impiego nel dramma di quest’ultima. «La donna è mobile» – una canzone da osteria e nel contempo il canto più vivamente radicato nel dramma che sia stato mai concepito – si ascolta tre volte nel corso dell’opera, musicalmente sempre un po’ diversa, e sempre per ragioni drammatiche. La terza enunciazione dà vita ad una delle catastrofi più efficaci e sconvolgenti nel teatro tragico d’ogni tempo: una catastrofe tutta basata sul suono e sul canto, ovvero sul senso dell’udito che prevale sul senso della vista. In particolare l’acuto finale del duca di Mantova sembra provenire da un’altra dimensione. La lezione della «Donna è mobile» è che nell’opera lirica è il testo musicale ad avere “l’ultima parola” sul testo verbale e sul testo visivo.

Un percorso didattico sul “Rigoletto” di Verdi: «La donna è mobile» e la voce come fantasma

Lamacchia Saverio
2020

Abstract

Il percorso didattico, rivolto al primo biennio della scuola secondaria di secondo grado, contestualizza in breve la figura di Giuseppe Verdi nella storia del melodramma italiano dell’Ottocento; indi illustra la drammaturgia di Rigoletto, profondamente immersa nella realtà sociale ed estetica del suo tempo e spiega perché il soggetto fosse così tanto amato da Verdi, che lo difese a spada tratta – e con successo, nella sostanza – dalla mannaia della censura. Il percorso si focalizza sulla didattica dell’ascolto della «Donna è mobile», volta a far comprendere ai discenti struttura e significato del libretto, della musica e il peculiare impiego nel dramma di quest’ultima. «La donna è mobile» – una canzone da osteria e nel contempo il canto più vivamente radicato nel dramma che sia stato mai concepito – si ascolta tre volte nel corso dell’opera, musicalmente sempre un po’ diversa, e sempre per ragioni drammatiche. La terza enunciazione dà vita ad una delle catastrofi più efficaci e sconvolgenti nel teatro tragico d’ogni tempo: una catastrofe tutta basata sul suono e sul canto, ovvero sul senso dell’udito che prevale sul senso della vista. In particolare l’acuto finale del duca di Mantova sembra provenire da un’altra dimensione. La lezione della «Donna è mobile» è che nell’opera lirica è il testo musicale ad avere “l’ultima parola” sul testo verbale e sul testo visivo.
2020
Lamacchia Saverio
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