Sono oramai numerosi gli studi che confermano svantaggi a breve e lungo termine attribuiti alla nascita pretermine avvenuta fra 34+0 e 36+6 settimane di età gestazionale. Questi neonati sono denominati “Late Preterm” (LP) [1,2] e rappresentano il 70% di tutte le nascite premature [3]. I LP, rispetto ai nati a termine, hanno un maggiore rischio di mortalità perinatale, ricoveri ospedalieri ripetuti nel primo anno di vita, malattie croniche con limitazioni funzionali e, nelle età successive, maggiori probabilità di presentare difficoltà nello sviluppo neuroevolutivo, tali da compromettere il loro rendimento scolastico [4,5]. Nei risultati preliminari della ricerca SCoPre, progettata da Carlo Corchia e realizzata da 22 pediatri ACP su bambini di età compresa fra i 7 e i 10 anni di cui 39 bambini Very Preterm (VP), 183 LP e 332 Full Term (FT), i LP in età scolare mostrano una maggiore frequenza di ansia, problemi sociali e aggressività associati a difficoltà nel rendimento scolastico e le loro madri riportano più sintomi di disagio rispetto a quelle dei neonati a termine [6,7]. Tuttavia valutare gli esiti a distanza risulta complesso. Il gruppo dei LP infatti si presenta estremamente eterogeneo: si consideri come esempio il diverso rischio di Distress Respiratorio Neonatale (RDS) che può esprimere un neonato a 34+0 (19,8%), a 35+0 (9,35%) e a 36+6 (4,4%), mentre a 39-41 settimane è lo 0,28% [8]. Inoltre è necessario considerare che circa il 50% delle nascite LP avvengono per un attivo atto medico presumibilmente legato a una patologia materna o fetale. Infine è da considerare che da revisioni di letteratura [9] emerge che il parto precocemente indotto non sempre è correttamente motivato da un’evidente patologia materna o fetale e quindi parte delle alterazioni perinatali e delle loro conseguenze potrebbero essere indotte da dubbi comportamenti assistenziali (danni iatrogeni). Da tutto consegue la necessità di immaginare e attuare quanto prima progetti specifici e dedicati a migliorare la salute di questi neonati. Con “Fase 2” intendiamo descrivere il passaggio da una consapevolezza culturale oramai largamente acquisita sui LP a percorsi assistenziali più definiti e condivisi con la necessaria valutazione di efficacia.

Biasini, A. (2019). Late Preterm “Fase 2”: un progetto nella AUSL Romagna. QUADERNI ACP, 4, 171-173.

Late Preterm “Fase 2”: un progetto nella AUSL Romagna

Neri E.
2019

Abstract

Sono oramai numerosi gli studi che confermano svantaggi a breve e lungo termine attribuiti alla nascita pretermine avvenuta fra 34+0 e 36+6 settimane di età gestazionale. Questi neonati sono denominati “Late Preterm” (LP) [1,2] e rappresentano il 70% di tutte le nascite premature [3]. I LP, rispetto ai nati a termine, hanno un maggiore rischio di mortalità perinatale, ricoveri ospedalieri ripetuti nel primo anno di vita, malattie croniche con limitazioni funzionali e, nelle età successive, maggiori probabilità di presentare difficoltà nello sviluppo neuroevolutivo, tali da compromettere il loro rendimento scolastico [4,5]. Nei risultati preliminari della ricerca SCoPre, progettata da Carlo Corchia e realizzata da 22 pediatri ACP su bambini di età compresa fra i 7 e i 10 anni di cui 39 bambini Very Preterm (VP), 183 LP e 332 Full Term (FT), i LP in età scolare mostrano una maggiore frequenza di ansia, problemi sociali e aggressività associati a difficoltà nel rendimento scolastico e le loro madri riportano più sintomi di disagio rispetto a quelle dei neonati a termine [6,7]. Tuttavia valutare gli esiti a distanza risulta complesso. Il gruppo dei LP infatti si presenta estremamente eterogeneo: si consideri come esempio il diverso rischio di Distress Respiratorio Neonatale (RDS) che può esprimere un neonato a 34+0 (19,8%), a 35+0 (9,35%) e a 36+6 (4,4%), mentre a 39-41 settimane è lo 0,28% [8]. Inoltre è necessario considerare che circa il 50% delle nascite LP avvengono per un attivo atto medico presumibilmente legato a una patologia materna o fetale. Infine è da considerare che da revisioni di letteratura [9] emerge che il parto precocemente indotto non sempre è correttamente motivato da un’evidente patologia materna o fetale e quindi parte delle alterazioni perinatali e delle loro conseguenze potrebbero essere indotte da dubbi comportamenti assistenziali (danni iatrogeni). Da tutto consegue la necessità di immaginare e attuare quanto prima progetti specifici e dedicati a migliorare la salute di questi neonati. Con “Fase 2” intendiamo descrivere il passaggio da una consapevolezza culturale oramai largamente acquisita sui LP a percorsi assistenziali più definiti e condivisi con la necessaria valutazione di efficacia.
2019
Biasini, A. (2019). Late Preterm “Fase 2”: un progetto nella AUSL Romagna. QUADERNI ACP, 4, 171-173.
Biasini, A., Farneti, M., Stella, M., Brunelli, A., Neri, E.
File in questo prodotto:
Eventuali allegati, non sono esposti

I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.

Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11585/739396
 Attenzione

Attenzione! I dati visualizzati non sono stati sottoposti a validazione da parte dell'ateneo

Citazioni
  • ???jsp.display-item.citation.pmc??? ND
  • Scopus 0
  • ???jsp.display-item.citation.isi??? ND
social impact