In riferimento alla lingua di Özdamar si è parlato spesso di ‘realismo magico’. Mueller (2003: 305) sottolinea che la scrittura di Özdamar va considerata come parte di una specifica scrittura femminile, che utilizza strategie narrative del realismo magico per creare delle mediazioni tra costellazioni culturali e geografiche diverse. A proposito, Mueller richiama anche la concezione di lingua e testi ibridi elaborata da Bachtin, della compresenza in uno stesso testo di diverse voci, sottolineando in particolare come in “La vita è un caravanserraglio” il soggetto femminile, pur proveniente da una condizione opprimente, riesca a trovare una propria via contro la realtà maschile dominante, verso la maturazione di una voce femminile, in un’espressione letteraria libera. Nei testi di Özdamar, esempi per espressioni semantiche ibride, stridenti e ‘strane’ in tedesco, sono costruzioni come Mundhure (ted. Mund ‘bocca’ + ted. Hure ‘puttana’), oppure Geduldstein (ted. Geduld + ted. Stein ‘pietra’), che, secondo quanto riferito da Özdamar stessa, si formano quando il turco e il tedesco si intrecciano . Questo confluire delle due lingue, in cui i parlanti stessi non sanno più bene quale lingua stiano in effetti parlando, è un’esperienza che è familiare agli individui bilingui (cfr. Thüne 2001) e ben si accorda con fenomeni come il code-switching e il code-mixing; nel caso di Özdamar non si tratta infatti solo di un uso alternato di due lingue in uno stesso enunciato (code-switching), ma di vero e proprio code-mixing, cioè un utilizzo contemporaneo delle due lingue (cfr. Mayr 1997: 575). Gli atti linguistici quotidiani in Özdamar attraversano un processo di estetizzazione, guadagnando così nuovi collegamenti semantici, come p.es. nel caso di Mundhure e di Geduldstein (ma non solo, perché il processo può riguardare anche l’utilizzo di ripetizioni e di determinate forme sintattiche, vedi sotto). Questo trova una corrispondenza nel principio organizzativo che si può rilevare nei testi di Özdamar, quello del montaggio; Özdamar infatti giustappone in modo sorprendente diverse tracce e elementi che sembrano non aver nessuna relazione (cfr. Brandt 2004: 297-298). Così in Lingua di madre Özdamar racconta di come abbia recuperato tre parole turche: due in sogno (ISCI = operaio; kaza gecirmek = traduzione letterale in tedesco ‘Lebensunfälle’, cioè ‘incidenti di vita’) e una per strada, cogliendo l’esclamazione di un uomo. Queste tre parole turche divengono tre parole chiave della raccolta di racconti).
E. Thune (2009). Lo scavo delle parole: scrivere e riflettere sulla lingua nei testi di Emine Sevgi Özdamar. TRENTO : Osiride.
Lo scavo delle parole: scrivere e riflettere sulla lingua nei testi di Emine Sevgi Özdamar
THUNE, EVA-MARIA CHRISTINA CHARLOTTE
2009
Abstract
In riferimento alla lingua di Özdamar si è parlato spesso di ‘realismo magico’. Mueller (2003: 305) sottolinea che la scrittura di Özdamar va considerata come parte di una specifica scrittura femminile, che utilizza strategie narrative del realismo magico per creare delle mediazioni tra costellazioni culturali e geografiche diverse. A proposito, Mueller richiama anche la concezione di lingua e testi ibridi elaborata da Bachtin, della compresenza in uno stesso testo di diverse voci, sottolineando in particolare come in “La vita è un caravanserraglio” il soggetto femminile, pur proveniente da una condizione opprimente, riesca a trovare una propria via contro la realtà maschile dominante, verso la maturazione di una voce femminile, in un’espressione letteraria libera. Nei testi di Özdamar, esempi per espressioni semantiche ibride, stridenti e ‘strane’ in tedesco, sono costruzioni come Mundhure (ted. Mund ‘bocca’ + ted. Hure ‘puttana’), oppure Geduldstein (ted. Geduld + ted. Stein ‘pietra’), che, secondo quanto riferito da Özdamar stessa, si formano quando il turco e il tedesco si intrecciano . Questo confluire delle due lingue, in cui i parlanti stessi non sanno più bene quale lingua stiano in effetti parlando, è un’esperienza che è familiare agli individui bilingui (cfr. Thüne 2001) e ben si accorda con fenomeni come il code-switching e il code-mixing; nel caso di Özdamar non si tratta infatti solo di un uso alternato di due lingue in uno stesso enunciato (code-switching), ma di vero e proprio code-mixing, cioè un utilizzo contemporaneo delle due lingue (cfr. Mayr 1997: 575). Gli atti linguistici quotidiani in Özdamar attraversano un processo di estetizzazione, guadagnando così nuovi collegamenti semantici, come p.es. nel caso di Mundhure e di Geduldstein (ma non solo, perché il processo può riguardare anche l’utilizzo di ripetizioni e di determinate forme sintattiche, vedi sotto). Questo trova una corrispondenza nel principio organizzativo che si può rilevare nei testi di Özdamar, quello del montaggio; Özdamar infatti giustappone in modo sorprendente diverse tracce e elementi che sembrano non aver nessuna relazione (cfr. Brandt 2004: 297-298). Così in Lingua di madre Özdamar racconta di come abbia recuperato tre parole turche: due in sogno (ISCI = operaio; kaza gecirmek = traduzione letterale in tedesco ‘Lebensunfälle’, cioè ‘incidenti di vita’) e una per strada, cogliendo l’esclamazione di un uomo. Queste tre parole turche divengono tre parole chiave della raccolta di racconti).I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.