La gerbera (Gerbera jamesonii) è un fiore dall’aspetto solare, grazie alla disposizione geometrica dei petali, ed al tempo stesso molto elegante, grazie allo stelo allungato e snello che lo sorregge. La pianta è originaria delle estreme regioni orientali del Bacino del Mediterraneo. Il suo nome deriva dal naturalista tedesco Traugott Gerber che compì numerosi viaggi in Russia all’inizio del ‘700 (morì nel 1743) alla ricerca di nuove specie botaniche. I primi ibridi di gerbera furono creati nel 1887 da Richard I. Lynch, curatore del Botanical Garden di Cambridge, ma il più grande cultore ed ibridatore di gerbere fu il tedesco Robert Diem che, nel 1922, approfondì e divulgò le proprie conoscenze e tecniche sull’argomento nella nostra bella Riviera Ligure. Una pianta utile e poco impegnativa La gerbera è un fiore tutto da scoprire. Molti, ad esempio, non sanno che è fra le piante più consigliate per “ripulire” l’aria viziata delle nostre case, degli uffici e dei locali pubblici, e che si può coltivare in terrazzo o in giardino con grandi risultati e poche cure. Occorre, però, fare attenzione che non si verifichino attacchi da mal bianco (il comune Oidio), dovuto al fungo Erysiphe cichoracearum. I sintomi Questi compaiono su lembi fogliari e piccioli sotto forma della tipica patina polverulenta, biancastra, localizzata in chiazze che progressivamente si estendono fino a rivestire l’intera lamina di entrambe le pagine fogliari. Con il passare del tempo, la muffettina assume una colorazione prima grigiastra, poi violetta. Le foglie colpite stentano a svilupparsi, avvizziscono e disseccano, mentre i boccioli si aprono in maniera irregolare. Cosa fare? Lo sviluppo del patogeno è favorito dalle temperature elevate nel periodo estivo-autunnale. Occorre quindi operare in maniera preventiva evitando che le piante siano troppo fitte e che si verifichino ristagni d’acqua o si abbiano eccessi di calore. Alla comparsa delle prime chiazze biancastre intervenite con bitertanolo-25 (non classificato) alle dosi di 1gr per 1 litro di acqua, oppure con zolfo bagnabile-80 (bio, non classificato) alle dosi di 2 gr per 1 litro di acqua. I trattamenti vanno ripetuti dopo circa 7-10 giorni nel caso persistano elevati livelli di umidità nell’aria favorevoli allo sviluppo di nuovi processi infettivi. Quanto indicato per la gerbera, vale anche per altre erbacee a fioritura estiva (zinnia, girasole, crisantemo, garofano, ecc.) dato che E. cichoracearum è un fungo molto polifago.

Bellardi M.G. (2009). Il mal bianco della gerbera. GIARDINI, 238, 72-72.

Il mal bianco della gerbera

BELLARDI, MARIA GRAZIA
2009

Abstract

La gerbera (Gerbera jamesonii) è un fiore dall’aspetto solare, grazie alla disposizione geometrica dei petali, ed al tempo stesso molto elegante, grazie allo stelo allungato e snello che lo sorregge. La pianta è originaria delle estreme regioni orientali del Bacino del Mediterraneo. Il suo nome deriva dal naturalista tedesco Traugott Gerber che compì numerosi viaggi in Russia all’inizio del ‘700 (morì nel 1743) alla ricerca di nuove specie botaniche. I primi ibridi di gerbera furono creati nel 1887 da Richard I. Lynch, curatore del Botanical Garden di Cambridge, ma il più grande cultore ed ibridatore di gerbere fu il tedesco Robert Diem che, nel 1922, approfondì e divulgò le proprie conoscenze e tecniche sull’argomento nella nostra bella Riviera Ligure. Una pianta utile e poco impegnativa La gerbera è un fiore tutto da scoprire. Molti, ad esempio, non sanno che è fra le piante più consigliate per “ripulire” l’aria viziata delle nostre case, degli uffici e dei locali pubblici, e che si può coltivare in terrazzo o in giardino con grandi risultati e poche cure. Occorre, però, fare attenzione che non si verifichino attacchi da mal bianco (il comune Oidio), dovuto al fungo Erysiphe cichoracearum. I sintomi Questi compaiono su lembi fogliari e piccioli sotto forma della tipica patina polverulenta, biancastra, localizzata in chiazze che progressivamente si estendono fino a rivestire l’intera lamina di entrambe le pagine fogliari. Con il passare del tempo, la muffettina assume una colorazione prima grigiastra, poi violetta. Le foglie colpite stentano a svilupparsi, avvizziscono e disseccano, mentre i boccioli si aprono in maniera irregolare. Cosa fare? Lo sviluppo del patogeno è favorito dalle temperature elevate nel periodo estivo-autunnale. Occorre quindi operare in maniera preventiva evitando che le piante siano troppo fitte e che si verifichino ristagni d’acqua o si abbiano eccessi di calore. Alla comparsa delle prime chiazze biancastre intervenite con bitertanolo-25 (non classificato) alle dosi di 1gr per 1 litro di acqua, oppure con zolfo bagnabile-80 (bio, non classificato) alle dosi di 2 gr per 1 litro di acqua. I trattamenti vanno ripetuti dopo circa 7-10 giorni nel caso persistano elevati livelli di umidità nell’aria favorevoli allo sviluppo di nuovi processi infettivi. Quanto indicato per la gerbera, vale anche per altre erbacee a fioritura estiva (zinnia, girasole, crisantemo, garofano, ecc.) dato che E. cichoracearum è un fungo molto polifago.
2009
Bellardi M.G. (2009). Il mal bianco della gerbera. GIARDINI, 238, 72-72.
Bellardi M.G.
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