Il dottore Robert Waring Darwin non era certo soddisfatto del suo secondogenito, Charles Robert, che frequentava con scarso successo la scuola di Shrewsbury, in Inghilterra:…. “Il ragazzo è completamente assorbito dalla caccia, dai cani, dalla smania di raccogliere semi, insetti, topi, uova di uccelli,…” . Ma fu proprio questa “smania”, o meglio questa acutezza di osservazione della Natura, che fece di Charles R. Darwin il padre della teoria dell’evoluzione, il “Darwinismo”, il cui concetto cardine si può riassumere in “lotta per la vita”. A duecento anni dalla nascita, avvenuta a Shrewsbury il 12 febbraio del 1809, Bologna ha dedicato a Darwin una piccola ma interessante mostra allestita, non a caso, nell’antico Orto e Museo Botanico dell’Università, apertasi il 4 aprile e terminata il 30 giugno 2009. Prima di visitarla assieme, per scoprire con quanta passione Darwin cercò di spiegare l’origine di tutti i differenti tipi di animali e vegetali, contrastando la teoria del “creazionismo” o del “fissismo” secondo la quale le singole specie, create da un Ente Supremo, si sarebbero conservate immutabili nel tempo, e quella del “lamarckismo” (dallo studioso Antoine Monet, cavaliere di Lamarck), basata sul fatto che i caratteri dovuti all’adattamento all’ambiente, ossia acquisiti durante la vita, sarebbero divenuti ereditari, vediamo come e dove visse il grande Naturalista. Il Giardino di Darwin L’Orto Botanico di Bologna ha celebrato il secondo centenario della nascita di Darwin con una mostra dedicata agli aspetti prettamente botanici del suo lavoro. Come accennato, tutte le affermazioni che si ritrovano nei suoi scritti furono sostenute da osservazioni ed esperimenti rigorosamente analizzati e discussi. Se in una determinata specie si trova una particolare struttura (del fiore, delle foglie, del fusto) bisogna supporre che tale struttura comporti una capacità di sopravvivenza (detta fitness) più elevata e che per questo sia stata favorita dalla selezione naturale nelle generazioni passate: il grado di fitness è per così dire la “chiave di lettura” costantemente ricercata da Darwin per spiegare l’origine e la diversità delle piante, dalle insettivore alle carnivore, dalle primule alle orchidee. Ad esempio, la forma del fiore permette di prevedere, sia pure con una certa approssimazione, quale ne sia l’impollinatore. L’attuale concetto della “sindrome fiorale” lo si deve proprio a Darwin. Egli osservò, infatti, che le specie con nettario corto e non molto stretto erano impollinate da imenotteri e da mosche, al contrario di quelle provviste di un nettario molto allungato o con un accesso stretto, impollinate da farfalle diurne o notturne. Un caso emblematico è quello di un’orchidea epifita, Angraecum sesquipedale, nella quale egli vide che lo sperone nettarifero era lungo ben 11 pollici e mezzo (circa 29 cm), ma il nettare era localizzato nell’ultimo pollice e mezzo (3,8 cm). Il fiore, poi, era costituito da sei tepali disposti a stella che non offrivano una superficie di appoggio: doveva quindi esistere una farfalla notturna dotata di una spiritromba di lunghezza tale da raggiungere la profondità del nettario. Solo mezzo secolo più tardi, nel 1903, venne scoperta effettivamente una farfalla che corrispondeva alla previsione di Darwin e che fu chiamata Xanthofan morganii praedicta.

"Il Giardino di Darwin" in mostra a Bologna / Bellardi M.G.. - In: FLORTECNICA. - ISSN 1122-7958. - STAMPA. - 7/8:(2009), pp. 54-56.

"Il Giardino di Darwin" in mostra a Bologna

BELLARDI, MARIA GRAZIA
2009

Abstract

Il dottore Robert Waring Darwin non era certo soddisfatto del suo secondogenito, Charles Robert, che frequentava con scarso successo la scuola di Shrewsbury, in Inghilterra:…. “Il ragazzo è completamente assorbito dalla caccia, dai cani, dalla smania di raccogliere semi, insetti, topi, uova di uccelli,…” . Ma fu proprio questa “smania”, o meglio questa acutezza di osservazione della Natura, che fece di Charles R. Darwin il padre della teoria dell’evoluzione, il “Darwinismo”, il cui concetto cardine si può riassumere in “lotta per la vita”. A duecento anni dalla nascita, avvenuta a Shrewsbury il 12 febbraio del 1809, Bologna ha dedicato a Darwin una piccola ma interessante mostra allestita, non a caso, nell’antico Orto e Museo Botanico dell’Università, apertasi il 4 aprile e terminata il 30 giugno 2009. Prima di visitarla assieme, per scoprire con quanta passione Darwin cercò di spiegare l’origine di tutti i differenti tipi di animali e vegetali, contrastando la teoria del “creazionismo” o del “fissismo” secondo la quale le singole specie, create da un Ente Supremo, si sarebbero conservate immutabili nel tempo, e quella del “lamarckismo” (dallo studioso Antoine Monet, cavaliere di Lamarck), basata sul fatto che i caratteri dovuti all’adattamento all’ambiente, ossia acquisiti durante la vita, sarebbero divenuti ereditari, vediamo come e dove visse il grande Naturalista. Il Giardino di Darwin L’Orto Botanico di Bologna ha celebrato il secondo centenario della nascita di Darwin con una mostra dedicata agli aspetti prettamente botanici del suo lavoro. Come accennato, tutte le affermazioni che si ritrovano nei suoi scritti furono sostenute da osservazioni ed esperimenti rigorosamente analizzati e discussi. Se in una determinata specie si trova una particolare struttura (del fiore, delle foglie, del fusto) bisogna supporre che tale struttura comporti una capacità di sopravvivenza (detta fitness) più elevata e che per questo sia stata favorita dalla selezione naturale nelle generazioni passate: il grado di fitness è per così dire la “chiave di lettura” costantemente ricercata da Darwin per spiegare l’origine e la diversità delle piante, dalle insettivore alle carnivore, dalle primule alle orchidee. Ad esempio, la forma del fiore permette di prevedere, sia pure con una certa approssimazione, quale ne sia l’impollinatore. L’attuale concetto della “sindrome fiorale” lo si deve proprio a Darwin. Egli osservò, infatti, che le specie con nettario corto e non molto stretto erano impollinate da imenotteri e da mosche, al contrario di quelle provviste di un nettario molto allungato o con un accesso stretto, impollinate da farfalle diurne o notturne. Un caso emblematico è quello di un’orchidea epifita, Angraecum sesquipedale, nella quale egli vide che lo sperone nettarifero era lungo ben 11 pollici e mezzo (circa 29 cm), ma il nettare era localizzato nell’ultimo pollice e mezzo (3,8 cm). Il fiore, poi, era costituito da sei tepali disposti a stella che non offrivano una superficie di appoggio: doveva quindi esistere una farfalla notturna dotata di una spiritromba di lunghezza tale da raggiungere la profondità del nettario. Solo mezzo secolo più tardi, nel 1903, venne scoperta effettivamente una farfalla che corrispondeva alla previsione di Darwin e che fu chiamata Xanthofan morganii praedicta.
2009
"Il Giardino di Darwin" in mostra a Bologna / Bellardi M.G.. - In: FLORTECNICA. - ISSN 1122-7958. - STAMPA. - 7/8:(2009), pp. 54-56.
Bellardi M.G.
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