La recensione/review article, presentata in origine nel corso di una seduta della Classe di Scienze Morali,Storiche e Filologiche dell'Accademia Nazionale dei Lincei, sottolinea come il volume di Mauro Baranzini e Amalia Mirante rientri nell'ambito di una tipologia rara nel contesto della letteratura economica. Unico precedente significativo è il volume che l’economista ungherese Theo Suranyi-Unger pubblicò nel 1931 sotto il titolo Economics in the twentieth century. the history of its international development. In questo volume Suranyi-Unger, procedendo per “scuole nazionali” e aree tematiche, presentava un quadro sistematico della produzione scientifica in ambito economico nei primi decenni del ‘900 organizzando l’analisi della letteratura economica per aree culturali e linguistiche e nella fattispecie secondo tre principali aree di produzione scientifica: quella anglosassone, quella di lingua tedesca, e quella di area italo-francese (fra l’altro attribuendo significativo rilievo alla produzione scientifica italiana rispetto a quella francese). A differenza del volume di Suranyi Unger, il volume di Mauro Baranzini e Amalia Mirante si rivolge ad un ambito di produzione scientifica più circoscritto nello spazio ma più esteso nel tempo. Si tratta di una “micro-storia” (per usare l’espressione di Carlo Ginzburg) che getta luce su di una trama fittissima di relazioni accademiche profonde, di influenze intellettuali reciproche, e anche su sviluppi significativi di carattere istituzionale. Partendo dalla premessa fattuale che numerosi economisti italiani,a partire dagli anni ’50 del ‘900, trascorrsero lunghi periodi di formazione, ricerca e lavoro accademico nelle Università del Regno Unito, e in particolare nelle Università di Cambridge e Oxford (secondo Baranzini e Mirante circa 300 furono gli economisti di area culturale italiana che trascorsero lunghi periodi di studio in quelle due Università) . A partire da questa premessa, Baranzini e Mirante osservano che ‘il contributo degli economisti italiani alle scuole economiche di Cambridge e Oxford nella seconda metà del ventesimo secolo e oltre è stato: centrale nell’evoluzione del pensiero economico, più penetrante e decisivo di quello degli economisti di area culturale francese e tedesca, e certamente non inferiore a quello degli economisti provenienti da Canada e Australia. L’unica eccezione a questo, in un certo senso, è quella degli economisti provenienti dagli Stati Uniti d’America’ (p. 207). La recensio/review article conclude osservando che Il Compendium of Italian Economists at Oxbridge è un contributo prezioso alla conoscenza di un momento molto particolare ma fondamentale di storia intellettuale. Il volume è anche un contributo essenziale alla conoscenza delle complesse ramificazioni di una tradizione italiana ed europea di ricerca economica che ha preso corpo attraverso una sorta di “collegio invisibile” costruito sulle relazioni scientifiche internazionali.

Presentazione di libri: Mauro Baranzini e Amalia Mirante, A Compendium of Italian Economists at Oxbridge. Contributions to the Evolution of Economic Thinking (Cham, Palgrave Macmillan, 2016)

Roberto Scazzieri
Conceptualization
2018

Abstract

La recensione/review article, presentata in origine nel corso di una seduta della Classe di Scienze Morali,Storiche e Filologiche dell'Accademia Nazionale dei Lincei, sottolinea come il volume di Mauro Baranzini e Amalia Mirante rientri nell'ambito di una tipologia rara nel contesto della letteratura economica. Unico precedente significativo è il volume che l’economista ungherese Theo Suranyi-Unger pubblicò nel 1931 sotto il titolo Economics in the twentieth century. the history of its international development. In questo volume Suranyi-Unger, procedendo per “scuole nazionali” e aree tematiche, presentava un quadro sistematico della produzione scientifica in ambito economico nei primi decenni del ‘900 organizzando l’analisi della letteratura economica per aree culturali e linguistiche e nella fattispecie secondo tre principali aree di produzione scientifica: quella anglosassone, quella di lingua tedesca, e quella di area italo-francese (fra l’altro attribuendo significativo rilievo alla produzione scientifica italiana rispetto a quella francese). A differenza del volume di Suranyi Unger, il volume di Mauro Baranzini e Amalia Mirante si rivolge ad un ambito di produzione scientifica più circoscritto nello spazio ma più esteso nel tempo. Si tratta di una “micro-storia” (per usare l’espressione di Carlo Ginzburg) che getta luce su di una trama fittissima di relazioni accademiche profonde, di influenze intellettuali reciproche, e anche su sviluppi significativi di carattere istituzionale. Partendo dalla premessa fattuale che numerosi economisti italiani,a partire dagli anni ’50 del ‘900, trascorrsero lunghi periodi di formazione, ricerca e lavoro accademico nelle Università del Regno Unito, e in particolare nelle Università di Cambridge e Oxford (secondo Baranzini e Mirante circa 300 furono gli economisti di area culturale italiana che trascorsero lunghi periodi di studio in quelle due Università) . A partire da questa premessa, Baranzini e Mirante osservano che ‘il contributo degli economisti italiani alle scuole economiche di Cambridge e Oxford nella seconda metà del ventesimo secolo e oltre è stato: centrale nell’evoluzione del pensiero economico, più penetrante e decisivo di quello degli economisti di area culturale francese e tedesca, e certamente non inferiore a quello degli economisti provenienti da Canada e Australia. L’unica eccezione a questo, in un certo senso, è quella degli economisti provenienti dagli Stati Uniti d’America’ (p. 207). La recensio/review article conclude osservando che Il Compendium of Italian Economists at Oxbridge è un contributo prezioso alla conoscenza di un momento molto particolare ma fondamentale di storia intellettuale. Il volume è anche un contributo essenziale alla conoscenza delle complesse ramificazioni di una tradizione italiana ed europea di ricerca economica che ha preso corpo attraverso una sorta di “collegio invisibile” costruito sulle relazioni scientifiche internazionali.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11585/742077
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