Il poliziesco italiano è un genere cinematografico che, dopo un periodo di sistematica de-autenticazione culturale, sta emergendo anche in ambito accademico come esempio paradigmatico di cinema politico e popolare (Fisher 2014; O’Leary 2016), capace di cogliere e rielaborare fermenti, umori, contraddizioni della società degli anni settanta (Curti 2007; Buccheri 2008; Gervasini 2008). Il presente intervento si propone di indagare la mascolinità del protagonista della maggior parte delle pellicole appartenenti al genere: il commissario di polizia. Gli strumenti interpretativi sono prelevati con preferenza dalle seguenti aree: a) studi sulla mascolinità nel cinema narrativo (S. Cohan, I. R. Hark 1993; Jeffords 1994; Lehman 2001); b) studi sulle dinamiche di gender nel cinema italiano (Rigoletto 2014 ; Fullwood 2015); c) studi sul rapporto tra gender e spazio (Massey 1994; Gorman-Murray, Hopkins 2014). Attraverso richiami ad alcuni film (Milano trema, la polizia vuole giustizia; Il poliziotto è marcio; La polizia accusa, il servizio segreto uccide; Roma violenta; Mark il poliziotto, Uomini si nasce, poliziotti si muore) l’analisi intende focalizzarsi sui punti seguenti: 1) il rapporto tra l’azione del commissario, la sua virilità e la messa in scena degli spazi urbani in cui si svolgono la maggior parte dei polizieschi. 2) La definizione narrativa della figura del poliziotto in relazione ai ruoli secondari: donne/amanti occasionali (esempi che consentono di definire i rapporti di gender all’interno del genere, soprattutto rispetto a nuovi profili di femminilità emergenti nella società italiana), commissari capi, magistrati, colleghi (esempi di virilità comprimarie, standard o egemoniche). 3) La definizione di una mascolinità seduttiva e “resistente”. In particolare, l’ultima parte dell’intervento ruota intorno a questo punto, illustrando la tesi seguente: il commissario di polizia è un soggetto che si muove su una scena metropolitana popolata da varie attrattive sessuali e la sua caratteristica precipua è quella di essere sessualmente attivo rispetto a esse ma anche capace di resistere alle lusinghe del sesso. Si delinea così una risposta peculiare al clima di sexploitation e di emancipazione femminile degli anni settanta (Ortoleva 2012). Se nella commedia sexy coeva (nelle sue varie declinazioni) abbiamo un soggetto maschile “out of joint”, fragile, quasi sempre incapace tanto di concludere l’atto quanto di controllare i propri impulsi sessuali (Manzoli 2012), nel poliziesco prende forma una mascolinità oppositiva rispetto a questo modello e altrettanto popolare: quella di un soggetto maschile in grado di esercitare e al contempo tenere sotto controllo il desiderio e con ciò di rafforzare/rilanciare la propria mascolinità.

“Lo sai cosa significa l’ergastolo? Passare la vita senza donne”. Profili della mascolinità di commissari e giustizieri nel poliziesco italiano degli anni Settanta

Claudio Bisoni
2019

Abstract

Il poliziesco italiano è un genere cinematografico che, dopo un periodo di sistematica de-autenticazione culturale, sta emergendo anche in ambito accademico come esempio paradigmatico di cinema politico e popolare (Fisher 2014; O’Leary 2016), capace di cogliere e rielaborare fermenti, umori, contraddizioni della società degli anni settanta (Curti 2007; Buccheri 2008; Gervasini 2008). Il presente intervento si propone di indagare la mascolinità del protagonista della maggior parte delle pellicole appartenenti al genere: il commissario di polizia. Gli strumenti interpretativi sono prelevati con preferenza dalle seguenti aree: a) studi sulla mascolinità nel cinema narrativo (S. Cohan, I. R. Hark 1993; Jeffords 1994; Lehman 2001); b) studi sulle dinamiche di gender nel cinema italiano (Rigoletto 2014 ; Fullwood 2015); c) studi sul rapporto tra gender e spazio (Massey 1994; Gorman-Murray, Hopkins 2014). Attraverso richiami ad alcuni film (Milano trema, la polizia vuole giustizia; Il poliziotto è marcio; La polizia accusa, il servizio segreto uccide; Roma violenta; Mark il poliziotto, Uomini si nasce, poliziotti si muore) l’analisi intende focalizzarsi sui punti seguenti: 1) il rapporto tra l’azione del commissario, la sua virilità e la messa in scena degli spazi urbani in cui si svolgono la maggior parte dei polizieschi. 2) La definizione narrativa della figura del poliziotto in relazione ai ruoli secondari: donne/amanti occasionali (esempi che consentono di definire i rapporti di gender all’interno del genere, soprattutto rispetto a nuovi profili di femminilità emergenti nella società italiana), commissari capi, magistrati, colleghi (esempi di virilità comprimarie, standard o egemoniche). 3) La definizione di una mascolinità seduttiva e “resistente”. In particolare, l’ultima parte dell’intervento ruota intorno a questo punto, illustrando la tesi seguente: il commissario di polizia è un soggetto che si muove su una scena metropolitana popolata da varie attrattive sessuali e la sua caratteristica precipua è quella di essere sessualmente attivo rispetto a esse ma anche capace di resistere alle lusinghe del sesso. Si delinea così una risposta peculiare al clima di sexploitation e di emancipazione femminile degli anni settanta (Ortoleva 2012). Se nella commedia sexy coeva (nelle sue varie declinazioni) abbiamo un soggetto maschile “out of joint”, fragile, quasi sempre incapace tanto di concludere l’atto quanto di controllare i propri impulsi sessuali (Manzoli 2012), nel poliziesco prende forma una mascolinità oppositiva rispetto a questo modello e altrettanto popolare: quella di un soggetto maschile in grado di esercitare e al contempo tenere sotto controllo il desiderio e con ciò di rafforzare/rilanciare la propria mascolinità.
2019
Ciao Maschio. Politiche di rappresentazione del corpo maschile nel Novecento
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Claudio Bisoni
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11585/790811
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