Il mastocitoma (MCT) è fra le neoplasie cutanee maligne più frequenti nel cane (11-27%). Il comportamento biologico è molto variabile: alcuni hanno carattere benigno, altri sono aggressivi e metastatizzano. I parametri istologici più utilizzati per predirne il comportamento sono la valutazione istologica dell’adeguatezza dell’escissione chirurgica (esame dei margini) e il grading istologico. Il sistema di grading tuttora utilizzato per il MCT del cane fa riferimento allo schema proposto nel 1984 da Patnaik et al., basato su differenziazione, pleomorfismo nucleare, numero di mitosi e infiltrazione dei tessuti circostanti. Il limite principale del grading è nella soggettività interpretativa; diversi studi hanno infatti evidenziato un’elevata discordanza (fino al 50%) soprattutto nell’attribuzione del grado II. Perciò la ricerca attuale si concentra sull’individuazione di elementi che permettano di discriminare i MCT di grado II a comportamento benigno da quelli a comportamento maligno. Fra i vari parametri istologici, si sono ottenuti risultati promettenti con la valutazione degli AgNOR e dell’antigene Ki67, che forniscono informazioni sulla cinetica cellulare del MCT, ma con metodiche e presupposti diversi. In diversi studi questi parametri si sono dimostrati fattori prognostici correlati al grado istologico e utili a discriminare, nell’ambito dei MCT di grado II, i casi a comportamento più aggressivo. Nel MCT cutaneo del cane è stata valutata, con risultati variabili, l’utilità prognostica di numerosi marker immunoistochimici (p53, COX-2, vWF-RA, MMP2, MMP9, triptasi, chimasi, ecc), ma l’attenzione è attualmente focalizzata sull’espressione della proteina KIT (CD117), un recettore tirosin-chinasico codificato dal proto-oncogene c-kit, normalmente espresso in vari tipi cellulari tra cui i mastociti, dove sarebbe coinvolto nei meccanismi di sopravvivenza, proliferazione, differenziazione, chemiotassi, degranulazione e adesione intercellulare. Nel 15-50% dei MCT di cane sono presenti mutazioni a carico del gene c-kit, che possono indurre la produzione di un recettore costituzionalmente attivato in grado di trasdurre al nucleo segnali per la proliferazione cellulare in assenza dell’interazione col ligando, con implicazioni dirette nella patogenesi e progressione del processo neoplastico. È stata inoltre dimostrata una correlazione tra mutazioni di c-kit, grado istologico di malignità e prognosi sfavorevole. Le mutazioni sono spesso associate ad una aberrante espressione di KIT da parte dei mastociti neoplastici, con localizzazione a livello paranucleare (KIT pattern II) o citoplasmatica diffusa (KIT pattern III), anziché confinata alla membrana cellulare, come accade nei mastociti non neoplastici (KIT pattern I). L’espressione citoplasmatica di CD117 sembra a sua volta correlarsi ad un più elevato grado istologico e a una prognosi peggiore.
BETTINI G. (2008). Istopatologia, grading e fattori prognostici istopatologici del mastocitoma nel cane. CREMONA : SIONCOV.
Istopatologia, grading e fattori prognostici istopatologici del mastocitoma nel cane
BETTINI, GIULIANO
2008
Abstract
Il mastocitoma (MCT) è fra le neoplasie cutanee maligne più frequenti nel cane (11-27%). Il comportamento biologico è molto variabile: alcuni hanno carattere benigno, altri sono aggressivi e metastatizzano. I parametri istologici più utilizzati per predirne il comportamento sono la valutazione istologica dell’adeguatezza dell’escissione chirurgica (esame dei margini) e il grading istologico. Il sistema di grading tuttora utilizzato per il MCT del cane fa riferimento allo schema proposto nel 1984 da Patnaik et al., basato su differenziazione, pleomorfismo nucleare, numero di mitosi e infiltrazione dei tessuti circostanti. Il limite principale del grading è nella soggettività interpretativa; diversi studi hanno infatti evidenziato un’elevata discordanza (fino al 50%) soprattutto nell’attribuzione del grado II. Perciò la ricerca attuale si concentra sull’individuazione di elementi che permettano di discriminare i MCT di grado II a comportamento benigno da quelli a comportamento maligno. Fra i vari parametri istologici, si sono ottenuti risultati promettenti con la valutazione degli AgNOR e dell’antigene Ki67, che forniscono informazioni sulla cinetica cellulare del MCT, ma con metodiche e presupposti diversi. In diversi studi questi parametri si sono dimostrati fattori prognostici correlati al grado istologico e utili a discriminare, nell’ambito dei MCT di grado II, i casi a comportamento più aggressivo. Nel MCT cutaneo del cane è stata valutata, con risultati variabili, l’utilità prognostica di numerosi marker immunoistochimici (p53, COX-2, vWF-RA, MMP2, MMP9, triptasi, chimasi, ecc), ma l’attenzione è attualmente focalizzata sull’espressione della proteina KIT (CD117), un recettore tirosin-chinasico codificato dal proto-oncogene c-kit, normalmente espresso in vari tipi cellulari tra cui i mastociti, dove sarebbe coinvolto nei meccanismi di sopravvivenza, proliferazione, differenziazione, chemiotassi, degranulazione e adesione intercellulare. Nel 15-50% dei MCT di cane sono presenti mutazioni a carico del gene c-kit, che possono indurre la produzione di un recettore costituzionalmente attivato in grado di trasdurre al nucleo segnali per la proliferazione cellulare in assenza dell’interazione col ligando, con implicazioni dirette nella patogenesi e progressione del processo neoplastico. È stata inoltre dimostrata una correlazione tra mutazioni di c-kit, grado istologico di malignità e prognosi sfavorevole. Le mutazioni sono spesso associate ad una aberrante espressione di KIT da parte dei mastociti neoplastici, con localizzazione a livello paranucleare (KIT pattern II) o citoplasmatica diffusa (KIT pattern III), anziché confinata alla membrana cellulare, come accade nei mastociti non neoplastici (KIT pattern I). L’espressione citoplasmatica di CD117 sembra a sua volta correlarsi ad un più elevato grado istologico e a una prognosi peggiore.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.