Continua il viaggio nel mondo della Pittura alla ricerca del sorriso, quel mezzo di comunicazione fra i più efficaci che l’uomo utilizza spesso inconsapevolmente per esprimere le proprie emozioni. Certamente i sorrisi del mondo femminile sono fra i più attraenti e coinvolgenti, perché le donne sanno bene quando e come “utilizzarli”! Uno dei più conosciuti nella Storia dell’Arte è senza dubbio quello di “Monna Lisa del Giocondo” (1503-1506): un moto impercettibile delle labbra lascia trapelare un’inquietudine appena accennata, resa più suggestiva dalla luce crepuscolare. È il sorriso enigmatico proprio della scuola leonardesca del ‘500, e che infatti si ritrova sul volto di “Flora” dipinta nel 1520 da F.Melzi, pupillo di Leonardo e poi da C.A.Procaccini nel 1620. La “Flora” di quest’ultimo, attribuita erroneamente per anni allo stesso Leonardo, scatenò persino le ire dei moralisti dell’epoca per quella dea dal sorriso enigmatico e sensuale (“un’adultera”) dipinta senza veli. Molto probabilmente Procaccini si ispirò ad uno schizzo (oggi conservato al Museo Condé, vicino a Parigi) “Monna Lisa senza veli” proprio di Leonardo. Sul sorriso enigmatico della Gioconda si è scritto tanto, anzi tantissimo, ma forse le parole più belle vengono dal Vasari che nelle ‘Vite” (1568) lo definì “un ghigno tanto piacevole che era cosa più divina che umana a vederlo, et era tenuta cosa meravigliosa….”. Non è rimasto indifferente a questo sorriso neanche F.Botero che, non ancora trentenne, dipinge una bucolica e fantasiosa “Monnalisa all’età dodici anni”, ovviamente paffutella, e poi, nel 1977, una simpatica “Monnalisa” molto più simile all’originale, ma sempre rotondetta. Un sorriso appena accennato è anche sul volto di una donna, “Agatha van Schoonhoven” ritratta nel 1529 (quindi a meno di 30 anni di distanza dalla Monnalisa di Leonardo) da J.Van Scorel, grande artista olandese, fra i primi a “romanizzarsi” con un viaggio in Italia, anzi, il primo ad introdurre l’Arte Rinascimentale in Olanda. Infatti, nel 1522 venne a Roma e Adriano VI (Papa Borgia) lo nominò suo pittore ufficiale. Non è escluso, quindi, che conoscesse lo stesso Leonardo. Il sorriso della Gioconda, definito “il sorriso di tutti gli enigmi”, con tutto il suo fascino malinconico e forse anche leggermente civettuolo, lo si ritrova sul volto di questa gentildonna olandese, anche se apparentemente meno sibillino. Due sorrisi appena abbozzati, quello di Monna Lisa e di Agatha, come se le due dame avessero una certa riluttanza a svelare i propri sentimenti. Ma esiste un’altra Gioconda e non è una “Lei”, bensì un “Lui”. Vittorio Sgarbi asserisce che questo ritratto di Antonello da Messina, conservato al Museo Mandralisca di Cefalù, “ha la stessa forza evocativa della Gioconda di Leonardo”. Nel “Ritratto d’ignoto marinaio” (1470-1472) il sorriso è infatti ambiguo, o meglio enigmatico, proprio quello della Gioconda. Non si conoscono le circostanze della commissione del dipinto, né la sua collocazione originaria, né tanto meno l'identità del personaggio ritratto. Forse un pirata? Certamente, il suo sorriso enigmatico e lo sguardo ammiccante rivolto verso lo spettatore sono tra le massime espressioni dell'arguzia ritrattistica e della capacità di penetrazione psicologica del pittore messinese. Questo marinaio continua da secoli a guardarci, quasi a sfidarci, con un ghigno beffardo, alimentando leggende ed accostamenti. Il grande critico, Federico Zeri, ad esempio, in questo volto astuto ed intrigante ritrovava i caratteri della sicilianità «È ben difficile menzionare qualcosa di più intimamente siciliano del Ritratto di Cefalù, nel cui sorriso, tra eginetico e minatorio, è condensata l'ambigua essenza dell'isola fascinosa e terribile». Sorrisi romantici, melanconici, ammiccanti, ecc. Il sorriso femminile può essere romantico, come quello della giovane donna, elegante, colta da S.Vela nell’atto di rimirarsi in “Nello Specchio” (1886): ha un mazzo di fiori tra le mani, forse il pegno d’amore di uno spasimante. Sorpresa a compiaciuta lei si volta sorridente verso il pittore, con quel tipico “effetto venere” per cui in quel preciso momento guarda anche noi. Ammiccante è il sorriso della “Zingara” di F.Hals (1630), o delle “male femmine” che Frate Florenzo fece entrare nell’Abbazia di Monte Oliveto Maggiore (Siena) come ci racconta in “Storie di S. Benedetto” il Sodoma (1505) in uno degli affreschi del chiostro. Fra’ Florenzo odiava talmente tanto Fra’ Benedetto che, dopo aver tentato più volte di ucciderlo, anche con il veleno, ma senza successo, decise di screditarlo con sette provocanti danzatrici. Ma Benedetto scappò in tutta fretta su un somaro, mentre Florenzo, gustando la scena dall’alto, iniziò talmente a ridere che non si accorse del parapetto troppo basso, per cui a furia di dimenarsi perse l’equilibrio, cadde e morì. Sorrisi di complicità e di seduzione sono anche quelli che compaiono nel dipinto “La mezzana” (1622) del pittore olandese D.Van Baburen: l’anziana donna (la mezzana) viene ben pagata dal cavaliere che, mentre le fa cadere nella mano tesa una grossa moneta, guarda con cupidigia la giovane donna di cui sta comprando la compagnia…ed i due si scambiano sorrisi certamente maliziosi. Un vero momento di seduzione ce lo regala J.Vermeer in “Due gentiluomini e una fanciulla con bicchiere di vino” (1660): la scena è ambientata in una stanza illuminata dalla luce che entra da una finestra sulla sinistra; la fanciulla, seduta al tavolo, nel suo abito di un rosso acceso, guarda noi, sorridente e si compiace dell’atteggiamento dell’uomo chino su di lei che l’invita a bere porgendole un bicchiere di vino, mentre l’altro, anziano, è un po’ mogio (forse geloso o semplicemente brillo?). Ben diverso è invece l’atteggiamento della “Giovinetta sorridente con militare” (1658): qui la scena è palesemente galante. Il soldato, di spalle, di trequarti e con il gomito alzato, sembra fissarla. La luce che penetra sempre dalla grande finestra illumina il volto sorridente di lei, che tiene in mano un bicchiere di vino e ha la mano aperta: cosa aspetta? ha ricevuto una buona notizia? o si sente semplicemente lusingata da un corteggiatore che la mette in imbarazzo? Non ci è dato saperlo, ma forse questo è il “bello” di tanti quadri, il fatto di potere noi stessi dare un senso a certe situazioni, immaginare chissà quale vicenda o quali intrighi. Così come accade con B.Estebar Murillo e le sue “Galiziane alla finestra” (1655): due donne (forse madre e figlia) ridono divertite guardando un qualcosa che sta accadendo per la strada, sotto i loro occhi. Ma cosa e chi desta tanta ilarità? Pensiamo noi a dare una risposta, ricordando un qualche episodio buffo della nostra vita che ci ha veramente divertito. Ai tanti sorrisi femminili maliziosi, romantici, enigmatici, seducenti, maliziosi, ecc.,…dobbiamo aggiungere quelli materni, di pura tenerezza. Ma, per farlo in maniera coinvolgente, occorre entrare nel mondo sacro, per osservare Maria che gioca con il suo Bambino seduto sulle sue ginocchia, come una qualsiasi altra giovane madre. Sarà l’occasione propizia per incontrare i pochi Santi che nella Pittura appaiono sorridenti, e poi la Morte che sogghigna beffarda prendendosi gioco dell’uomo e delle sue vanità, oppure incredula per essere stata invocata come negli schizzi di Chagall. Ma rimandiamo tutto al prossimo viaggio.

Basta un sorriso per assicurarsi, grazie all’Arte, l’immortalità

Bellardi Maria Grazia
2020

Abstract

Continua il viaggio nel mondo della Pittura alla ricerca del sorriso, quel mezzo di comunicazione fra i più efficaci che l’uomo utilizza spesso inconsapevolmente per esprimere le proprie emozioni. Certamente i sorrisi del mondo femminile sono fra i più attraenti e coinvolgenti, perché le donne sanno bene quando e come “utilizzarli”! Uno dei più conosciuti nella Storia dell’Arte è senza dubbio quello di “Monna Lisa del Giocondo” (1503-1506): un moto impercettibile delle labbra lascia trapelare un’inquietudine appena accennata, resa più suggestiva dalla luce crepuscolare. È il sorriso enigmatico proprio della scuola leonardesca del ‘500, e che infatti si ritrova sul volto di “Flora” dipinta nel 1520 da F.Melzi, pupillo di Leonardo e poi da C.A.Procaccini nel 1620. La “Flora” di quest’ultimo, attribuita erroneamente per anni allo stesso Leonardo, scatenò persino le ire dei moralisti dell’epoca per quella dea dal sorriso enigmatico e sensuale (“un’adultera”) dipinta senza veli. Molto probabilmente Procaccini si ispirò ad uno schizzo (oggi conservato al Museo Condé, vicino a Parigi) “Monna Lisa senza veli” proprio di Leonardo. Sul sorriso enigmatico della Gioconda si è scritto tanto, anzi tantissimo, ma forse le parole più belle vengono dal Vasari che nelle ‘Vite” (1568) lo definì “un ghigno tanto piacevole che era cosa più divina che umana a vederlo, et era tenuta cosa meravigliosa….”. Non è rimasto indifferente a questo sorriso neanche F.Botero che, non ancora trentenne, dipinge una bucolica e fantasiosa “Monnalisa all’età dodici anni”, ovviamente paffutella, e poi, nel 1977, una simpatica “Monnalisa” molto più simile all’originale, ma sempre rotondetta. Un sorriso appena accennato è anche sul volto di una donna, “Agatha van Schoonhoven” ritratta nel 1529 (quindi a meno di 30 anni di distanza dalla Monnalisa di Leonardo) da J.Van Scorel, grande artista olandese, fra i primi a “romanizzarsi” con un viaggio in Italia, anzi, il primo ad introdurre l’Arte Rinascimentale in Olanda. Infatti, nel 1522 venne a Roma e Adriano VI (Papa Borgia) lo nominò suo pittore ufficiale. Non è escluso, quindi, che conoscesse lo stesso Leonardo. Il sorriso della Gioconda, definito “il sorriso di tutti gli enigmi”, con tutto il suo fascino malinconico e forse anche leggermente civettuolo, lo si ritrova sul volto di questa gentildonna olandese, anche se apparentemente meno sibillino. Due sorrisi appena abbozzati, quello di Monna Lisa e di Agatha, come se le due dame avessero una certa riluttanza a svelare i propri sentimenti. Ma esiste un’altra Gioconda e non è una “Lei”, bensì un “Lui”. Vittorio Sgarbi asserisce che questo ritratto di Antonello da Messina, conservato al Museo Mandralisca di Cefalù, “ha la stessa forza evocativa della Gioconda di Leonardo”. Nel “Ritratto d’ignoto marinaio” (1470-1472) il sorriso è infatti ambiguo, o meglio enigmatico, proprio quello della Gioconda. Non si conoscono le circostanze della commissione del dipinto, né la sua collocazione originaria, né tanto meno l'identità del personaggio ritratto. Forse un pirata? Certamente, il suo sorriso enigmatico e lo sguardo ammiccante rivolto verso lo spettatore sono tra le massime espressioni dell'arguzia ritrattistica e della capacità di penetrazione psicologica del pittore messinese. Questo marinaio continua da secoli a guardarci, quasi a sfidarci, con un ghigno beffardo, alimentando leggende ed accostamenti. Il grande critico, Federico Zeri, ad esempio, in questo volto astuto ed intrigante ritrovava i caratteri della sicilianità «È ben difficile menzionare qualcosa di più intimamente siciliano del Ritratto di Cefalù, nel cui sorriso, tra eginetico e minatorio, è condensata l'ambigua essenza dell'isola fascinosa e terribile». Sorrisi romantici, melanconici, ammiccanti, ecc. Il sorriso femminile può essere romantico, come quello della giovane donna, elegante, colta da S.Vela nell’atto di rimirarsi in “Nello Specchio” (1886): ha un mazzo di fiori tra le mani, forse il pegno d’amore di uno spasimante. Sorpresa a compiaciuta lei si volta sorridente verso il pittore, con quel tipico “effetto venere” per cui in quel preciso momento guarda anche noi. Ammiccante è il sorriso della “Zingara” di F.Hals (1630), o delle “male femmine” che Frate Florenzo fece entrare nell’Abbazia di Monte Oliveto Maggiore (Siena) come ci racconta in “Storie di S. Benedetto” il Sodoma (1505) in uno degli affreschi del chiostro. Fra’ Florenzo odiava talmente tanto Fra’ Benedetto che, dopo aver tentato più volte di ucciderlo, anche con il veleno, ma senza successo, decise di screditarlo con sette provocanti danzatrici. Ma Benedetto scappò in tutta fretta su un somaro, mentre Florenzo, gustando la scena dall’alto, iniziò talmente a ridere che non si accorse del parapetto troppo basso, per cui a furia di dimenarsi perse l’equilibrio, cadde e morì. Sorrisi di complicità e di seduzione sono anche quelli che compaiono nel dipinto “La mezzana” (1622) del pittore olandese D.Van Baburen: l’anziana donna (la mezzana) viene ben pagata dal cavaliere che, mentre le fa cadere nella mano tesa una grossa moneta, guarda con cupidigia la giovane donna di cui sta comprando la compagnia…ed i due si scambiano sorrisi certamente maliziosi. Un vero momento di seduzione ce lo regala J.Vermeer in “Due gentiluomini e una fanciulla con bicchiere di vino” (1660): la scena è ambientata in una stanza illuminata dalla luce che entra da una finestra sulla sinistra; la fanciulla, seduta al tavolo, nel suo abito di un rosso acceso, guarda noi, sorridente e si compiace dell’atteggiamento dell’uomo chino su di lei che l’invita a bere porgendole un bicchiere di vino, mentre l’altro, anziano, è un po’ mogio (forse geloso o semplicemente brillo?). Ben diverso è invece l’atteggiamento della “Giovinetta sorridente con militare” (1658): qui la scena è palesemente galante. Il soldato, di spalle, di trequarti e con il gomito alzato, sembra fissarla. La luce che penetra sempre dalla grande finestra illumina il volto sorridente di lei, che tiene in mano un bicchiere di vino e ha la mano aperta: cosa aspetta? ha ricevuto una buona notizia? o si sente semplicemente lusingata da un corteggiatore che la mette in imbarazzo? Non ci è dato saperlo, ma forse questo è il “bello” di tanti quadri, il fatto di potere noi stessi dare un senso a certe situazioni, immaginare chissà quale vicenda o quali intrighi. Così come accade con B.Estebar Murillo e le sue “Galiziane alla finestra” (1655): due donne (forse madre e figlia) ridono divertite guardando un qualcosa che sta accadendo per la strada, sotto i loro occhi. Ma cosa e chi desta tanta ilarità? Pensiamo noi a dare una risposta, ricordando un qualche episodio buffo della nostra vita che ci ha veramente divertito. Ai tanti sorrisi femminili maliziosi, romantici, enigmatici, seducenti, maliziosi, ecc.,…dobbiamo aggiungere quelli materni, di pura tenerezza. Ma, per farlo in maniera coinvolgente, occorre entrare nel mondo sacro, per osservare Maria che gioca con il suo Bambino seduto sulle sue ginocchia, come una qualsiasi altra giovane madre. Sarà l’occasione propizia per incontrare i pochi Santi che nella Pittura appaiono sorridenti, e poi la Morte che sogghigna beffarda prendendosi gioco dell’uomo e delle sue vanità, oppure incredula per essere stata invocata come negli schizzi di Chagall. Ma rimandiamo tutto al prossimo viaggio.
2020
Bellardi Maria Grazia
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11585/788678
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