I pregiudizi sulla plusdotazione, come per esempio credere che i bambini con plusdotazione (gifted children) non necessitino di particolare attenzione da parte dell’insegnante (Zanetti, 2016), possono influenzare la didattica. Progettare percorsi di formazione sulla plusdotazione significa approfondire tali tematiche e co-costruire con gli insegnanti delle attività inclusive per la classe, anche attraverso dei tutoraggi. Allo stesso tempo, il formatore, oltre a supportare i docenti, può capire meglio le percezioni degli insegnanti e, a partire da quest’ultime, ri-progettare un nuovo percorso, in qualità di professionista riflessivo (Schön, 1983). Dalle nostre esperienze, emerge la questione dell’“etichetta” di plusdotazione, dicitura messa in discussione da alcune insegnanti, in quanto essa non sembra corrispondere agli atteggiamenti attesi da un alunno o una alunna con plusdotazione. Anche la dimensione affettiva della relazione educativa sembra giocare un ruolo importante nella formazione: i sensi di colpa che prova un’insegnante nel fornire attività pensate per una alunna con plusdotazione, temendo di trascurare chi, secondo lei, è maggiormente in difficoltà, sembra ostacolare una piena inclusione.
Brazzolotto, M. (2018). La formazione in servizio degli insegnanti rispetto le tematiche della plusdotazione. FORMAZIONE & INSEGNAMENTO, XVI(2 supplemento), 215-226.
La formazione in servizio degli insegnanti rispetto le tematiche della plusdotazione
Brazzolotto, Martina
2018
Abstract
I pregiudizi sulla plusdotazione, come per esempio credere che i bambini con plusdotazione (gifted children) non necessitino di particolare attenzione da parte dell’insegnante (Zanetti, 2016), possono influenzare la didattica. Progettare percorsi di formazione sulla plusdotazione significa approfondire tali tematiche e co-costruire con gli insegnanti delle attività inclusive per la classe, anche attraverso dei tutoraggi. Allo stesso tempo, il formatore, oltre a supportare i docenti, può capire meglio le percezioni degli insegnanti e, a partire da quest’ultime, ri-progettare un nuovo percorso, in qualità di professionista riflessivo (Schön, 1983). Dalle nostre esperienze, emerge la questione dell’“etichetta” di plusdotazione, dicitura messa in discussione da alcune insegnanti, in quanto essa non sembra corrispondere agli atteggiamenti attesi da un alunno o una alunna con plusdotazione. Anche la dimensione affettiva della relazione educativa sembra giocare un ruolo importante nella formazione: i sensi di colpa che prova un’insegnante nel fornire attività pensate per una alunna con plusdotazione, temendo di trascurare chi, secondo lei, è maggiormente in difficoltà, sembra ostacolare una piena inclusione.File | Dimensione | Formato | |
---|---|---|---|
3046-Articolo-11311-1-10-20190103.pdf
accesso aperto
Tipo:
Versione (PDF) editoriale
Licenza:
Licenza per Accesso Aperto. Creative Commons Attribuzione - Non commerciale - Non opere derivate (CCBYNCND)
Dimensione
1.13 MB
Formato
Adobe PDF
|
1.13 MB | Adobe PDF | Visualizza/Apri |
I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.