Nell’ultimo capitolo del volume La frontiera (2015), intitolato La violenza del mondo, Alessandro Leogrande (1977-2017) mette in relazione i suoi reportage narrativi sui naufragi nel Mediterraneo con il noto dipinto di Caravaggio Il martirio di San Matteo (1600-01), che si trova nella chiesa di San Luigi dei Francesi a Roma. Leogrande individua una precisa corrispondenza tra lo sguardo di Caravaggio, che si ritrae sullo sfondo della scena mentre assiste alla violenza del martirio, e il modo in cui si assiste ai ripetuti naufragi di migranti: anche chi non è indifferente alla violenza del mondo resta comunque “impotente” spettatore degli avvenimenti. L’articolo analizza il valore allegorico del riferimento caravaggesco facendo interagire la critica letteraria con i più recenti studi nell’ambito della Visual Culture. Infatti, la rielaborazione intersemiotica e transmediale dello sguardo del pittore lombardo si sta consolidando come una tendenza internazionale – lo ha rilevato Francesco Zucconi in Displacing Caravaggio (2018) – per raccontare i drammi della contemporaneità attraverso prospettive non convenzionali. Leogrande per narrare la frontiera controversa del Mediterraneo non si può limitare a descrivere le immagini della tragedia ormai stratificate nell’immaginario occidentale, ma deve impegnarsi in una contro-narrazione per ribaltare le narrazioni ufficiali e il regime scopico dominante, avendo come modello l’opera di Caravaggio.
Filippo Milani (2018). Vedere, non vedere. Alessandro Leogrande e lo sguardo di Caravaggio. SCRITTURE MIGRANTI, 12, 191-216.
Vedere, non vedere. Alessandro Leogrande e lo sguardo di Caravaggio
Filippo Milani
2018
Abstract
Nell’ultimo capitolo del volume La frontiera (2015), intitolato La violenza del mondo, Alessandro Leogrande (1977-2017) mette in relazione i suoi reportage narrativi sui naufragi nel Mediterraneo con il noto dipinto di Caravaggio Il martirio di San Matteo (1600-01), che si trova nella chiesa di San Luigi dei Francesi a Roma. Leogrande individua una precisa corrispondenza tra lo sguardo di Caravaggio, che si ritrae sullo sfondo della scena mentre assiste alla violenza del martirio, e il modo in cui si assiste ai ripetuti naufragi di migranti: anche chi non è indifferente alla violenza del mondo resta comunque “impotente” spettatore degli avvenimenti. L’articolo analizza il valore allegorico del riferimento caravaggesco facendo interagire la critica letteraria con i più recenti studi nell’ambito della Visual Culture. Infatti, la rielaborazione intersemiotica e transmediale dello sguardo del pittore lombardo si sta consolidando come una tendenza internazionale – lo ha rilevato Francesco Zucconi in Displacing Caravaggio (2018) – per raccontare i drammi della contemporaneità attraverso prospettive non convenzionali. Leogrande per narrare la frontiera controversa del Mediterraneo non si può limitare a descrivere le immagini della tragedia ormai stratificate nell’immaginario occidentale, ma deve impegnarsi in una contro-narrazione per ribaltare le narrazioni ufficiali e il regime scopico dominante, avendo come modello l’opera di Caravaggio.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.