Nel corso della seconda metà del XVI secolo, il colonialismo europeo in Asia, guidato in primis dai portoghesi, e i viaggi e i viaggiatori connessi a questo processo, posero le basi per una crescente attenzione, in Occidente, circa l’Estremo Oriente, in particolare per l’Impero cinese. Le ricchezze e le risorse naturali del Celeste Impero cominciarono quindi ad essere sistematicamente citate ed esagerate nei lavori occidentali, per poi essere assurte a una sorta di mito. È questo il caso della ricezione da parte europea della tradizione della pesca delle perle dell’isola di Hainan, ubicata nella Cina meridionale di fronte alle coste del Guangdong: le Décadas da Ásia dello studioso portoghese João de Barros (pubblicate in più volumi a partire dal 1552) introdussero il dato in Europa, il quale passò poi nella letteratura geografica spagnola e italiana. In seguito alla menzione di tale attività nella bibliografia, di riflesso la pesca delle perle dell’isola di Hainan iniziò ad essere rappresentata in cartografia, ad esempio ne Il Disegno della Terza Parte dell’Asia di Giacomo Gastaldi (1561), nel Theatrum orbis terrarum di Ortelio (1570) e in altre carte. Attraverso i decenni, tale elemento fu quindi copiato acriticamente sulle mappe sino al XVIII secolo. Sulla base delle fonti cinesi edite da R.A. Donkin (1998), sembra però che a partire dalla fine del XVI secolo la bibliografia e la cartografia europee non fossero sincronizzate con la situazione reale di quegli anni: nel tardo Cinquecento la pesca delle ostriche perlifere ad Hainan stava infatti scomparendo a causa dell’ipersfruttamento delle perle attuato nei decenni precedenti; gli studiosi cinesi del tempo affermavano che il numero delle perle raccolte si era talmente ridotto da non riuscire addirittura a coprire i costi di una simile pesca. Il caso discusso in questa sede risulta significativo di alcune traiettorie culturali nell’età delle scoperte: dall’introduzione in Occidente di un dato nella letteratura geografica, alla sua ricezione sulle mappe, alla sua riproduzione acritica in lavori successivi, sfociate infine, nella cultura occidentale, in un palese anacronismo.

Stefano Piastra (2018). Il mito delle ricchezze orientali nell’Europa di età moderna. La pesca delle ostriche perlifere dell’isola di Hainan tra geografia, cartografia e anacronismi. GEOTEMA, 58, 151-158.

Il mito delle ricchezze orientali nell’Europa di età moderna. La pesca delle ostriche perlifere dell’isola di Hainan tra geografia, cartografia e anacronismi

Stefano Piastra
2018

Abstract

Nel corso della seconda metà del XVI secolo, il colonialismo europeo in Asia, guidato in primis dai portoghesi, e i viaggi e i viaggiatori connessi a questo processo, posero le basi per una crescente attenzione, in Occidente, circa l’Estremo Oriente, in particolare per l’Impero cinese. Le ricchezze e le risorse naturali del Celeste Impero cominciarono quindi ad essere sistematicamente citate ed esagerate nei lavori occidentali, per poi essere assurte a una sorta di mito. È questo il caso della ricezione da parte europea della tradizione della pesca delle perle dell’isola di Hainan, ubicata nella Cina meridionale di fronte alle coste del Guangdong: le Décadas da Ásia dello studioso portoghese João de Barros (pubblicate in più volumi a partire dal 1552) introdussero il dato in Europa, il quale passò poi nella letteratura geografica spagnola e italiana. In seguito alla menzione di tale attività nella bibliografia, di riflesso la pesca delle perle dell’isola di Hainan iniziò ad essere rappresentata in cartografia, ad esempio ne Il Disegno della Terza Parte dell’Asia di Giacomo Gastaldi (1561), nel Theatrum orbis terrarum di Ortelio (1570) e in altre carte. Attraverso i decenni, tale elemento fu quindi copiato acriticamente sulle mappe sino al XVIII secolo. Sulla base delle fonti cinesi edite da R.A. Donkin (1998), sembra però che a partire dalla fine del XVI secolo la bibliografia e la cartografia europee non fossero sincronizzate con la situazione reale di quegli anni: nel tardo Cinquecento la pesca delle ostriche perlifere ad Hainan stava infatti scomparendo a causa dell’ipersfruttamento delle perle attuato nei decenni precedenti; gli studiosi cinesi del tempo affermavano che il numero delle perle raccolte si era talmente ridotto da non riuscire addirittura a coprire i costi di una simile pesca. Il caso discusso in questa sede risulta significativo di alcune traiettorie culturali nell’età delle scoperte: dall’introduzione in Occidente di un dato nella letteratura geografica, alla sua ricezione sulle mappe, alla sua riproduzione acritica in lavori successivi, sfociate infine, nella cultura occidentale, in un palese anacronismo.
2018
Stefano Piastra (2018). Il mito delle ricchezze orientali nell’Europa di età moderna. La pesca delle ostriche perlifere dell’isola di Hainan tra geografia, cartografia e anacronismi. GEOTEMA, 58, 151-158.
Stefano Piastra
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11585/690474
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