La metafora della radice (ben 本) e del ramo (mo 末) si impone per la straordinaria longevità: vi si è ricorsi per ridefinire lʼidentità cinese durante le grandi traslazioni culturali che hanno segnato la storia del Celeste Impero, ossia la cosiddetta “conquista buddista della Cina”, prima, e il dominio della tecnica e del pensiero occidentale, poi. Il presente studio è mirato a individuare la specifica portata teorica e culturale di questo binomio e a ricostruirne l’enucleazione e lo sviluppo. Dopo una breve presentazione della sua declinazione contemporanea nei repertori giornalistici e nei in testi prodotti dagli apparati statali, il lavoro procede con l’analisi della struttura dei caratteri “radice” e “ramo”, attestati come poli di uno stesso ambito semantico che generano una gamma di antinomie, da “sotto/sopra”, “dentro/fuori” a “prioritario/secondario”, fino a diventare, nella retorica contemporanea, il rimando alla prassi di analisi preliminare di un problema, distinguendo, appunto, la radice dal ramo. Viene infine ripercorso il cammino che lega tale prassi alla tradizione filosofica cinese prebuddhista. Attraverso i rimandi tipici nel pensiero categoriale cinese, la metafora della radice e del ramo, da polarizzazione concettuale, giunge a definirsi come una vera e propria coppia filosofica. Tale crescendo è schematizzato in quattro passaggi: lʼaccezione “fondamento-dettaglio” rintracciabile nellʼopera di Confucio, la prassi per una corretta analisi prefigurata nel Mengzi, lʼenfasi sulla reciprocità posta da Xunzi, fino alla definitiva esplicitazione filosofica ad opera di Wang Bi, nella quale 'ben' rappresenta lʼaspetto primordiale correlato alla molteplicità delle manifestazioni, 'mo'.
La vocazione di concretezza del pensiero categoriale nella lingua cinese: il binomio benmo
carlotta sparvoli
2006
Abstract
La metafora della radice (ben 本) e del ramo (mo 末) si impone per la straordinaria longevità: vi si è ricorsi per ridefinire lʼidentità cinese durante le grandi traslazioni culturali che hanno segnato la storia del Celeste Impero, ossia la cosiddetta “conquista buddista della Cina”, prima, e il dominio della tecnica e del pensiero occidentale, poi. Il presente studio è mirato a individuare la specifica portata teorica e culturale di questo binomio e a ricostruirne l’enucleazione e lo sviluppo. Dopo una breve presentazione della sua declinazione contemporanea nei repertori giornalistici e nei in testi prodotti dagli apparati statali, il lavoro procede con l’analisi della struttura dei caratteri “radice” e “ramo”, attestati come poli di uno stesso ambito semantico che generano una gamma di antinomie, da “sotto/sopra”, “dentro/fuori” a “prioritario/secondario”, fino a diventare, nella retorica contemporanea, il rimando alla prassi di analisi preliminare di un problema, distinguendo, appunto, la radice dal ramo. Viene infine ripercorso il cammino che lega tale prassi alla tradizione filosofica cinese prebuddhista. Attraverso i rimandi tipici nel pensiero categoriale cinese, la metafora della radice e del ramo, da polarizzazione concettuale, giunge a definirsi come una vera e propria coppia filosofica. Tale crescendo è schematizzato in quattro passaggi: lʼaccezione “fondamento-dettaglio” rintracciabile nellʼopera di Confucio, la prassi per una corretta analisi prefigurata nel Mengzi, lʼenfasi sulla reciprocità posta da Xunzi, fino alla definitiva esplicitazione filosofica ad opera di Wang Bi, nella quale 'ben' rappresenta lʼaspetto primordiale correlato alla molteplicità delle manifestazioni, 'mo'.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.