La metamorfosi ciclica del potere politico-giuridico e le origini (arabe) della sociologia

Ibn Khaldun – uno dei più grandi intellettuali del periodo “classico” della cultura araba – è stato un “proto-sociologo” al quale si sono ispirati, secoli più tardi, grandi studiosi della cultura e del diritto occidentale come Durkheim, Gumplowicz, Engels e altri. Nella Muqaddima, scritta nel 1377, egli ha tracciato un’analisi delle continue trasformazioni che interessano i gruppi sociali (le “civilizzazioni”) integrando le dimensioni politica, giuridica, sociale, economica, psicologica e culturale in una visione comprensiva e dinamica, determinata dai due motori dati dalla solidarietà sociale da un lato, e dalla tensione alla formalizzazione del potere dall’altro. In questo quadro il diritto, come formalizzazione irrigidita, coercitiva ed eteronoma di regole inizialmente operative attraverso meccanismi di identificazione (asabiyya), viene collocato nel tempo della sua, sociologicamente inevitabile, metamorfosi ciclica.