L’autrice discute le questioni poste dalla rilevanza del termine «traduzione» nell’ambito degli studi postcoloniali. Al centro dell’attenzione sono le persistenti gerarchie tra lingue e culture, la traducibilità dei concetti e dei significati, le modalità entro le quali vengono posti i problemi di equivalenza, le politiche contemporanee della traduzione e la attuale rivendicazione della permanenza di zone di «intraducibilità», che risponde al rischio che la traduzione diventi il luogo in cui si esercita una «violenza semica» prodotta entro una prassi traduttiva che, nel definire e articolare l’alterità la «normalizza», inseguendo un’ideale «invisibilità» del traduttore, producendo testi scorrevoli e facilmente leggibili nella lingua di arrivo e l’illusione di potersi riconoscere senza sforzo e senza estraniazione nell’alterità culturale, di fatto elidendola e/o marginalizzandola. La rappresentazione della traduzione ha effetti socio-politici e funziona come un dispositivo attraverso cui l’individuo immagina la sua relazione con la comunità nazionale o etnica, di questi dispositivi il contributo cerca di rendere conto, confrontandosi in modo particolare con le proposte che vengono dagli studi non soltanto euro-americani sulla traduzione.

G.Benvenuti (2009). Politiche della traduzione «Translation studies» e studi postcoloniali. STUDI CULTURALI, 2, 243-256.

Politiche della traduzione «Translation studies» e studi postcoloniali

BENVENUTI, GIULIANA
2009

Abstract

L’autrice discute le questioni poste dalla rilevanza del termine «traduzione» nell’ambito degli studi postcoloniali. Al centro dell’attenzione sono le persistenti gerarchie tra lingue e culture, la traducibilità dei concetti e dei significati, le modalità entro le quali vengono posti i problemi di equivalenza, le politiche contemporanee della traduzione e la attuale rivendicazione della permanenza di zone di «intraducibilità», che risponde al rischio che la traduzione diventi il luogo in cui si esercita una «violenza semica» prodotta entro una prassi traduttiva che, nel definire e articolare l’alterità la «normalizza», inseguendo un’ideale «invisibilità» del traduttore, producendo testi scorrevoli e facilmente leggibili nella lingua di arrivo e l’illusione di potersi riconoscere senza sforzo e senza estraniazione nell’alterità culturale, di fatto elidendola e/o marginalizzandola. La rappresentazione della traduzione ha effetti socio-politici e funziona come un dispositivo attraverso cui l’individuo immagina la sua relazione con la comunità nazionale o etnica, di questi dispositivi il contributo cerca di rendere conto, confrontandosi in modo particolare con le proposte che vengono dagli studi non soltanto euro-americani sulla traduzione.
2009
G.Benvenuti (2009). Politiche della traduzione «Translation studies» e studi postcoloniali. STUDI CULTURALI, 2, 243-256.
G.Benvenuti
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