Per anni la critica ha rilevato nell’opera di Leon Battista Alberti come una sorta di intellettualistico distacco tra ideazione ed esecuzione dell’opera partendo dalla sua definizione “filosofica” di materia che appare in due passi, rispettivamente del Momus e del De re aedificatoria. L’aspetto costruttivo, in realtà, costituisce una costante preoccupazione per Battista che alla solidità dei materiali ed alle prove sulla loro durabilità dedica invece due interi libri del De re aedificatoria, il II ed il III, confutando cosi quei detrattori che lo vorrebbero costruttore disinteressato alla materialità del cantiere. La fortunata opportunità, offerta a chi scrive, di aver seguito i restauri giubilari del Tempio malatestiano, ha portato alla redazione di queste note in cui vengono riletti alcuni passi del trattato confrontandoli con la effettiva consistenza della fabbrica riminese, con i materiali qui adoperati e la loro reperibilità(pietra, laterizi, leganti ed inerti), trattando inoltre dell’organizzazione del cantiere (fandazioni, murature, coperture e macchine da cantiera) e delle maestranze presenti a Rimini a metà del XV come attestano le fonti iconografiche coeve alla costruzione del tempio ed i documenti di archivio.
A.Ugolini (2008). Pratiche costruttive nel "De re aedificatoria" e la costruzione del Tempio malatestiano a Rimini. BOLLETTINO INGEGNERI, 4/2008, 3-10.
Pratiche costruttive nel "De re aedificatoria" e la costruzione del Tempio malatestiano a Rimini
UGOLINI, ANDREA
2008
Abstract
Per anni la critica ha rilevato nell’opera di Leon Battista Alberti come una sorta di intellettualistico distacco tra ideazione ed esecuzione dell’opera partendo dalla sua definizione “filosofica” di materia che appare in due passi, rispettivamente del Momus e del De re aedificatoria. L’aspetto costruttivo, in realtà, costituisce una costante preoccupazione per Battista che alla solidità dei materiali ed alle prove sulla loro durabilità dedica invece due interi libri del De re aedificatoria, il II ed il III, confutando cosi quei detrattori che lo vorrebbero costruttore disinteressato alla materialità del cantiere. La fortunata opportunità, offerta a chi scrive, di aver seguito i restauri giubilari del Tempio malatestiano, ha portato alla redazione di queste note in cui vengono riletti alcuni passi del trattato confrontandoli con la effettiva consistenza della fabbrica riminese, con i materiali qui adoperati e la loro reperibilità(pietra, laterizi, leganti ed inerti), trattando inoltre dell’organizzazione del cantiere (fandazioni, murature, coperture e macchine da cantiera) e delle maestranze presenti a Rimini a metà del XV come attestano le fonti iconografiche coeve alla costruzione del tempio ed i documenti di archivio.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.