Condizioni di vita, ansie e timori degli adulti, estrema organizzazione quotidiana, controllo continuo, stanno delineando un contesto nuovo e imprevisto in cui la carenza di tempi e spazi per il gioco libero e l’attività fisica, sta causando seri problemi sul piano della salute psico-fisica dei bambini: disturbi di apprendimento e comportamentali, stress infantile (Gray, 2015), sovrappeso, obesità, trend involutivi delle capacità motorie (Vandorpe et al., 2011; Roth et al., 2010) e delle capacità aerobiche (Runhaar et al., 2010). Il culto di un corpo efficiente e in forma, sicuramente da bandire come riferimento educativo, deve essere riconsiderato per il diffuso atteggiamento sedentario infantile (Telama, 2009; Tucker, 2008) che sta minando i processi di crescita, maturazione e sviluppo dei bambini. Non si tratta di anticipare pratiche sportive, allenamenti, specializzazioni tecniche, ma di modificare l’atteggiamento verso l’attività motoria-fisica-sportiva, grazie a un approccio pedagogico capace sostenere la naturale motivazione al piacere di essere corpo, di agire nell’ambiente, anche attraverso lo sforzo fisico: almeno un’ora al giorno con intensità da moderata a vigorosa, come ricordano le indicazioni internazionali (WHO, 2010). Nelle generazioni definite “nativi digitali” (Prensky, 2001) il corpo sembra anestetizzare il desiderio di movimento, fino all’inattività, per sottomettersi ad altre richieste la cui pratica nega il bisogno di corporeità. La naturalezza dell’uomo, soprattutto in età infantile, si ravvisa nel continuo agire e muoversi, nel consumo di energie psico-fisiche, nell’essere corpo che vive il mondo come necessità incontenibile. L ’educazione motoria-fisica-sportiva, sempre meglio supportata dal mondo pedagogico, ha il compito di fronteggiare i bisogni emergenti nell’infanzia e, in particolare, l’ipomotricità che sta minando lo stato di salute dei bambini. Le strategie integrate, qualitative e quantitative, devono includere sollecitazioni mirate sia al miglioramento del controllo psico-motorio (multilateralità intensiva) sia allo sviluppo psico-fisico (aumento dell’intensità e dello sforzo aerobico richiesto). In ultima analisi, le attività specifiche/intensive non si oppongono a quelle più generali/estensive, ma le completano, a garanzia di un corretto sviluppo motorio in un periodo dove bisogna sopperire alla povertà di esperienza motoria che affligge i bambini del nostro tempo. La scuola è l’unico ambiente che possa assicurare, a tutti i bambini, i livelli minimi di attività fisica quotidiana5, in cui integrare aspetti qualitativi e quantitativi attraverso proposte educative inclusive, divertenti e adeguate ad ogni singola persona.
Andrea Ceciliani (2019). Educazione motoria e benessere psico-fisico nella scuola primaria. Lecce - Brescia : Pensa MultiMedia Editore.
Educazione motoria e benessere psico-fisico nella scuola primaria
Andrea Ceciliani
2019
Abstract
Condizioni di vita, ansie e timori degli adulti, estrema organizzazione quotidiana, controllo continuo, stanno delineando un contesto nuovo e imprevisto in cui la carenza di tempi e spazi per il gioco libero e l’attività fisica, sta causando seri problemi sul piano della salute psico-fisica dei bambini: disturbi di apprendimento e comportamentali, stress infantile (Gray, 2015), sovrappeso, obesità, trend involutivi delle capacità motorie (Vandorpe et al., 2011; Roth et al., 2010) e delle capacità aerobiche (Runhaar et al., 2010). Il culto di un corpo efficiente e in forma, sicuramente da bandire come riferimento educativo, deve essere riconsiderato per il diffuso atteggiamento sedentario infantile (Telama, 2009; Tucker, 2008) che sta minando i processi di crescita, maturazione e sviluppo dei bambini. Non si tratta di anticipare pratiche sportive, allenamenti, specializzazioni tecniche, ma di modificare l’atteggiamento verso l’attività motoria-fisica-sportiva, grazie a un approccio pedagogico capace sostenere la naturale motivazione al piacere di essere corpo, di agire nell’ambiente, anche attraverso lo sforzo fisico: almeno un’ora al giorno con intensità da moderata a vigorosa, come ricordano le indicazioni internazionali (WHO, 2010). Nelle generazioni definite “nativi digitali” (Prensky, 2001) il corpo sembra anestetizzare il desiderio di movimento, fino all’inattività, per sottomettersi ad altre richieste la cui pratica nega il bisogno di corporeità. La naturalezza dell’uomo, soprattutto in età infantile, si ravvisa nel continuo agire e muoversi, nel consumo di energie psico-fisiche, nell’essere corpo che vive il mondo come necessità incontenibile. L ’educazione motoria-fisica-sportiva, sempre meglio supportata dal mondo pedagogico, ha il compito di fronteggiare i bisogni emergenti nell’infanzia e, in particolare, l’ipomotricità che sta minando lo stato di salute dei bambini. Le strategie integrate, qualitative e quantitative, devono includere sollecitazioni mirate sia al miglioramento del controllo psico-motorio (multilateralità intensiva) sia allo sviluppo psico-fisico (aumento dell’intensità e dello sforzo aerobico richiesto). In ultima analisi, le attività specifiche/intensive non si oppongono a quelle più generali/estensive, ma le completano, a garanzia di un corretto sviluppo motorio in un periodo dove bisogna sopperire alla povertà di esperienza motoria che affligge i bambini del nostro tempo. La scuola è l’unico ambiente che possa assicurare, a tutti i bambini, i livelli minimi di attività fisica quotidiana5, in cui integrare aspetti qualitativi e quantitativi attraverso proposte educative inclusive, divertenti e adeguate ad ogni singola persona.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.