Ormai da qualche anno le pratiche collaborative per la produzione di beni e servizi a livello locale sono oggetto di rinnovato interesse da parte di osservatori e studiosi. A fronte di tale attenzione, tuttavia, il concetto stesso di collaborazione ha progressivamente subìto un processo di dilatazione semantica, con una estensione dei referenti empirici che spazia oggi dalle pratiche di democrazia partecipativa, passando per varie forme di partenariato pubblico-privato, fino ad arrivare alle relazioni peer to peer legate all’economia di piattaforma. Parallelamente, la crescita dell’interesse per questo tipo di pratiche da parte sia delle amministrazioni locali che dei practitioners non ha mancato di generare tendenze isomorfiche ed effetti bandwagon, conducendo talvolta verso l’importazione di modelli che non sempre si rivelano adeguati per i diversi contesti di riferimento. Partendo da queste premesse, e adottando un approccio di analisi delle politiche pubbliche, nel presente lavoro ci proponiamo di mettere ordine nella scatola degli attrezzi a cui gli Enti locali possono attingere per governare – laddove ne abbiano l’intenzione– questo tipo di pratiche. A tale scopo si farà ricorso alla categoria analitica degli strumenti di policy, cercando di individuare eventuali regolarità o dissomiglianze nelle strategie adottate dai Comuni, di ragionare sul possibile ruolo che essi possono giocare, e sui limiti che caratterizzano la loro azione.
Profeti, S., Tarditi, V. (2019). Le pratiche collaborative per la co-produzione di beni e servizi: quale ruolo per gli Enti locali?. LE ISTITUZIONI DEL FEDERALISMO, 4, 861-890.
Le pratiche collaborative per la co-produzione di beni e servizi: quale ruolo per gli Enti locali?
Profeti S.;Tarditi V.
2019
Abstract
Ormai da qualche anno le pratiche collaborative per la produzione di beni e servizi a livello locale sono oggetto di rinnovato interesse da parte di osservatori e studiosi. A fronte di tale attenzione, tuttavia, il concetto stesso di collaborazione ha progressivamente subìto un processo di dilatazione semantica, con una estensione dei referenti empirici che spazia oggi dalle pratiche di democrazia partecipativa, passando per varie forme di partenariato pubblico-privato, fino ad arrivare alle relazioni peer to peer legate all’economia di piattaforma. Parallelamente, la crescita dell’interesse per questo tipo di pratiche da parte sia delle amministrazioni locali che dei practitioners non ha mancato di generare tendenze isomorfiche ed effetti bandwagon, conducendo talvolta verso l’importazione di modelli che non sempre si rivelano adeguati per i diversi contesti di riferimento. Partendo da queste premesse, e adottando un approccio di analisi delle politiche pubbliche, nel presente lavoro ci proponiamo di mettere ordine nella scatola degli attrezzi a cui gli Enti locali possono attingere per governare – laddove ne abbiano l’intenzione– questo tipo di pratiche. A tale scopo si farà ricorso alla categoria analitica degli strumenti di policy, cercando di individuare eventuali regolarità o dissomiglianze nelle strategie adottate dai Comuni, di ragionare sul possibile ruolo che essi possono giocare, e sui limiti che caratterizzano la loro azione.File | Dimensione | Formato | |
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