I parassiti appartenenti al genere Cryptosporidium (Apicomplexa) sono protozoi in grado di infettare un vasto range di ospiti vertebrati che comprende uccelli, rettili, pesci e mammiferi, uomo compreso. Si ritiene che questo parassita sia ubiquitariamente diffuso nelle acque di superficie, sia in ambienti marini sia dulciacquicoli e la sua presenza è stata rilevata anche in diversi organismi acquatici in tutto il mondo, comprese molte specie di pesci selvatici e di molluschi bivalvi. Stando a studi precedentemente condotti, la prevalenza del protozoo nei pesci risulta in generale estremamente variabile. I dati disponibili riportano percentuali di positività in pesci d’acqua dolce pescati in fiumi e laghi di tutto il pianeta che spaziano da 0.5% a 37%. Sebbene l’interesse intorno alla presenza di questo protozoo in ambiente acquatico sia cresciuto consistentemente negli ultimi anni, sia per il loro possibile ruolo patogeno negli animali acquatici sia alla luce del potenziale zoonosico di alcune specie e genotipi, ancora pochi sono i dati disponibili circa la sua epidemiologia nei sistemi di allevamento marini e dulciacquicoli. In tabella sono riportate le specie di Cryptosporidium spp. segnalate in specie ittiche allevate a scopo alimentare. Secondo quanto finora riportato, la maggiore densità di popolazione potenzialmente recettiva nei sistemi di allevamento facilita la diffusione dell’infezione: i tassi di prevalenza stimati in questi contesti sono molto più elevati, arrivando anche al 100%, così come riportato in giovanili di rombo parassitati da C. scophthalmi. Per quanto riguarda invece C. molnari, le prevalenze riportate nelle orate e nelle spigole spagnole variano molto secondo la fase di allevamento, toccando rispettivamente il 40% e il 95% nelle avannotterie esaminate. Questi dati sono conformi a quanto osservato dal nostro gruppo di ricerca nei settori di pre-ingrasso e ingrasso di alcuni allevamenti di orata distribuiti sul territorio italiano e croato. Nonostante resti da approfondire il reale ruolo patogeno del parassita, in alcune delle specie ittiche affette da cryptosporidiosi la presenza di elevate cariche infettanti di Cryptosporidium è stata associata alla comparsa di quadri clinici caratterizzati da distensione addominale, feci biancastre ed ascite. Stando agli studi condotti in Spagna su trote fario selvatiche e trote iridee allevate, è interessante e preoccupante al tempo stesso l’ipotesi che i pesci possano essere ospiti di specie e genotipi zoonosici e costituire una potenziale fonte d’infezione per l’uomo, specialmente per quelle categorie di lavoratori che, avendo quotidiano contatto diretto con gli animali, risultano maggiormente esposte al rischio di contrarre l’infezione. Scopo del presente lavoro è fornire una revisione critica di tutta la letteratura prodotta circa le parassitosi sostenute da Cryptosporidium spp. nei pesci allevati ed evidenziare i potenziali rischi per le produzioni zootecniche e per gli operatori del settore derivanti dalla presenza del parassita in acquacoltura.
Mazzone A., C.M. (2019). AGGIORNAMENTI SULLA CRYPTOSPORIDIOSI NEI PESCI D’ALLEVAMENTO.
AGGIORNAMENTI SULLA CRYPTOSPORIDIOSI NEI PESCI D’ALLEVAMENTO
Mazzone A.;Caffara M.;Fioravanti M. L.
2019
Abstract
I parassiti appartenenti al genere Cryptosporidium (Apicomplexa) sono protozoi in grado di infettare un vasto range di ospiti vertebrati che comprende uccelli, rettili, pesci e mammiferi, uomo compreso. Si ritiene che questo parassita sia ubiquitariamente diffuso nelle acque di superficie, sia in ambienti marini sia dulciacquicoli e la sua presenza è stata rilevata anche in diversi organismi acquatici in tutto il mondo, comprese molte specie di pesci selvatici e di molluschi bivalvi. Stando a studi precedentemente condotti, la prevalenza del protozoo nei pesci risulta in generale estremamente variabile. I dati disponibili riportano percentuali di positività in pesci d’acqua dolce pescati in fiumi e laghi di tutto il pianeta che spaziano da 0.5% a 37%. Sebbene l’interesse intorno alla presenza di questo protozoo in ambiente acquatico sia cresciuto consistentemente negli ultimi anni, sia per il loro possibile ruolo patogeno negli animali acquatici sia alla luce del potenziale zoonosico di alcune specie e genotipi, ancora pochi sono i dati disponibili circa la sua epidemiologia nei sistemi di allevamento marini e dulciacquicoli. In tabella sono riportate le specie di Cryptosporidium spp. segnalate in specie ittiche allevate a scopo alimentare. Secondo quanto finora riportato, la maggiore densità di popolazione potenzialmente recettiva nei sistemi di allevamento facilita la diffusione dell’infezione: i tassi di prevalenza stimati in questi contesti sono molto più elevati, arrivando anche al 100%, così come riportato in giovanili di rombo parassitati da C. scophthalmi. Per quanto riguarda invece C. molnari, le prevalenze riportate nelle orate e nelle spigole spagnole variano molto secondo la fase di allevamento, toccando rispettivamente il 40% e il 95% nelle avannotterie esaminate. Questi dati sono conformi a quanto osservato dal nostro gruppo di ricerca nei settori di pre-ingrasso e ingrasso di alcuni allevamenti di orata distribuiti sul territorio italiano e croato. Nonostante resti da approfondire il reale ruolo patogeno del parassita, in alcune delle specie ittiche affette da cryptosporidiosi la presenza di elevate cariche infettanti di Cryptosporidium è stata associata alla comparsa di quadri clinici caratterizzati da distensione addominale, feci biancastre ed ascite. Stando agli studi condotti in Spagna su trote fario selvatiche e trote iridee allevate, è interessante e preoccupante al tempo stesso l’ipotesi che i pesci possano essere ospiti di specie e genotipi zoonosici e costituire una potenziale fonte d’infezione per l’uomo, specialmente per quelle categorie di lavoratori che, avendo quotidiano contatto diretto con gli animali, risultano maggiormente esposte al rischio di contrarre l’infezione. Scopo del presente lavoro è fornire una revisione critica di tutta la letteratura prodotta circa le parassitosi sostenute da Cryptosporidium spp. nei pesci allevati ed evidenziare i potenziali rischi per le produzioni zootecniche e per gli operatori del settore derivanti dalla presenza del parassita in acquacoltura.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.