L’intervento descritto riguarda due reperti longobardi rinvenuti durante lo scavo di Cascina Corte Bassa nel 2008 a Lodi Vecchio, si tratta di una coppia di corni potori gemelli in vetro azzurro con decorazioni applicate dello stesso colore e con filamenti spiraliformi in vetro bianco, i manufatti rappresentano una testimonianza molto importante e di particolare pregio per la relativa esiguità di confronti. La tomba femminile dalla quale provengono è caratterizzata da un corredo molto ricco e anche questi oggetti, confermato l’alto rango della sepoltura che fu probabilmente violata in antico. Dall’analisi dello stato di conservazione dei recipienti vitrei al momento dello scavo si è ipotizzato che i corni potessero essere stati danneggiati anche dal calpestio durante le fasi di depredazione della sepoltura. I recipienti molto frammentati erano conservati in parte in situ, mentre varie porzioni e frammenti erano sparsi in più punti all’interno dell’area della tomba. Per preservare il più possibile gli oggetti in condizioni critiche, i tecnici della Soprintendenza sono intervenuti sullo scavo con un preconsolidamento e velinatura delle porzioni più danneggiate e fragili e con un prelievo in zolla dei nuclei principali. Questo intervento ha permesso nel 2013, quando si decise di sottoporli ad intervento di restauro di evitare la perdita di connessioni. L’intervento conservativo è partito dalle porzioni rinvenute distaccate e non più in connessione con i recipienti, questo ha permesso di analizzare approfonditamente lo stato di conservazione dei reperti vitrei e di individuare la procedura più adatta per la ricostruzione dei manufatti. Si è evidenziato in generale un forte degrado del corpo vetroso. Il microscavo è iniziato dal corno conservato meglio, che manteneva ancora la sezione circolare, per poi separarli fisicamente appena possibile, per evitare che i frammenti si mescolassero. Il secondo manufatto in peggiori condizioni, era invece completamente schiacciato e maggiormente lacunoso. Il grado di estrema frammentazione ha portato a individuare strategie ben definite durante il microscavo che è proceduto distaccando gradualmente dalla terra piccole porzioni mappandole, e a mettere in atto le fasi conservative in parallelo. La particolare forma conica dei manufatti, la posizione ed estensione delle lacune hanno reso necessario progettare nel dettaglio la ricostruzione, lasciando delle sezioni di distacco per riuscire a procedere con le integrazioni. Nonostante il pessimo stato iniziale, grazie ai preconsolidamenti effettuati sullo scavo e al prelievo in zolla, è stato possibile ricostruire il profilo completo di entrambi i reperti e a restituirne la leggibilità. Le integrazioni effettuate con metodo diretto sono state realizzate con la stessa resina di tipo epossidico utilizzata per l’incollaggio, per aumentare la stabilità per uno dei due manufatti è stato costruito un supporto interno sagomato. Durante la fase operativa dell’intervento è stato spesso necessario trovare un difficile compromesso tra minimo intervento e la sopravvivenza dei manufatti stessi rendendo applicabile solo parzialmente il criterio della reversibilità. L’influenza della ricerca in questo campo a livello internazionale sposta l’attenzione sull’utilizzo di adesivi e integranti di natura acrilica in sostituzione alle epossidiche più comunemente usate in questo campo in Italia e sull’applicazione di metodi integrativi indiretti in alternativa a quelli diretti ci porta a nuovi spunti di riflessione e alla possibilità di individuare strategie conservative diverse.

Una coppia di corni potori longobardi in vetro dallo scavo di lodi vecchio; l’intervento conservativo dal prelievo al microscavo, alla ricostruzione

S. FERUCCI;L. TRONCHIN
2017

Abstract

L’intervento descritto riguarda due reperti longobardi rinvenuti durante lo scavo di Cascina Corte Bassa nel 2008 a Lodi Vecchio, si tratta di una coppia di corni potori gemelli in vetro azzurro con decorazioni applicate dello stesso colore e con filamenti spiraliformi in vetro bianco, i manufatti rappresentano una testimonianza molto importante e di particolare pregio per la relativa esiguità di confronti. La tomba femminile dalla quale provengono è caratterizzata da un corredo molto ricco e anche questi oggetti, confermato l’alto rango della sepoltura che fu probabilmente violata in antico. Dall’analisi dello stato di conservazione dei recipienti vitrei al momento dello scavo si è ipotizzato che i corni potessero essere stati danneggiati anche dal calpestio durante le fasi di depredazione della sepoltura. I recipienti molto frammentati erano conservati in parte in situ, mentre varie porzioni e frammenti erano sparsi in più punti all’interno dell’area della tomba. Per preservare il più possibile gli oggetti in condizioni critiche, i tecnici della Soprintendenza sono intervenuti sullo scavo con un preconsolidamento e velinatura delle porzioni più danneggiate e fragili e con un prelievo in zolla dei nuclei principali. Questo intervento ha permesso nel 2013, quando si decise di sottoporli ad intervento di restauro di evitare la perdita di connessioni. L’intervento conservativo è partito dalle porzioni rinvenute distaccate e non più in connessione con i recipienti, questo ha permesso di analizzare approfonditamente lo stato di conservazione dei reperti vitrei e di individuare la procedura più adatta per la ricostruzione dei manufatti. Si è evidenziato in generale un forte degrado del corpo vetroso. Il microscavo è iniziato dal corno conservato meglio, che manteneva ancora la sezione circolare, per poi separarli fisicamente appena possibile, per evitare che i frammenti si mescolassero. Il secondo manufatto in peggiori condizioni, era invece completamente schiacciato e maggiormente lacunoso. Il grado di estrema frammentazione ha portato a individuare strategie ben definite durante il microscavo che è proceduto distaccando gradualmente dalla terra piccole porzioni mappandole, e a mettere in atto le fasi conservative in parallelo. La particolare forma conica dei manufatti, la posizione ed estensione delle lacune hanno reso necessario progettare nel dettaglio la ricostruzione, lasciando delle sezioni di distacco per riuscire a procedere con le integrazioni. Nonostante il pessimo stato iniziale, grazie ai preconsolidamenti effettuati sullo scavo e al prelievo in zolla, è stato possibile ricostruire il profilo completo di entrambi i reperti e a restituirne la leggibilità. Le integrazioni effettuate con metodo diretto sono state realizzate con la stessa resina di tipo epossidico utilizzata per l’incollaggio, per aumentare la stabilità per uno dei due manufatti è stato costruito un supporto interno sagomato. Durante la fase operativa dell’intervento è stato spesso necessario trovare un difficile compromesso tra minimo intervento e la sopravvivenza dei manufatti stessi rendendo applicabile solo parzialmente il criterio della reversibilità. L’influenza della ricerca in questo campo a livello internazionale sposta l’attenzione sull’utilizzo di adesivi e integranti di natura acrilica in sostituzione alle epossidiche più comunemente usate in questo campo in Italia e sull’applicazione di metodi integrativi indiretti in alternativa a quelli diretti ci porta a nuovi spunti di riflessione e alla possibilità di individuare strategie conservative diverse.
2017
Lo Stato dell'Arte 15
19
26
S. FERUCCI; L. TRONCHIN
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