Negli ultimi anni l’urbanistica italiana è stata profondamente colpita da una serie di tagli e riforme che di fatto hanno dato la precedenza, all’interno della programmazione pubblica, a politiche incentrate sul rilancio della crescita economica rispetto alle agende urbane e alle altre politiche di sviluppo locale. Questa penalizzante circostanza ha, paradossalmente, lasciato più spazio all’iniziativa spontanea dei cittadini, i quali hanno in molti casi sostituito il ruolo delle amministrazioni pubbliche nella cura e rigenerazione dello spazio urbano. A differenza delle pratiche urbanistiche più ‘tradizionali’, all’interno di queste iniziative è solitamente il bisogno di conferire a uno specifico spazio della città (pubblico o privato) una nuova forma urbana o un nuovo uso a fungere da attivatore del processo di trasformazione. Nel corso degli ultimi anni, alcune amministrazioni della Regione Emilia-Romagna hanno sperimentato nuove politiche in cui i temi legati all’urbanistica informale hanno trovato uno spazio rilevante all’interno del sistema normativo vigente. in questa prospettiva il contributo intende analizzare 2 casi di studio nel contesto della regione Emilia-Romagna per poi trarre alcune conclusioni circa gli effetti e il grado di integrazione di queste pratiche rispetto agli strumenti di pianificazione ordinari.
elisa conticelli, stefania proli (2019). La città collaborativa e le sue implicazioni per la pianificazione urbanistica: due casi studio dalla Regione Emilia-Romagna Urban commoning and its implications for urban planning: two case studies from the Emilia-Romagna Region (Italy). URBANISTICA, 160, 129-135.
La città collaborativa e le sue implicazioni per la pianificazione urbanistica: due casi studio dalla Regione Emilia-Romagna Urban commoning and its implications for urban planning: two case studies from the Emilia-Romagna Region (Italy)
elisa conticelli;stefania proli
2019
Abstract
Negli ultimi anni l’urbanistica italiana è stata profondamente colpita da una serie di tagli e riforme che di fatto hanno dato la precedenza, all’interno della programmazione pubblica, a politiche incentrate sul rilancio della crescita economica rispetto alle agende urbane e alle altre politiche di sviluppo locale. Questa penalizzante circostanza ha, paradossalmente, lasciato più spazio all’iniziativa spontanea dei cittadini, i quali hanno in molti casi sostituito il ruolo delle amministrazioni pubbliche nella cura e rigenerazione dello spazio urbano. A differenza delle pratiche urbanistiche più ‘tradizionali’, all’interno di queste iniziative è solitamente il bisogno di conferire a uno specifico spazio della città (pubblico o privato) una nuova forma urbana o un nuovo uso a fungere da attivatore del processo di trasformazione. Nel corso degli ultimi anni, alcune amministrazioni della Regione Emilia-Romagna hanno sperimentato nuove politiche in cui i temi legati all’urbanistica informale hanno trovato uno spazio rilevante all’interno del sistema normativo vigente. in questa prospettiva il contributo intende analizzare 2 casi di studio nel contesto della regione Emilia-Romagna per poi trarre alcune conclusioni circa gli effetti e il grado di integrazione di queste pratiche rispetto agli strumenti di pianificazione ordinari.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.