Nella lunga attività di teorico, maestro di cappella e "definitore perpetuo" dell'Accademia Filarmonica bolognese, padre Martini si trovò più volte a dirimere controversie e sentenziare sull'abilità musicale di taluni compositori. Nel 1760, il Francescano presiedette una commissione formata dai più autorevoli contrappuntisti (Giacomo Arrighi, Andrea Basili, Giambattista Casali, Gianandrea Fioroni, Nicola Porpora, Quirino Gasparini e Francesco Antonio Vallotti), e chiamata a giudicare i candidati per il posto di sostituto del maestro di cappella in S. Petronio, al tempo Giuseppe Carretti. Al termine delle prove d'esame (un contrappunto a quattro voci su cantus firmus e una fuga a cinque su soggetto assegnato), il giudizio della commissione ricadde su Petronio Lanzi; padre Martini, riunitosi con altri maestri di cappella bolognesi, si avvalse però della facoltà d'eludere tale verdetto a favore d'un proprio allievo, Callisto Zanotti, che assunse l'incarico non appena sopite le polemiche sorte attorno all'inaspettata decisione. Gli atti conservati nell'archivio del tempio civico bolognese e i documenti personali di padre Martini, oggi nell'archivio di S. Francesco e nel Museo internazionale della musica di Bologna, illustrano passo passo l'iter concorsuale, dalla redazione delle "Leggi ed avvertenze prescritte nei due sperimenti", in cui il Francescano sancisce la natura delle prove da somministrare ai concorrenti, sino ai giudizi puntualmente formulati dai commissari su ciascun compito d'esame, giudizi che il teorico bolognese a sua volta glossa con acribia. Oltre ad offrire un significativo spaccato sulla prassi concorsuale, le vicende stimolano la riflessione sui requisiti necessari al buon maestro di cappella, sulla didattica e sulle scuole di contrappunto nella metà del Settecento.
E. Pasquini (2007). Padre Martini "iudex et arbiter". Su un concorso bolognese del 1760. POLIFONIE, VII(2), 161-213.
Padre Martini "iudex et arbiter". Su un concorso bolognese del 1760
PASQUINI, ELISABETTA
2007
Abstract
Nella lunga attività di teorico, maestro di cappella e "definitore perpetuo" dell'Accademia Filarmonica bolognese, padre Martini si trovò più volte a dirimere controversie e sentenziare sull'abilità musicale di taluni compositori. Nel 1760, il Francescano presiedette una commissione formata dai più autorevoli contrappuntisti (Giacomo Arrighi, Andrea Basili, Giambattista Casali, Gianandrea Fioroni, Nicola Porpora, Quirino Gasparini e Francesco Antonio Vallotti), e chiamata a giudicare i candidati per il posto di sostituto del maestro di cappella in S. Petronio, al tempo Giuseppe Carretti. Al termine delle prove d'esame (un contrappunto a quattro voci su cantus firmus e una fuga a cinque su soggetto assegnato), il giudizio della commissione ricadde su Petronio Lanzi; padre Martini, riunitosi con altri maestri di cappella bolognesi, si avvalse però della facoltà d'eludere tale verdetto a favore d'un proprio allievo, Callisto Zanotti, che assunse l'incarico non appena sopite le polemiche sorte attorno all'inaspettata decisione. Gli atti conservati nell'archivio del tempio civico bolognese e i documenti personali di padre Martini, oggi nell'archivio di S. Francesco e nel Museo internazionale della musica di Bologna, illustrano passo passo l'iter concorsuale, dalla redazione delle "Leggi ed avvertenze prescritte nei due sperimenti", in cui il Francescano sancisce la natura delle prove da somministrare ai concorrenti, sino ai giudizi puntualmente formulati dai commissari su ciascun compito d'esame, giudizi che il teorico bolognese a sua volta glossa con acribia. Oltre ad offrire un significativo spaccato sulla prassi concorsuale, le vicende stimolano la riflessione sui requisiti necessari al buon maestro di cappella, sulla didattica e sulle scuole di contrappunto nella metà del Settecento.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.