Da molto tempo gli studi sulle campagne elettorali mostrano come i significati e i frame della competizione politica attraversino fasi di ridefinizione generate da eventi che irrompono nel sistema dell’informazione, mostrano la capacità di attrarre un enorme potenziale di attenzione e hanno un impatto significativo nell’agenda delle campagne. I mezzi d’informazione, sempre molto reattivi rispetto agli eventi straordinari, finiscono così per “imporre” nel dibattito di campagna le questioni che quegli eventi richiamano, al punto da portare gli attori politici in un campo di opportunità, o vincoli discorsivi, che diviene terreno del confronto elettorale per periodi più o meno lunghi, a seconda della tenuta delle storylines. Tale dinamica di “eventizzazione” sembra essersi verificata anche nella campagna elettorale italiana del 2018, nel corso della quale si verificano due scioccanti fatti di cronaca nera, che a cascata producono altri fatti in campo politico, invadendo in modo massiccio il dibattito elettorale. Parliamo del “caso Macerata”, ossia della sequenza costituita dall’omicidio di Pamela Mastropietro e dalla successiva sparatoria per le strade di Macerata in cui sono state ferite sei persone di origine africana. Alcuni elementi di quadro suggeriscono che il caso Macerata abbia provocato un cambiamento nel “clima” della campagna. In generale, dalla survey di opinione condotta dall’Italian National Election Studies (ITANES) risulta che nelle otto settimane precedenti il voto (15/01-04/03), emerge che, secondo la percezione degli intervistati, il tema più trattato durante la campagna elettorale è stato quello dell’immigrazione. Ma, in particolare, emerge che le intenzioni di voto a favore della Lega aumentano dopo la sparatoria di Macerata. Inoltre, dai dati in nostro possesso sul coverage giornalistico relativo alla campagna elettorale del 2018, risulta che i temi “immigrazione” e “sicurezza” si sono imposti nella carta stampata dopo la summenzionata sparatoria. L’intervento che si propone analizza un corpus costituito dagli articoli pubblicati dal 30 gennaio al 4 marzo 2018, da dieci quotidiani nazionali (la Repubblica, il Fatto Quotidiano, Il Messaggero, Corriere della Sera, Libero, Il Giornale, La Stampa, il Resto del Carlino, Avvenire, Il Sole 24 Ore) sul “caso Macerata”. L’indagine si avvale di una metodologia composita volta ad evitare risultati parziali: l’analisi automatica dei testi e l’analisi “tradizionale” del contenuto, ossia come “inchiesta”. Entrambe sono applicate in chiave diacronica allo scopo di analizzare: 1. l’evoluzione dell’attenzione sul caso; 2. l’evoluzione dei temi correlati; 3. gli attori che intervengono e le strategie narrative/discorsive (frame) che mettono in atto o in cui sono inclusi. 4. la prevalenza di un frame sugli altri, in particolare quello del segretario della Lega Matteo Salvini, che potrebbe essere risultato dominante nel campo discorsivo costituito dal “caso Macerata”. Rispetto al primo punto, i risultati evidenziano una marcata concentrazione di articoli nelle due settimane immediatamente successive all’omicidio di Pamela. A partire dai giorni successivi, l’interesse dei media si va progressivamente attenuando, salvo mostrare di riaccendersi in presenza di eventi “collaterali” legati soprattutto ad un certo “protagonismo” della società civile, che rimane comunque minoritario rispetto alla presenza di attori politici tradizionali. Lo sviluppo della copertura è, in questo quadro, fortemente segnato dalla sparatoria ai danni di sei persone di origine africana: il “caso Macerata” da fatto cronaca nera si trasforma rapidamente in issue politica, mostrando l’esistenza di una contrapposizione ideologica tra due principali narrative – quella “fascista” e quella “antifascista” – che, nei momenti di maggiore attenzione, assumono predominanza sullo sfondo di alcuni discorsi “periferici” legati soprattutto alla gestione del fenomeno migratorio, ovvero alla sua lettura secondo coordinate simbolico-valoriali e sentimentali che spaziano dalla difesa della legalità e dell’accoglienza, da un lato, alla retorica dell’odio e della paura, dall’altro. Come emerge dai nostri dati, le “esplosioni successive” di eventi seguite all’omicidio di Pamela, in particolare in relazione alle manifestazioni che hanno avuto luogo in varie città italiane, hanno esercitato una azione centrifuga rispetto alla centralità degli attori politici, consentendo l’apertura di spazi di visibilità in favore di movimenti ed altri attori alternativi, solitamente poco presenti nel discorso elettorale, quali l’ANPI, l’ARCI, la CGIL, Casapound, Libera e Potere al Popolo.

Dalla cronaca nera alle issues politiche: il «caso Macerata» nella campagna elettorale del 2018

Matteo Gerli;
2018

Abstract

Da molto tempo gli studi sulle campagne elettorali mostrano come i significati e i frame della competizione politica attraversino fasi di ridefinizione generate da eventi che irrompono nel sistema dell’informazione, mostrano la capacità di attrarre un enorme potenziale di attenzione e hanno un impatto significativo nell’agenda delle campagne. I mezzi d’informazione, sempre molto reattivi rispetto agli eventi straordinari, finiscono così per “imporre” nel dibattito di campagna le questioni che quegli eventi richiamano, al punto da portare gli attori politici in un campo di opportunità, o vincoli discorsivi, che diviene terreno del confronto elettorale per periodi più o meno lunghi, a seconda della tenuta delle storylines. Tale dinamica di “eventizzazione” sembra essersi verificata anche nella campagna elettorale italiana del 2018, nel corso della quale si verificano due scioccanti fatti di cronaca nera, che a cascata producono altri fatti in campo politico, invadendo in modo massiccio il dibattito elettorale. Parliamo del “caso Macerata”, ossia della sequenza costituita dall’omicidio di Pamela Mastropietro e dalla successiva sparatoria per le strade di Macerata in cui sono state ferite sei persone di origine africana. Alcuni elementi di quadro suggeriscono che il caso Macerata abbia provocato un cambiamento nel “clima” della campagna. In generale, dalla survey di opinione condotta dall’Italian National Election Studies (ITANES) risulta che nelle otto settimane precedenti il voto (15/01-04/03), emerge che, secondo la percezione degli intervistati, il tema più trattato durante la campagna elettorale è stato quello dell’immigrazione. Ma, in particolare, emerge che le intenzioni di voto a favore della Lega aumentano dopo la sparatoria di Macerata. Inoltre, dai dati in nostro possesso sul coverage giornalistico relativo alla campagna elettorale del 2018, risulta che i temi “immigrazione” e “sicurezza” si sono imposti nella carta stampata dopo la summenzionata sparatoria. L’intervento che si propone analizza un corpus costituito dagli articoli pubblicati dal 30 gennaio al 4 marzo 2018, da dieci quotidiani nazionali (la Repubblica, il Fatto Quotidiano, Il Messaggero, Corriere della Sera, Libero, Il Giornale, La Stampa, il Resto del Carlino, Avvenire, Il Sole 24 Ore) sul “caso Macerata”. L’indagine si avvale di una metodologia composita volta ad evitare risultati parziali: l’analisi automatica dei testi e l’analisi “tradizionale” del contenuto, ossia come “inchiesta”. Entrambe sono applicate in chiave diacronica allo scopo di analizzare: 1. l’evoluzione dell’attenzione sul caso; 2. l’evoluzione dei temi correlati; 3. gli attori che intervengono e le strategie narrative/discorsive (frame) che mettono in atto o in cui sono inclusi. 4. la prevalenza di un frame sugli altri, in particolare quello del segretario della Lega Matteo Salvini, che potrebbe essere risultato dominante nel campo discorsivo costituito dal “caso Macerata”. Rispetto al primo punto, i risultati evidenziano una marcata concentrazione di articoli nelle due settimane immediatamente successive all’omicidio di Pamela. A partire dai giorni successivi, l’interesse dei media si va progressivamente attenuando, salvo mostrare di riaccendersi in presenza di eventi “collaterali” legati soprattutto ad un certo “protagonismo” della società civile, che rimane comunque minoritario rispetto alla presenza di attori politici tradizionali. Lo sviluppo della copertura è, in questo quadro, fortemente segnato dalla sparatoria ai danni di sei persone di origine africana: il “caso Macerata” da fatto cronaca nera si trasforma rapidamente in issue politica, mostrando l’esistenza di una contrapposizione ideologica tra due principali narrative – quella “fascista” e quella “antifascista” – che, nei momenti di maggiore attenzione, assumono predominanza sullo sfondo di alcuni discorsi “periferici” legati soprattutto alla gestione del fenomeno migratorio, ovvero alla sua lettura secondo coordinate simbolico-valoriali e sentimentali che spaziano dalla difesa della legalità e dell’accoglienza, da un lato, alla retorica dell’odio e della paura, dall’altro. Come emerge dai nostri dati, le “esplosioni successive” di eventi seguite all’omicidio di Pamela, in particolare in relazione alle manifestazioni che hanno avuto luogo in varie città italiane, hanno esercitato una azione centrifuga rispetto alla centralità degli attori politici, consentendo l’apertura di spazi di visibilità in favore di movimenti ed altri attori alternativi, solitamente poco presenti nel discorso elettorale, quali l’ANPI, l’ARCI, la CGIL, Casapound, Libera e Potere al Popolo.
2018
Le elezioni del 2018. Partiti, candidati, regole e risultati.
181
201
Giuseppina Bonerba; Matteo Gerli; Rolando Marini; Sofia Verza
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