A partire dal 1925, con la creazione dell’Istituto Luce, il regime fascista si dotò di un potente strumento per la propaganda cinematografica. Da quel momento, il governo di Mussolini fu il primo al mondo a esercitare un controllo diretto sulla produzione di cinegiornali. Proiettati obbligatoriamente in tutte le sale italiane prima dei film in programma, il fascismo era in grado di comunicare, tramite l’abbinamento di immagini e parole, una propria versione della realtà quotidiana, diffondendo tra il pubblico determinati messaggi ideologici. Apparentemente, il regime poteva così sfruttare il più moderno mezzo di comunicazione di massa al fine di manipolare le menti degli italiani e imporre un’immagine anche corporea dell’uomo e delle donna fascista. La storiografia, soprattutto nel corso degli ultimi decenni, ha ampiamente riflettuto sui contenuti dei messaggi trasmessi nei cinegiornali Luce, sottolineando in particolare la loro efficacia nel diffondere il culto del Duce e il mito della modernità fascista. Tuttavia, l’enfasi sulla capacità del regime di utilizzare questa moderna tecnica comunicativa ha messo in ombra la questione della ricezione dei notiziari fascisti tra il grande pubblico. Nel mio intervento, cercherò di riflettere su alcuni nodi, tematici e metodologici, che riguardano appunto la complessità del rapporto tra controllo della produzione e libertà della ricezione.
Matteo Pasetti (2019). Visão em camicia nera. Produção e recepção de cinejornais na Itália fascista. Rio de Janeiro - São Paulo : Arquivo Nacional - Universidade de São Paulo.
Visão em camicia nera. Produção e recepção de cinejornais na Itália fascista
Matteo Pasetti
2019
Abstract
A partire dal 1925, con la creazione dell’Istituto Luce, il regime fascista si dotò di un potente strumento per la propaganda cinematografica. Da quel momento, il governo di Mussolini fu il primo al mondo a esercitare un controllo diretto sulla produzione di cinegiornali. Proiettati obbligatoriamente in tutte le sale italiane prima dei film in programma, il fascismo era in grado di comunicare, tramite l’abbinamento di immagini e parole, una propria versione della realtà quotidiana, diffondendo tra il pubblico determinati messaggi ideologici. Apparentemente, il regime poteva così sfruttare il più moderno mezzo di comunicazione di massa al fine di manipolare le menti degli italiani e imporre un’immagine anche corporea dell’uomo e delle donna fascista. La storiografia, soprattutto nel corso degli ultimi decenni, ha ampiamente riflettuto sui contenuti dei messaggi trasmessi nei cinegiornali Luce, sottolineando in particolare la loro efficacia nel diffondere il culto del Duce e il mito della modernità fascista. Tuttavia, l’enfasi sulla capacità del regime di utilizzare questa moderna tecnica comunicativa ha messo in ombra la questione della ricezione dei notiziari fascisti tra il grande pubblico. Nel mio intervento, cercherò di riflettere su alcuni nodi, tematici e metodologici, che riguardano appunto la complessità del rapporto tra controllo della produzione e libertà della ricezione.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.