In questo contributo analizzeremo il criterio del danno, presente nella definizione generale di disturbo mentale del DSM. La questione ha rilevanza sia da un punto di vista filosofico, perché il danno è una componente normativa e valoriale, non oggettiva, sia da un punto di vista clinico, perché chi ha difeso il criterio del danno ha spesso sostenuto che in sua assenza avremmo troppi falsi positivi. Infine, ha importanza dal punto di vista socio-sanitario in relazione al rapporto tra la psichiatria e la medicina non psichiatrica, nello specifico tra il DSM e l’ICD. Sosterremo che ci sono buone ragioni per non mantenere il danno come criterio necessario nella definizione generale del disturbo mentale. Dopo una breve introduzione, forniremo una panoramica storica sul ruolo del criterio del danno nelle varie edizioni del DSM. Successivamente si illustrerà la principale obiezione contro l’inclusione del criterio del danno nella definizione generale di disturbo mentale, ossia il problema dei falsi negativi, per poi presentare e discutere ulteriori ragioni–medico-pratiche e concettuali–che depongono a sfavore dell’attribuzione di un forte peso al criterio del danno. In sede conclusiva ribadiamo come la decisione presa dalla task force del DSM-5 di escludere il criterio del danno dalla definizione generale di disturbo mentale debba essere sostenuta.
Elisabetta Lalumera, Maria Cristina Amoretti (2018). Il criterio del “danno” nella definizione di disturbo mentale del DSM. Alcune riflessioni epistemologiche. RIVISTA INTERNAZIONALE DI FILOSOFIA E PSICOLOGIA, 9(2), 139-150.
Il criterio del “danno” nella definizione di disturbo mentale del DSM. Alcune riflessioni epistemologiche
Elisabetta Lalumera;
2018
Abstract
In questo contributo analizzeremo il criterio del danno, presente nella definizione generale di disturbo mentale del DSM. La questione ha rilevanza sia da un punto di vista filosofico, perché il danno è una componente normativa e valoriale, non oggettiva, sia da un punto di vista clinico, perché chi ha difeso il criterio del danno ha spesso sostenuto che in sua assenza avremmo troppi falsi positivi. Infine, ha importanza dal punto di vista socio-sanitario in relazione al rapporto tra la psichiatria e la medicina non psichiatrica, nello specifico tra il DSM e l’ICD. Sosterremo che ci sono buone ragioni per non mantenere il danno come criterio necessario nella definizione generale del disturbo mentale. Dopo una breve introduzione, forniremo una panoramica storica sul ruolo del criterio del danno nelle varie edizioni del DSM. Successivamente si illustrerà la principale obiezione contro l’inclusione del criterio del danno nella definizione generale di disturbo mentale, ossia il problema dei falsi negativi, per poi presentare e discutere ulteriori ragioni–medico-pratiche e concettuali–che depongono a sfavore dell’attribuzione di un forte peso al criterio del danno. In sede conclusiva ribadiamo come la decisione presa dalla task force del DSM-5 di escludere il criterio del danno dalla definizione generale di disturbo mentale debba essere sostenuta.File | Dimensione | Formato | |
---|---|---|---|
amoretti lalumera-danno-19.pdf
accesso aperto
Tipo:
Versione (PDF) editoriale
Licenza:
Licenza per Accesso Aperto. Creative Commons Attribuzione (CCBY)
Dimensione
454.09 kB
Formato
Adobe PDF
|
454.09 kB | Adobe PDF | Visualizza/Apri |
I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.