Hate speech online: scenari, prospettive e criticità giuridiche del fenomeno

Digital revolution of the last decades has redrawn the boundaries of freedom of expression, encouraging widespread and massive cultural participation and the highest – at least in the current state of science and technology – human and social interaction, allowing, at the same time, even the arising of new opportunities for the limitation and control of these forms of expression in the society. In fact, freedom of expression is one of the most controversial issues of modern liberal societies, it is the subject of extensive debates about its relevance, its balance with other fundamental values and, therefore, its limitation and regulation. This, especially when you take into account those human expressive behaviours that are directed to the lesion of the supreme good of human dignity. Among them, stands the hate speech phenomenon, which consists in discriminatory harassment, offences and stigmatizations of other individuals based on race, gender, sexual orientation and or any other characteristic or form of group membership. This paper highlights how new technologies and especially the advent of the Internet influenced the hate speech phenomenon, and provides an overview of the doctrinal debate about the hate speech regulation and its related legal scenario, that see the counterposition, on the one hand, of the U.S. vision, linked to the First Amendment and absolutely favourable to the freedom of speech, and, on the other hand, the European vision (and other countries), more attentive to the protection of the principles of equality and human dignity, even in the face of the limitation of freedom of expression. Furthermore, it analyses the most relevant jurisprudence cases involving hate speech, with all related most critical issues, regarding the ISP liability and the territorial jurisdiction (because the absence of boundaries on the Internet imposes the need to rethink the boundaries of public law online).

La rivoluzione digitale degli ultimi decenni ha ridisegnato i confini della libertà di espressione, favorendo la capillare e massiccia partecipazione culturale e la massima – per lo meno all’attuale stato della scienza e della tecnica – interazione umana e sociale, consentendo, però, allo stesso tempo, anche il sorgere di nuove opportunità per la limitazione e il controllo di tali forme di manifestazione sociale. La libertà di espressione rappresenta uno dei temi più controversi delle moderne società liberali, oggetto di ampi dibattiti circa la sua rilevanza, il suo bilanciamento con altri valori fondamentali e dunque la sua limitazione e regolamentazione. Ciò, specialmente laddove si prendano in considerazione quei comportamenti umani, di tipo espressivo, che sono diretti alla lesione del bene supremo della dignità dell’uomo. Tra di essi, spicca il fenomeno dell’hate speech, che si estrinseca nell’impiego di epiteti discriminatori finalizzati all’insulto, all’offesa e alla stigmatizzazione di altri individui, sulla base della razza, del genere, dell’orientamento sessuale e di qualsiasi altra caratteristica o forma di appartenenza a gruppi. L’articolo porta in evidenza il modo in cui le nuove tecnologie e soprattutto l’avvento di Internet abbiano influito sul fenomeno dell’hate speech, fornisce una panoramica sull’attuale dibattito dottrinario sulla regolamentazione dell’hate speech e il relativo scenario giuridico, che vedono contrapposte, da una parte, la visione statunitense, legata al Primo Emendamento, favorevole alla libertà di parola, dall’altra, la visione europea (e di altri Paesi), più attenta all’esigenza di proteggere i principi dell’uguaglianza e della dignità umana, anche a fronte della limitazione della libertà di manifestazione del pensiero. Analizza, altresì, le fattispecie più rilevanti, con le relative questioni giurisprudenziali, legate alle espressioni di odio nella Rete. Infine, sono affrontate le maggiori criticità riguardanti l’hate speech online, connesse alla responsabilità degli Internet Service Providers e alla competenza giurisdizionale territoriale sui singoli casi (posto che l’assenza di confini su Internet impone proprio la necessità di ripensare i confini del diritto pubblico e privato online).