Del commentario biblico come genere autonomo esistono in pratica solo scarsiesempi precedenti i lavori di Origene, al quale a buon diritto si riconosce il ruolo di πρῶτος εὑρητής. È preciso merito di alcuni studi apparsi soprattutto nell’ultimo ventennio l’aver messo in luce in che misura i commentari biblici origeniani affondino le proprie radici nella tradizione del commento – principalmente grammaticale e filosofico – greco-romano, che ha offerto paradigmi strutturali, terminologia critica e moduli ermeneutici ampiamente maturati e collaudati nel corso di un’attività durata almeno cinque secoli. Nella convinzione che questa chiave interpretativa possa considerarsi tutt’altro che scontata ed esaurita nei suoi potenziali risultati, il presente contributo intende approfondire in questa prospettiva un modulo stilistico che appare rilevante nel contesto dell’opera origeniana: l’excursus (παρέκβασις). Da un’analisi sistematica dei testi – prevalentemente appartenenti a commentari biblici – emergono alcuni elementi che permettono di individuare la tipologia della παρέκβασις negli scritti origeniani. Elenchiamo dunque qui di seguito in maniera sistematica tali caratteri: i) anzitutto l’opportunità di compiere una ‘digressione’; ii) la motivazione che sorregge l’opportunità o meno di compiere una digressione, e che è legata alla «tematica in oggetto» (τὸ προκείμενον); iii) la posizione in cui situare la digressione; iv) l’indicazione della presenza di una digressione; v) una sorta di breve ripresa riassuntiva per punti che spesso segue la παρέκβασις (recapitulatio o enumeratio [ἀνακεφαλαίωσις]). L’analisi circostanziale della fenomenologia della ‘digressione’ in tutte le sue esplicite ricorrenze ci consente di riconoscere che ‘divagazioni’ e fenomeni analoghi, che sembrerebbero incrinare la compatta linearità del discorso esegetico, altro non sono che sperimentati artifici tipici della retorica letteraria, utilizzati a piene mani dai commentatori proprio nell’intento di ‘strutturare’ in maniera flessibile le sequenze interpretative, modellandole comunque il più possibile sul testo di riferimento.
Cacciari A. (2011). Lingua e stile nel Commento a Matteo: sondaggi e osservazioni.. BRESCIA : Morcelliana.
Lingua e stile nel Commento a Matteo: sondaggi e osservazioni.
CACCIARI, ANTONIO
2011
Abstract
Del commentario biblico come genere autonomo esistono in pratica solo scarsiesempi precedenti i lavori di Origene, al quale a buon diritto si riconosce il ruolo di πρῶτος εὑρητής. È preciso merito di alcuni studi apparsi soprattutto nell’ultimo ventennio l’aver messo in luce in che misura i commentari biblici origeniani affondino le proprie radici nella tradizione del commento – principalmente grammaticale e filosofico – greco-romano, che ha offerto paradigmi strutturali, terminologia critica e moduli ermeneutici ampiamente maturati e collaudati nel corso di un’attività durata almeno cinque secoli. Nella convinzione che questa chiave interpretativa possa considerarsi tutt’altro che scontata ed esaurita nei suoi potenziali risultati, il presente contributo intende approfondire in questa prospettiva un modulo stilistico che appare rilevante nel contesto dell’opera origeniana: l’excursus (παρέκβασις). Da un’analisi sistematica dei testi – prevalentemente appartenenti a commentari biblici – emergono alcuni elementi che permettono di individuare la tipologia della παρέκβασις negli scritti origeniani. Elenchiamo dunque qui di seguito in maniera sistematica tali caratteri: i) anzitutto l’opportunità di compiere una ‘digressione’; ii) la motivazione che sorregge l’opportunità o meno di compiere una digressione, e che è legata alla «tematica in oggetto» (τὸ προκείμενον); iii) la posizione in cui situare la digressione; iv) l’indicazione della presenza di una digressione; v) una sorta di breve ripresa riassuntiva per punti che spesso segue la παρέκβασις (recapitulatio o enumeratio [ἀνακεφαλαίωσις]). L’analisi circostanziale della fenomenologia della ‘digressione’ in tutte le sue esplicite ricorrenze ci consente di riconoscere che ‘divagazioni’ e fenomeni analoghi, che sembrerebbero incrinare la compatta linearità del discorso esegetico, altro non sono che sperimentati artifici tipici della retorica letteraria, utilizzati a piene mani dai commentatori proprio nell’intento di ‘strutturare’ in maniera flessibile le sequenze interpretative, modellandole comunque il più possibile sul testo di riferimento.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.