Nel 2013 Trebor Scholz curava per Routledge un testo titolato Digital Labor: The Internet as Playground and Factory. Il testo raccoglieva i contributi di alcuni tra gli studiosi più innovativi e eclettici del lavoro digitale e si proponeva di evidenziarne le tendenze e le implicazioni nell'epoca contemporanea. Il tema era il cambiamento del lavoro mediato dalle tecnologie di rete, nel momento cioè in cui la tecnologia ibrida ogni ambito dell'esistenza sino a cambiare la definizione stessa di lavoro. Di fatto, il dibattito si inserisce all'interno di un filone di studi che ha aiutato a mettere a fuoco alcuni aspetti dell'economia digitale, in primo luogo il flusso di dati che ogni giorno fluiscono nella rete trasformando le interazioni tra utenti nella fonte di rendita di piat-taforme digitali che somigliano sempre più a monopoli, come li ha definiti Jonathan Taplin (2017). L'ultima fase dell'analisi sociale del lavoro digitale sembra essersi sof-fermata soprattutto sui temi della rendita e del lavoro gratuito nell'ambito della rete (Armano, Murgia e Teli, 2017), le modalità con cui la capacità di estrarre informazioni da milioni di consumatori non remunerati consente ai monopoli della rete di raccoglie-re gratuitamente e vendere sul mercato strumenti di profilazione di utenti e consumato-ri capaci di forgiare il consumo (Armano, Murgia e Teli, 2017; Terranova, 2000). La recente tendenza distopica nell'interpretazione della rete come un apparato di cattura invasivo e pervasivo dal punto di vista del controllo e della privacy, non toglie che la relazione tra la società e la tecnologia digitale abbia una storia assai lunga, che da de-cenni attribuisce all'automazione e alla tecnologia un ruolo centrale ancorché ambiva-lente nell'immaginario collettivo.
Coin, F., Marrone, M. (2018). Ambivalence. Luci e ombre del lavoro digitale. ECONOMIA E SOCIETÀ REGIONALE. OLTRE IL PONTE, 36(1), 25-35 [10.3280/ES2018-001003].
Ambivalence. Luci e ombre del lavoro digitale
Marrone, Marco
2018
Abstract
Nel 2013 Trebor Scholz curava per Routledge un testo titolato Digital Labor: The Internet as Playground and Factory. Il testo raccoglieva i contributi di alcuni tra gli studiosi più innovativi e eclettici del lavoro digitale e si proponeva di evidenziarne le tendenze e le implicazioni nell'epoca contemporanea. Il tema era il cambiamento del lavoro mediato dalle tecnologie di rete, nel momento cioè in cui la tecnologia ibrida ogni ambito dell'esistenza sino a cambiare la definizione stessa di lavoro. Di fatto, il dibattito si inserisce all'interno di un filone di studi che ha aiutato a mettere a fuoco alcuni aspetti dell'economia digitale, in primo luogo il flusso di dati che ogni giorno fluiscono nella rete trasformando le interazioni tra utenti nella fonte di rendita di piat-taforme digitali che somigliano sempre più a monopoli, come li ha definiti Jonathan Taplin (2017). L'ultima fase dell'analisi sociale del lavoro digitale sembra essersi sof-fermata soprattutto sui temi della rendita e del lavoro gratuito nell'ambito della rete (Armano, Murgia e Teli, 2017), le modalità con cui la capacità di estrarre informazioni da milioni di consumatori non remunerati consente ai monopoli della rete di raccoglie-re gratuitamente e vendere sul mercato strumenti di profilazione di utenti e consumato-ri capaci di forgiare il consumo (Armano, Murgia e Teli, 2017; Terranova, 2000). La recente tendenza distopica nell'interpretazione della rete come un apparato di cattura invasivo e pervasivo dal punto di vista del controllo e della privacy, non toglie che la relazione tra la società e la tecnologia digitale abbia una storia assai lunga, che da de-cenni attribuisce all'automazione e alla tecnologia un ruolo centrale ancorché ambiva-lente nell'immaginario collettivo.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.