Tra cecità corticale e vecchi vizi. Riflessioni sui processi di esternalizzazione e distanziamento

This contribution aims to reflect critically on the externalisation processes put in place by Italy and the European Union as a way to governance contemporary migratory flows. Starting from the identification of the salient aspects of these processes, the contribution intends to demonstrate the existence of lines of continuity in the motivations for their strengthening, aimed at an increasingly evident (physical and social) distancing. In this sense, the Covid-19 pandemic can be understood as a moment of further institutionalization of practices and regulations that are at least questionable from the point of view of the protection of fundamental rights. Through the analysis of the public and institutional debate that has taken place in the last few months, the contribution aims to show how the same rhetoric, that vehemently re-emerged in the pandemic crisis, is related to old imaginaries but is also able to create new spaces of division.

Il contributo intende riflettere criticamente sui processi di esternalizzazione posti in essere dall’Italia e dall’Unione europea come modalità di governance dei contemporanei flussi migratori. A partire dall’identificazione delle caratteristiche salienti di tali processi, il contributo intende dimostrare l’esistenza di linee di continuità nelle motivazioni edotte al loro rafforzamento, finalizzate ad un distanziamento (fisico e sociale) sempre più evidente. In questo senso la pandemia da Covid-19 può essere intesa come momento di ulteriore istituzionalizzazione di prassi e normative quanto meno discutibili dal punto di vista della tutela dei diritti fondamentali. Attraverso l’analisi del dibattito pubblico e istituzionale avvenuto negli ultimi mesi, si intende mostrare come le stesse retoriche riemerse con veemenza nella crisi pandemica afferiscano a vecchi immaginari ma siano altresì in grado di creare spazi inediti di divisione.