Il contributo trae origine dalla recente proposta di riforma dell'allargamento dell'elettorato attivo e passivo del Senato della Repubblica, sottolineando che questa riforma è una conseguenza diretta di quelle sulla riduzione del numero dei parlamentari, posto che, a seguito dell'approvazione di quella, qualora venisse confermata in sede referendaria, se gli elettorati attivi e passivi delle due Camere dovessero rimanere invariati sarebbe sempre più probabile il verificarsi di maggioranze diverse tra le due Assemblee. Questo però provocherebbe un'inevitabile progressiva assimilazione tra le due Camere, fino a far venir meno la stessa ragione di conservazione del sistema bicamerale. Viene poi evidenziato che la stessa riduzione del numero dei parlamentari imporrebbe la riduzione da tre a due dei delegati regionali, eletti dai Consigli regionali per partecipare all'elezione del Presidente della Repubblica, così da devitalizzare in quella sede le maggioranze consiliari e rendere sostanzialmente sufficiente per l'elezione del Capo dello Stato la semplice maggioranza parlamentare. Ne deriva che, se tutte quelle disorganiche riforme vengono messe assieme a quella sul referendum propositivo e l'iniziativa legislativa rinforzata, ci si rende conto che forse la disorganicità e la presunta miopia istituzionale evidenziano un disegno comune consistente nella marginalizzazione della rappresentanza parlamentare.

Miopia istituzionale nella strategia delle riforme costituzionali, o consapevole ricerca di una "marginalizzazione" della rappresentanza parlamentare? Le conseguenze della riduzione del numero dei parlamentari, ovvero, la strada verso l'introduzione di un sistema monocamerale

Michele Belletti
2020

Abstract

Il contributo trae origine dalla recente proposta di riforma dell'allargamento dell'elettorato attivo e passivo del Senato della Repubblica, sottolineando che questa riforma è una conseguenza diretta di quelle sulla riduzione del numero dei parlamentari, posto che, a seguito dell'approvazione di quella, qualora venisse confermata in sede referendaria, se gli elettorati attivi e passivi delle due Camere dovessero rimanere invariati sarebbe sempre più probabile il verificarsi di maggioranze diverse tra le due Assemblee. Questo però provocherebbe un'inevitabile progressiva assimilazione tra le due Camere, fino a far venir meno la stessa ragione di conservazione del sistema bicamerale. Viene poi evidenziato che la stessa riduzione del numero dei parlamentari imporrebbe la riduzione da tre a due dei delegati regionali, eletti dai Consigli regionali per partecipare all'elezione del Presidente della Repubblica, così da devitalizzare in quella sede le maggioranze consiliari e rendere sostanzialmente sufficiente per l'elezione del Capo dello Stato la semplice maggioranza parlamentare. Ne deriva che, se tutte quelle disorganiche riforme vengono messe assieme a quella sul referendum propositivo e l'iniziativa legislativa rinforzata, ci si rende conto che forse la disorganicità e la presunta miopia istituzionale evidenziano un disegno comune consistente nella marginalizzazione della rappresentanza parlamentare.
2020
Michele Belletti
File in questo prodotto:
File Dimensione Formato  
Paper federalismi - Riforma costituzionale e riduzione del numero dei parlamentari - n 10 del 15 aprile 2020.pdf

accesso aperto

Descrizione: Contributo nella versione pdf on-line
Tipo: Versione (PDF) editoriale
Licenza: Licenza per accesso libero gratuito
Dimensione 552.73 kB
Formato Adobe PDF
552.73 kB Adobe PDF Visualizza/Apri

I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.

Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11585/756215
Citazioni
  • ???jsp.display-item.citation.pmc??? ND
  • Scopus ND
  • ???jsp.display-item.citation.isi??? ND
social impact