Il 2018 è stato un anno di importanti modifiche normative per il settore previdenziale italiano. Accanto a Quota 100, l’apertura per il triennio 2019-2021 di un nuovo canale di uscita anticipata rispetto al pensionamento per vecchiaia, l’esecutivo e la maggioranza parlamentare che lo sostiene hanno approvato altri provvedimenti che complessivamente incidono in maniera relativamente ampia sugli assetti di breve termine del sistema pensionistico italiano. Nonostante questo attivismo, peraltro mirato in molti casi a segmenti particolari della popolazione attiva ed in prossimità del pensionamento e nonostante i proclami relativi alla volontà di realizzare l’«azzeramento della riforma Fornero», la struttura corrente e le dinamiche di medio-lungo termine del sistema pensionistico italiano rimangono quelle conosciute: una complessiva capacità di contrasto alla povertà, che altri comparti della spesa sociale non mostrano di essere in grado di realizzare e che rendono la categoria degli anziani tra quelle maggiormente protette da questo fenomeno; la fornitura, almeno nel breve termine, di prestazioni di vecchiaia e anzianità che risultano sostanzialmente adeguate rispetto agli standard raggiunti in prossimità del pensionamento, e infine, al tempo stesso, un profondo e non ancora risolto problema di squilibrio intergenerazionale a sfavore delle generazioni più giovani, per le quali l’adeguatezza resta un obiettivo raggiungibile solo con carriere contributive continue unite ad un sensibile aumento dell’età di pensionamento rispetto agli standard correnti. Il contributo di molta parte degli interventi normativi di questo anno contribuisce semmai ad acuire questo sbilancio a favoredelle generazioni oggi in pensione e/o in prossimità di andarci, confermando come gli orizzonti dei decisori di politica economica siano molto spesso assai più ristretti di quelli sui quali i sistemi pensionistici dipanano tutti i loro effetti. Infine rimane sempre aperto il fatto che il disegno di lungo termine del sistema contributivo manca ancora, a distanza di ormai due decenni dalla sua introduzione in Italia, di alcuni importanti meccanismi di riequilibrio micro e macro economici, che pongono qualche fondato dubbio sulla sua capacità di reagire in maniera efficace agli shock macroeconomici.
Mazzaferro, C. (2019). La finanza pubblica italiana. Rapporto 2019. Bologna : Società editrice il Mulino spa.
La finanza pubblica italiana. Rapporto 2019
Mazzaferro, C
2019
Abstract
Il 2018 è stato un anno di importanti modifiche normative per il settore previdenziale italiano. Accanto a Quota 100, l’apertura per il triennio 2019-2021 di un nuovo canale di uscita anticipata rispetto al pensionamento per vecchiaia, l’esecutivo e la maggioranza parlamentare che lo sostiene hanno approvato altri provvedimenti che complessivamente incidono in maniera relativamente ampia sugli assetti di breve termine del sistema pensionistico italiano. Nonostante questo attivismo, peraltro mirato in molti casi a segmenti particolari della popolazione attiva ed in prossimità del pensionamento e nonostante i proclami relativi alla volontà di realizzare l’«azzeramento della riforma Fornero», la struttura corrente e le dinamiche di medio-lungo termine del sistema pensionistico italiano rimangono quelle conosciute: una complessiva capacità di contrasto alla povertà, che altri comparti della spesa sociale non mostrano di essere in grado di realizzare e che rendono la categoria degli anziani tra quelle maggiormente protette da questo fenomeno; la fornitura, almeno nel breve termine, di prestazioni di vecchiaia e anzianità che risultano sostanzialmente adeguate rispetto agli standard raggiunti in prossimità del pensionamento, e infine, al tempo stesso, un profondo e non ancora risolto problema di squilibrio intergenerazionale a sfavore delle generazioni più giovani, per le quali l’adeguatezza resta un obiettivo raggiungibile solo con carriere contributive continue unite ad un sensibile aumento dell’età di pensionamento rispetto agli standard correnti. Il contributo di molta parte degli interventi normativi di questo anno contribuisce semmai ad acuire questo sbilancio a favoredelle generazioni oggi in pensione e/o in prossimità di andarci, confermando come gli orizzonti dei decisori di politica economica siano molto spesso assai più ristretti di quelli sui quali i sistemi pensionistici dipanano tutti i loro effetti. Infine rimane sempre aperto il fatto che il disegno di lungo termine del sistema contributivo manca ancora, a distanza di ormai due decenni dalla sua introduzione in Italia, di alcuni importanti meccanismi di riequilibrio micro e macro economici, che pongono qualche fondato dubbio sulla sua capacità di reagire in maniera efficace agli shock macroeconomici.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.